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Juventus-Inter, Fischio Finale - Un punto e tante certezze a testa: l'Inter si tiene la vetta e un super Lautaro

di Egle Patanè

Derby d'Italia che parte lento ed equilibrato almeno fino al primo quarto d'ora, in cui l'Inter si presenta agli avversari tranquilla, a tratti sopita. Non troppo propositiva la squadra di Simone Inzaghi nei primi quindici minuti ma attenta, paziente e granitica: a condurre il gioco è una leggermente timida Juventus che si propone due volte verso la porta di Sommer, una con Chiesa che manda di poco a lato, poi con Kostic sul quale però esce sereno il portiere svizzero. Replica presto l'Inter con Dumfries per Lautaro che però trova i guantoni di Szczesny. Uno stop che non fa demordere la squadra ospite che ci riprova con un gran tiro secco di Chalanoglu che finisce di poco a lato del palo sinistro del portiere. Continua su questa falsa riga il copione della partita fino alla mezz'ora: giro palla e possesso Juve che prova a cercare varchi verso la porta di Sommer, ma l’Inter continua ad attendere paziente sulla difensiva con un'attenzione da manuale e non a caso caso respinge ogni tentativo di incursione. Quasi in assopimento i milanesi temporeggiano, in attesa del momento propizio per improvvisare guizzi di qualità deliziosa come la gran bell’azione in ripartenza che finisce con un bel cambio gioco di Barella per Dimarco, ma l’esecuzione non è all’altezza dell’idea. Ma a rovinare e disturbare la bellezza e la serenità dei vice campioni d'Europa è Dusan Vlahovic che propiziata e conclude una gran giocata. 

Il serbo si impossessa di un pallone che un timido e peccaminoso Dumfries si fa scippare e finisce con l'insaccare alle spalle di Sommer: a passare in vantaggio è la Juventus. Brevissima reazione timida dell'Inter che anche immediatamente dopo il gol lascia ai padroni di casa la gestione del match. Ma i torinesi cambiano gradualmente volto, si abbassano rifugiandosi nella loro metà campo e lasciano scivolare il pallino del gioco nelle mani dei nerazzurri che con la pazienza avuta fino ai dieci minuti addietro, ma con meno calma, guadagnano campo centimetro per centimetro. Quatta quatta, l'Inter aumenta pressione e baricentro fino a ricamare sul prato dell’Allianz Stadium una trama di forza, qualità, intelligenza, dinamismo che ha colpito lì dove Allegri più voleva evitare: ripartenza al bacio che comincia da Sommer che serve Barella, quindi Thuram lanciato dall’olandese in avanti, sgroppata del francese e dalla destra traversone in mezzo per Lautaro. L’argentino manda al bar Gatti e sfiletta un velenosissimo pallone lì dove Szczesny non può arrivare. Pari pressoché fulmineo dell'Inter che chiude in gestione e buon ritmo la prima frazione di gioco. 

Secondo tempo che comincia a ritmi e verve agonistica più alti, da una parte e dall'altra degli schieramenti. È Thuram il primo a presentarsi verso la porta opposta, ma al francese si oppone prima un attento Bremer, poi Szczesny. A seguire è Dimarco che respinge e recupera più di un paio di palloni su un tentativo in avanti dei bianconeri prima di innescare una ripartenza di cui ne monopolizza l'esecuzione ma osa troppo si perde sul finale con una conclusione a metà tra un tiro e un traversone che sfuma in un nonnulla. Ad alzarsi all'Allianz sono oltre alla fisicità della partita anche i decibel prodotti dagli spalti, infiammatisi con l'ingresso in campo dell'ex di turno Juan Cuadrado. Tornato in campo proprio questa sera dopo l'infortunio che lo tiene ai box da fine ottobre, il colombiano si prende, ad ogni tocco palla, i fischi dei suoi ex tifosi che, seppur senza 40 mila fischietti, intonano una scrosciante contestazione che lo innervosisce conducendolo all'ammonizione. A perdere lucidità, insieme alle due compagini visibilmente più agitate rispetto ai primi cinquanta minuti, è anche Guida che perde la bussola e il metro di giudizio. Giallo giusto sull'ex Juve ma altrettanto sacrosanto l'intervento di Rabiot su Barella, ma graziato dal dirigente di gara che non perdona il calcio di Kostic su Juan Cuadrado. Il numero 7 di Inzaghi cresce col passare dei minuti, crescita direttamente proporzionale all'ispessimento della corazza Stadium che comincia a rimbalzargli addosso, come l'ex compagno Kean che si lascia beffare dall'esperienza. Cresce Juan e sale l'Inter che schiaccia per un po' i bianconeri sotto la linea dei trenta metri ma non riesce a penetrare la resistenza della difesa di casa, manca l'appuntamento al raddoppio, interrompe la striscia di vittorie consecutive e torna a casa con un punto senza particolare infamia né lode ma che conferma la vetta della classifica. 

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