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Kovacic conquista S. Siro e Strama. E c'è quel dato che stupisce tutti

di Fabio Costantino

Cinquantacinque minuti a Londra, trentacinque contro il Bologna. Questo il recente e deludente bilancio di Mateo Kovacic nelle ultime due uscite dell’Inter, disastrose tra l’altro. Non certo per colpa sua, vittima di un contesto in cui nulla stava funzionando e lanciato in una mischia virtuale rugbistica senza alcuna protezione. Inevitabile che, trascinato verso il basso dal resto del gruppo, sia stato esposto a figure che hanno inficiato le tante aspettative nei suoi confronti al momento del (costoso) acquisto da parte dell’Inter. Aveva iniziato con il piglio giusto, secondo tempo ‘interessante’ nella tragicomica trasferta senese e prestazione convincente a San Siro contro il Cluj. Poi, il naufragio fiorentino (impalpabile) cui ha fatto seguito la pausa nel derby e a Catania e i 90 minuti complessivi sopra citati, senza particolari lodi.

Ieri però il gioiello croato è tornato a splendere in una delle serate più difficili ed eccitanti della recentissima storia nerazzurra. Stramaccioni gli ha consegnato le chiavi del centrocampo, lo ha piazzato davanti alla difesa a dirigere l’orchestra che interpretando la 'Cavalcata delle Valchirie' wagneriana ha messo alle corde il presuntuoso Tottenham. Per Mateo 79 minuti totali, finché i crampi non l’hanno obbligato ad alzare bandiera bianca, privando l’Inter del suo senso della posizione e dell’ordine di cui fino a quel momento la squadra aveva beneficiato. Ottima la sensazione lasciata dal numero 10, al di là delle emozioni che il match ha offerto. Il ruolo da lui interpretato conferma le qualità dell’ex Dnamo Zagabria, acquistato proprio per dare fluidità al gioco dell’Inter ma finora poco utilizzato in una posizione assai delicata.

Forse ieri, per quanto il Tottenham non abbia opposto una strenua resistenza, l’allenatore ha trovato la formula ideale per far rendere al massimo il 18enne che la Bild ha definito il migliore al mondo della sua classe: nel cuore del centrocampo, protetto da due mastini con un valido senso della posizione e tanta quantità. Ieri è toccato a Cambiasso e Gargano (splendidi entrambi) fare da scudieri a Kovacic, che grazie a loro è riuscito a ragionare senza troppi patemi e a distribuire saggiamente il pallone ai compagni. Forse avrebbe dovuto farsi guidare più dall’istinto e lanciare in verticale i vari Palacio, Guarin e Jonathan nel momento in cui dettavano il passaggio in profondità, ma col tempo migliorerà anche in questo gesto. Intanto, se l’Inter è riuscita a mettere sotto a lungo il centrocampo inglese (con gente di tutto rispetto come Parker, Dembélé e Livermore), che all’andata aveva banchettato su una tavola apparecchiata, è anche merito suo.

Tornando alla questione tattica, la mediana a tre che Stramaccioni vorrebbe costruire, il giovane croato si è distinto anche dal punto di vista statistico: qualche pallone perso ma addirittura 14 recuperati, numeri da intenditore più che da regista dai piedi buoni. Il paragone con i mastini che lo proteggevano è quasi impietoso: 7 a testa per Cambiasso e Gargano. Numeri alla mano, da solo ha snocciolato la stessa quantità di recuperi dei due compagni che svolgono questa mansione per vocazione. Eccezionale, sintomo di un carattere robusto e di una fisicità che fa a botte con la prima sensazione che lo accompagna. Kovacic c’è, gli 11 milioni più bonus che l’Inter ha investito su di lui in tempi di ristrettezze sono giustificati. Ma serve tempo e continuità di impiego, oltre che tanta pazienza.

Quello che conta è che tifosi e media non puntino il dito contro di lui se la prossima volta non fornirà una prestazione di rilievo. Fa parte della crescita di un ragazzino con tanto talento ma ancora senza la maturità necessaria per fare la voce grossa in un torneo tatticamente e fisicamente evoluto come quello italiano. Non è un caso se le migliori prestazioni (Londra a parte), siano arrivate proprio in Europa League. La strada però è quella giusta, l’esigente pubblico del Meazza probabilmente ha trovato pane per i suoi denti.


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