L'Inter forza sette, Spalletti ha trovato la chiave. E Candreva è una fonte di gioco
L’Inter, dopo tre vittorie in una settimana, sta imparando a conoscere se stessa. La Fiorentina, come il Tottenham e la Sampdoria, è riuscita a mettere alle strette la squadra di Spalletti, trascinata da un Federico Chiesa spumeggiante. Icardi e compagni vanno sotto, soffrono come sempre ad inizio secondo tempo e rischiano il tracollo. Ma, a dispetto delle prime uscite stagionali, resistono e al momento opportuno ristabiliscono ordine con un lampo e spezzano le reni agli avversari, mandati fuori giri dall’uno-due di Icardi e D’Ambrosio, il settimo marcatore della stagione nerazzurra (ottavo, se si conta il gol di Vecino in UCL). E proprio questo dato testimonia il grande lavoro che sta facendo Spalletti nell’amalgama di un gruppo che non vive più dei gol di Icardi e Perisic ma che sa essere resiliente, trascinata dall’ossatura che sta trovando condizioni e ritmo.
LA FORZA DI SPALLETTI - L’arma in più dell’allenatore interista quest’anno è la possibilità di giostrare gli uomini. Come da stessa ammissione del tecnico, la rosa è quasi al completo rispetto alle sue richieste. Questa completezza la si è vista nella partita di ieri. Sull’1-1, se l’anno scorso le opzioni latitavano, ieri Spalletti ha potuto organizzare schematicamente i cambi, giocando con i moduli e le attitudini dei singoli: fisiologicamente i nerazzurri soffrono scollinati i dieci minuti nella ripresa. Così, dopo il gol di Chiesa, dentro il primo cambio: Politano per un ottimo Candreva, su cui ritorneremo. Poi, Keita per uno spento Vecino: cambia lo schema di gioco, si passa ad un classico 4-4-2 con l’intento di forzare la difesa Viola. È una mossa studiata di Spalletti, che sistema la squadra preparandola all’ingresso di un centrocampista. Borja Valero o Gagliardini, a seconda del risultato. Quest’avvicendarsi di situazioni tattiche è stata la chiave della vittoria dell’Inter che continua a non giocar bene, soffre ancora la scarsa condizione di Icardi e Perisic, ma inanella un’altra vittoria fondamentale che la proietta al weekend di Napoli-Juve con la possibilità di rosicchiare qualche altro punticino lì davanti nella gara casalinga contro il Cagliari.
LìUOMO IN PIÙ: CANDREVA - In questo momento, stiamo parlando di uno dei fattori più importanti dell’attacco interista. Il numero 87 nel primo tempo è un treno che macina chilometri su e giù per la fascia, disegnando triangoli d’esecuzione e arrivando spesso nella trequarti. È suo il cross che porta al calcio di rigore di Hugo, così come sono molte le situazioni in cui Candreva si rivela una fonte di gioco primaria per la fluidità di manovra. C’è bisogno di più concretezza nelle transizioni, ma l’esterno di quest’anno è lontano parente di quello scialbo ammirato nella seconda parte della scorsa stagione. Ritrovato sin dal gol di Bologna, esce in staffetta con Politano, che gli permette di rifiatare. Altra grande differenza rispetto all’anno scorso.
SARACINESCA CHIUSA - In una partita in cui l’Inter subisce gol, non si può comunque non spendere una considerazione sulla difesa. La fase difensiva, quella sì, ha ancora bisogno di rodaggio: in alcuni casi i movimenti sono ancora farraginosi, tant’è che Chiesa ogni tanto sfugge alla morsa nerazzurra, ma in generale la linea a quattro tiene egregiamente. Skriniar costituisce un muro imponente insieme a De Vrij, con l’olandese che ha più libertà di giocare la palla (suo il lancio che porta al rigore di Hugo), mentre MS37 ha licenza di partire palla al piede per guidare il cambio possesso. Di Asamoah se n’è già parlato a sufficienza, mentre del diligente D’Ambrosio si parla a flussi alterni: in questo caso, la sua zampata è provvidenziale, così come spesso è da un suo impulso che incomincia la manovra. Prove generali di solidità, visto che anche contro la Fiorentina il gol è arrivato su di una svirgolata. Ora il Cagliari, poi due trasferte insidiose a Eindovhen e Ferrara, per l'ultima parte del primo tour de force stagionale. E se queste tre vittorie hanno contribuito a far tornare il sereno in casa nerazzurra, le prossime tre sono fondamentali per non vanificare quest'accenno di rincorsa che ha portato l'Inter lì dove deve stare, fino alla fine, .
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