.

La sorpresa di Conte, lo scudetto con l'Inter, Mou, Lautaro e i record. Lukaku dice tutto: "L'importante è la squadra"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: France Football

Dopo gli stralci di ieri, oggi è stata pubblicata da France Football l'intervista integrale a Romelu Lukaku risalente a una settimana fa. Di seguito i passaggi più interessanti delle parole di Big Rom.

Quali sono i tuoi pensieri al calcio d'inizio?
"Vincere. In Italia è la cosa più importante, c'è una grande differenza nell'approccio alle partite con l'Inghilterra. Anche tatticamente, qui non puoi mai commettere errori. Qualsiasi giocatore dell'Inter sa cosa fare, tutti i movimenti sono studiati in modo accurato. E se sbagli, metti a repentaglio l'intero sistema di gioco. Ogni palla pesa, ecco perché parlo sempre di concentrazione".

Ti soffermi a guardare l'avversario?
"Sì, cerco di capire dove possono sbagliare, quando perdono palla. Magari dovrò liberare spazio per Lautaro o Alexis oppure sarò io stesso a dover attaccare la profondità. Movimenti che studiamo prima di ogni match".

Sfruttate l'analisi al video?
"L'Inter ha creato per me un account Wyscout e lo uso molto. Abbiamo due sessioni video collettive prima di ogni partita. Mescolo tutto, guardo gli scontri dell'anno precedente e penso a come potrò colpire".

Ci sono match in cui devi giocare più da centravanti-boa e altri in cui attacchi lo spazio.
"Amo la verticalità. Sono veloce, so dribblare il diretto avversario, posso andare a sinistra, posso andare a destra... Però col passare degli anni mi sono evoluto. In nazionale, ad esempio, abbiamo un gioco fatto di possesso e questo riduce lo spazio per gli attaccanti. Per questo motivo, ho dovuto sviluppare il mio gioco".

Nell'Inter, Conte ti ha voluto perché gli serviva una punta con le tue caratteristiche per il 3-5-2.
"Conte mi ha detto: 'Se diventi bravo con le spalle alla porta, è finita. Nessuno può fermarti'. Ricordo che me ne parlò prima dei Mondiali del 2014, poco prima di dimettersi dalla Juve, e poi ancora quando era al Chelsea. All'epoca, Eden Hazard aveva fatto da intermediario, dando il mio numero al direttore sportivo del Chelsea, Michael Emenalo. E proprio Emenalo mi chiamò e mi disse: 'Romelu, l'allenatore che arriva qui vuole te. Nessun altro, solo te'. Fu organizzato un incontro a Londra, ma io non sapevo chi fosse il nuovo manager del Chelsea. Una volta giunto all'appuntamento vidi che si trattava di Conte. Ripensandoci, non poteva che trattarsi di lui".

E dopo tre anni, ecco il matrimonio felice a Milano.
"Sapevo che prima o poi avremmo lavorato insieme. Quando l'Italia ci ha battuti a Euro 2016, in una partita del girone, ho visto come giocano le sue squadre e ho capito che il suo calcio poteva fare al caso mio. Nei miei primi tre mesi qui, mi sono allenato molto per migliorare e far progredire il mio gioco. A ogni allenamento mi hanno messo in marcatura Andrea Ranocchia e avrei dovuto ricominciare da zero l'esercizio qualora avessi fallito".

Quanto un incontro con un allenatore cambiare un giocatore?
"È molto importante. Ogni volta che lavoro su qualcosa, imparo velocemente. Anche con Henry, in nazionale, ho imparato molto con il lavoro specifico".

E con José Mourinho?
"Mourinho mi ha insegnato a lavorare meglio e di più con la squadra, che fosse il pressing o il riposizionamento. E guardate cosa sta facendo con Harry Kane...".

Come riesci a mantenere lucidità per 90 minuti nonostante la grande mole di lavoro?
"Penso ancora di essere fisicamente abbastanza forte (sorride, ndr). Quindi, se mi preparo bene, non ci sono problemi. È anche una questione di stato d'animo. Quest'estate, ad esempio, ho avuto solo otto giorni di vacanza, ma non ho mai pensato: 'Ah, non ho abbastanza riposo'. Perché è proprio quando pensi questo che poi vai incontro ad infortuni. E vale lo stesso durante una partita. Dobbiamo essere felici di giocare".

E questo fa la differenza?
"Sì. Adesso recupero due volte più velocemente del normale e spreco meno energie in campo. Ci sono dei cicli da rispettare, durante i quali  devi metterti 'in bolla' due ore al giorno. Ti metti la maschera perché c'è molto meno ossigeno, ti metti le cuffie e ti riposi. Inoltre ho ordinato una sorta di vasca fredda e a casa ho un fisioterapista personale, più una macchina per le gambe".

Come vanno le cose con Lautaro?
"Prima di arrivare all'Inter, ho visto alcune loro partite. Lautaro giocava da punta unica e mi sono subito detto che, giocando in coppia, lui sarebbe potuto esplodere. Abbiamo parlato molto appena sono arrivato a Milano e siamo subito diventati amici. Tra noi non ci sono mai stati conflitti. Abbiamo trovato l'equilibrio, consapevoli che un giorno può andare bene a uno e un altro giorno andare bene all'altro".

L'Inter ha passato un momento difficile. Come l'hai vissuto?
"Sono consapevole di avere grandi responsabilità in questo gruppo, quindi non posso arrendermi alle difficoltà: creerebbe problemi a tutta la squadra. Ma non ci sono solo io: qui c'è anche gente come Vidal, Barella o Sanchez. Anche Lautaro e Bastoni iniziano a parlare durante le partite. La nostra squadra sta progredendo a livello mentale anche grazie a questo tipo di atteggiamento".

Ti sei mai arrabbiato?
"Certo, è successo. Ad esempio, quando eravamo sotto 0-2 col Torino. Ma sappiamo che poi basta un gol per ribaltare tutto. Se mentalmente torni in partita, poi anche il fisico ti segue. E per l'avversario è la fine".

Ronaldo segnò 34 gol nella sua prima annata all'Inter...
"L'anno scorso se ne è parlato tanto, ma io sono andato avanti per la mia strada. Per quanto riguarda le statistiche e i record, specialmente in nazionale, sono avvantaggiato dal fatto di aver iniziato molto giovane. Sono sempre stato certo del fatto che sarei diventato il recordman del Belgio in fatto di gol. Ma i record personali, nel calcio, devono condurre a trofei di squadra. Per dire: Ronaldo qui ha vinto una Coppa Uefa, io ho perso una finale. Il mio obiettivo è vincere titoli di squadra".

Quindi nel mirino per questa stagione ci sono lo scudetto con l'Inter e l'Europeo col Belgio?
"Per quanto riguarda la Serie A, al momento dobbiamo pensare partita dopo partita. Siamo l'Inter, dobbiamo sempre lottare per vincere lo scudetto: è il minimo. Ma a marzo si capirà meglio. Lo stesso vale per l'Europeo. Spero solo che arriveremo alla competizione senza avere problemi di infortuni".

VIDEO - NERAZZURLI - HAKIMI FA CANTARE TRAMONTANA


Altre notizie