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Lukaku: "Senza garanzie sulla salute, perché giocare? Milano molto diversa rispetto al mio arrivo"

di Christian Liotta

Dopo l’intervista rilasciata a Ian Wright, Romelu Lukaku parla in collegamento Skype dalla sua casa di Milano anche con Taylor Rooks, giornalista di Bleacher Report, relativamente alla situazione che sta vivendo in questo momento in Italia: “Milano in questo momento è silenziosa, non c’è nessuno in giro. È molto diversa rispetto a quando sono arrivato; all’epoca c’era tantissima gente in strada, i ristoranti erano pieni, anche la zona dove vivo era piena di persone fuori. Ora non c’è nulla di tutto questo. Adesso sono in autoisolamento perché dopo che abbiamo giocato contro la Juventus, uno dei giocatori (Daniele Rugani, ndr) è risultato positivo al Coronavirus. Quando mi affaccio al balcone, vedo un panorama completamente diverso. Tutta la squadra è in autoisolamento per vedere se qualcuno di noi accusa dei sintomi: dobbiamo misurare la febbre ogni giorno, forse saremo sottoposti a tampone quando torneremo a radunarci, il prossimo 25 marzo. Penso accadrà perché nessuno ha mostrato sintomi legati a questo virus, anche se adesso ci sono persone positive che non hanno mostrato effetti”.

Ma quali emozioni provi a riguardo? Sei nervoso, impaurito?
“Non direi di essere spaventato. Però è come vivere in una bolla, cerchi di capire cosa sta succedendo e allo stesso tempo sai di essere nel Paese maggiormente colpito in Europa. E proprio per questo non vedi cosa sta succedendo, in alcune città senti solo le sirene delle ambulanze che vanno avanti e indietro. Io sapevo già che era solo questione di tempo prima che qualche giocatore contraesse la malattia. Sfortunatamente è successo, adesso vedi come la lista si sta sempre più riempiendo. È difficile perché ti manca lo sport che ami, ma la salute generale è molto più importante del calcio adesso”.

Ma ora cosa fai durante la giornata?
“Dopo che mi sveglio, faccio allenamento con la bicicletta. Poi uso un apparecchio di nome Tecar che aiuta i miei muscoli, in particolare i tessuti danneggiati dopo ogni pratica sportiva. È utile anche per il riscaldamento e per il recupero. Poi ho anche la mia camera iperbarica, ho visto che Lebron James ne aveva una e quindi ne ho voluta una il prima possibile. Quando giocavamo regolarmente, invece di andare a letto dopo ogni partita facevo una seduta qui. Siccome giochiamo un calcio ad alti ritmi, pressando molto, la questione è quella di recuperare condizione in maniera veloce. Non penso che ci siano date tre settimane per riottenere la forma ideale, visto che magari giochiamo una partita 10 giorni dopo l’altra e allora in quei dieci giorni devi essere sicuro di massimizzare le tue condizioni. Adesso cerco di lavorare al massimo sulla bicicletta con le bande di resistenza; poi bisogna mangiare nel modo giusto e bere molta acqua, cosicché, al momento del ritorno all’attività agonistica, i primi 4-5 giorni saranno cruciali per me. Ma penso che sarò al top della forma, quindi pronto a ricominciare”.

Come vorresti che ricominciasse l’attività?
“La prima cosa per me è assicurare la salute generale. Se dobbiamo giocare in condizioni tali da non garantire sulla salute, perché dovremmo giocare? Corriamo ancora il rischio di avere giocatori malati”.

Come sta la tua famiglia?
“Sono tutti a Bruxelles, tranne me. Mia madre è andata via come l’epidemia ha iniziato a diffondersi. Ho chiamato tutta la gente che conosco in Belgio, dicendo loro che avevo bisogno di un aereo per lei. Ho chiamato a mezzogiorno, lei è partita alle quattro del pomeriggio”.

Come stanno i tuoi compagni? Ogni quanto parlate tra di voi?
“Ho parlato ieri con alcuni dei miei compagni,  quelli che vivono nell’edificio di fronte al mio. Sono preoccupati perché ci manca il poterci frequentare, siamo una squadra con un’ottima chimica e tutto questo rende le cose un po’ difficili. Ma ci sentiamo sempre, abbiamo una chat su WhatsApp dove parliamo ogni giorno. I ragazzi mandano video divertenti. Alcuni di noi sono in una posizione fortunata, e penso che quando tutto questo sarà finito, realizzeremo che dobbiamo avere cura di quello che abbiamo”.

Quale obiettivo vorresti raggiungere durante questo periodo da solo?
“Uso questo tempo per riflettere e capire cosa posso fare di meglio per la mia famiglia. Sin da quando ero piccolo, la cosa principale per me è sempre stata la mia famiglia". 


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