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Materazzi su Mourinho: "È il migliore al mondo. Fosse rimasto avremmo vinto ancora tutto all'Inter. Madrid..."

di Mattia Zangari

Se c'è un uomo pronto a difendere contro tutto e tutti il suo vate José Mourinho, quell'uomo è senza ombra di dubbio Marco Materazzi. Che in questi giorni non certo felici per lo Special One parla così del suo mentore ai microfoni de La Repubblica:

Mourinho è stato esonerato dal Chelsea, ed è la seconda volta. Forse sta diventando meno speciale?
"Macché. José rimane il miglior manager del mondo, senza discussioni. E sa perché? Primo: è uno stratega eccezionale, conosce perfettamente ogni avversario, cerca di ridurre al minimo gli eventi di una partita con lo studio, l'applicazione, il lavoro. Secondo: è una persona vera. Autentica. Al 100%. Non ci ha mai mentito, diceva sempre le cose in faccia, spiegava tutto, anche le decisioni più difficili. Io, ad esempio, ero a fine carriera, si può dire che con Mourinho ho iniziato a smettere di giocare, ma lui fu chiaro con me fin dall'inizio e io fui totalmente a sua disposizione, conquistato. Sa creare un'incredibile empatia col gruppo. Mica è facile gestire 25-30 giocatori e farli sentire importanti, a partire da quelli che vanno in tribuna. E che personalità, che carisma. Ricorda quando tornò a Milano da allenatore del Real, contro il Milan? Il pubblico lo fischiava e lui fece "tre" con le dita, ricordando il Triplete... Il mio vice, qui in India, gira col libro di Mourinho e tutti i nostri allenamenti ricalcano quelli di José".

Però la crisi del terzo anno, con lui, sembra reale: è due anni il limite di sopportazione di un allenatore così ingombrante?
"Sciocchezze. La crisi del terzo anno è un falso mito. Al massimo, dato che con lui si vince sempre, e ripeto sempre, può accadere che nei giocatori dopo quei successi nasca un appagamento, magari inconscio. E quale crisi del terzo anno? Al terzo anno col Porto vinse la Champions League. La prima volta col Chelsea fu esonerato a settembre della terza stagione, prestissimo. Il terzo anno col Real Madrid è arrivato in semifinale di Champions e in finale di Copa del Rey: non mi sembrano traguardi di uno che ha rotto con lo spogliatoio. Poi vi chiedo una cosa: quanti esempi ci sono di grandi allenatori che rimangono per più di tre anni su una panchina importante? Mi sembra che siano pochi. Nei top club è quasi impossibile rimanere a lungo".

Al terzo anno con voi dell'Inter invece non arrivò proprio, José.
"Una cosa è certa: fosse rimasto, avremmo vinto tutto pure quell'anno. Campionato e Supercoppa europea di sicuro, la Champions non saprei perché è un torneo terribile, deciso da mille dettagli. Ma il resto lo avremmo vinto, perché eravamo una squadra piena di qualità. Infatti quando a gennaio arrivò un allenatore intelligente come Leonardo, pur partendo da -16, rischiammo di rivincere il campionato perché lui diede continuità al lavoro di Mourinho. Non avessimo perso il derby di ritorno, sarebbe stato nostro pure quello scudetto. È che prima di Leonardo non avevamo avuto una guida...".

E torniamo a parlare di Rafa Benitez. 
Lui aveva paura pure della sua ombra, era geloso del ricordo di Mourinho. Avevo un armadietto con attaccate le foto dei miei successi passati e Benitez me le fece togliere, tanto per spiegare il tipo. Infatti l'avevo detto a José, quella sera dopo la finale di Madrid in cui ci salutammo piangendo".

Cosa gli disse?
"Sei uno str... Te ne vai e ci lasci con Benitez. Non te lo perdonerò mai. Poi l'ho perdonato, però".


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