Non chiamatelo fantasma: Ljajic c'è ed esalta la Serbia. Ora Mancini può rallegrarsi, ma dipenderà da Jovetic
È stato già ribattezzato ‘fantasma’ nella rosa dell’Inter, perché finora in 5 giornate di campionato ha racimolato poco più di un’ora di gioco, quasi totalmente contro l’Hellas Verona al Meazza. Ieri sera, però, l’ectoplasma Adem Ljajic si è palesato davanti al pubblico dell’Elbasan Arena, dando una spallata energica ai sogni europei dell’Albania nel delicato (soprattutto per il contesto extra calcistico) match contro la Serbia. Un assist magnifico e un gol di puro talento hanno riportato in auge il 24enne talento di Novi Pazar, ultimamente ai margini del progetto nerazzurro dopo un arrivo last minute pieno di aspettative.
Tante lo voci circolate circa lo scarso feeling maturato con Roberto Mancini: poca propensione al sacrificio, scarso impegno in allenamento, difficile adattamento alle richieste tattiche dell’allenatore. Di ipotesi, sul minutaggio limitato dell’ex Roma, i media ne hanno proposte in abbondanza. La verità, probabilmente, è molto più semplice. Essendo l’alternativa a Stevan Jovetic, Ljajic ha trovato spazio proprio con l’uscita di scena del montenegrino causa guaio muscolare prima di Inter-Fiorentina. A parte il match casalingo contro l’Hellas, Mancini gli ha preferito la duttilità tattica del rodato Palacio contro i viola e a Genova contro la Sampdoria, salvo poi chiamarlo in causa nel finale per cercare di scardinare il muro doriano. Un ingresso tardivo, a detta di opinionisti e tifosi, a vantaggio prima di Rey Manaj, quindi di Jonathan Biabiany, inseriti molto prima. Una scelta tattica, non certo tecnica, quella di Mancini, che necessitava di una prima punta da afffiancare a Icardi e di un esterno puro a destra per allargare il gioco e permettere a Ivan Perisic di continuare a spingere a sinistra, dove stava facendo benissimo in tandem con Alex Telles. Ljajic, in quel momento, sarebbe stato meno utile nelle idee del Mancio, che ha puntato sul serbo a pochi minuti dal termine auspicando la giocata decisiva che però non è arrivata. Ma è rimasta in canna, a quanto pare.
A Elbasan, infatti, dopo una prestazione in chiaroscuro, Ljajic è salito in cattedra e nel primo minuto di recupero ha mandato in gol Kolarov (altra vecchia conoscenza di Mancini) con un assist preciso, prima di chiudere la contesa volando in contropiede e superando con un tocco morbido il portiere della Lazio Berisha. Uno one man show che sarebbe potuto iniziare già nel primo tempo (36’), quando l’arbitro Rizzoli gli ha annullato la rete del vantaggio ospite a causa di una chiara carica di Tadic sul portiere albanese. Dopo una prestazione così rilevante, è chiaro che si torni a parlare di Ljajic in ambito Inter. Se è vero che solitamente gli impegni con le nazionali generano ansia e preoccupazione nei club e, nello specifico, in Mancini, questa trasferta in terra albanese restituisce all’allenatore un giocatore in forma e motivato, l’ideale paracadute qualora la vicenda Jovetic si protraesse fino al derby d’Italia contro la Juventus domenica 18 ottobre.
Tutto ruota intorno alle condizioni fisiche del montenegrino. Ad oggi non c’è motivo di paventare una sua assenza, ma con un Ljajic così in forma l’alternativa non manca di certo. Il discorso, comunque, resta lo stesso: dipende dalle necessità di Mancini nello specifico momento in cui bisognerà prendere una decisione. Quel che conta è che dalla convocazione con la nazionale serba emerge una verità inconfutabile: Ljajic è tutto fuorché un fantasma.