.

Osvaldo: "Diedi un pugno a Mancini. Andai da lui in lacrime, ma fu costretto a cacciarmi. Icardi? Top"

di Redazione FcInterNews.it
Fonte: Gazzetta dello Sport

Oggi è un cantante, si dedica alla musica e spera di far crescere la notorietà dei Barrio Viejo, il suo gruppo. Pablo Daniel Osvaldo, poco più che ultratrentenne, ha detto addio al calcio per coltivare l'altra sua passione, il rock, però ha lasciato tanti ricordi, belli e meno, dovunque sia stato. Di certo, l'indifferenza non è un concetto che gli si può essere abbinato. Così come tutt'altro che banale è l'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport. A seguire un estratto, con focus sull'esperienza all'Inter: "Quanti soldi mi hanno offerto dalla Cina, ma il calcio non era più il mio mondo. Solo un business senza passione che iniziavo a odiare. Ora c‘è la musica. Con Sergio, Taissen, Julen e Agustin abbiamo fondato i ‘Barrio Viejo’. Vorrei ci ascoltassero per il nostro valore, non per il mio nome".

Eppure qualche chiamata recente c'è stata: "Nel 2016 mi chiama Sampaoli, all'epoca al Siviglia: ‘Dani, non ti chiedo nulla. Fai ciò che vuoi in campo e fuori, ma mi serve una punta’. ‘Mister, c’è il ‘Cosquín Rock’ (festival argentino, ndr)’. Lui: ‘Dimenticavo! Vai, non puoi perderlo’. Due pazzi". Non manca la risposta a chi lo accusava di non allenarsi bene: "Cazzate. Mi sono sempre allenato al top, parlavano perché ero stravagante. Al 90’ per me finiva tutto e non ero un Ronaldo che faceva palestra a casa. Ma cosa vuol dire? Avevo altri interessi, pagai anche questo. Poi non posso essere definito un santo, non esageriamo. Ero un ribelle che ha commesso degli errori, ma in campo ero il migliore. Poi la sera uscivo, cose normali. Purtroppo da voi esistono le etichette...".

Un episodio controverso è accaduto anche sotto la gestione di Roberto Mancini all'Inter, nella stagione 2014/15: "Un cazzotto dopo Juventus-Inter del 2015. ‘Vuoi fare a botte?’. Lui: ‘Ma non dirmelo davanti a tutti’. Se non mi avesse cacciato avrebbe perso autorevolezza. Poi andai nel suo ufficio piangendo, mi vergognavo. Un grande, con un bel carattere". Tutto nacque da un litigio in campo con Mauro Icardi, per il quale Osvaldo spende belle parole dimostrando che è tutto alle spalle: "Un normale ‘vaffa’. È fortissimo, spero possa segnare anche in nazionale. Contano solo i gol, non la sua vita privata". Il modo in cui è finita l'esperienza all'Inter però non rappresenta un rammarico: "Non lo è perché andai al Boca Juniors". Ma oggi che uomo è Osvaldo? "Sono cresciuto in fretta, padre da giovanissimo. Oggi, invece, sono un uomo maturo e più presente per i miei figli. Quando mi vedono impazziscono". Cosa direbbe a un bimbo di 6 anni con il pallone tra i piedi? "Divertiti ed evita lo sporco che c’è attorno".


Altre notizie