Pellegrini: "Inzaghi bravissimo, poi è anche fortunato. Mio nipote vuole diventare presidente dell'Inter"
Il quotidiano Il Giornale ha intervistato l'ex presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini, raccogliendone le sensazioni in vista della finale di Champions League di Istanbul: "Ero stato invitato, ma purtroppo non sono potuto andare perché ho qualche problema personale e preferisco stare qui, calmo, e vederla in tv. Certo mi dispiace, ero presente a Madrid e l'Inter ha vinto, speriamo che vinca anche questa volta. Tanto io non gioco e non posso influire sul risultato, diciamo così. Certo è una partita difficile, non ci sono dubbi. L'Inter non è favorita. Il Manchester è considerata una squadra di un altro pianeta, pur tuttavia sono fiducioso perché ho visto i nostri molto bene in questi ultimi mesi sia dal punto di vista fisico che da quello mentale. Potremmo essere una vera sorpresa".
Chi schiererebbe in campo?
"Ci penserà l'allenatore. Per fortuna è bravissimo, positivo, e nelle partite secche, quelle dove o vinci o perdi anche fortunato. Quindi confido anche in questo...".
Rispetto alla «sua» Inter che differenze vede?
"Una squadra un po' diversa... Intanto la mia Inter aveva solo 3 stranieri perché all'epoca potevano giocare solo tre. Meglio o peggio? Tre magari no, ma forse 5 sarebbe il numero perfetto. Una squadra composta da tutti stranieri non è un bel vedere, non è una bella soddisfazione per chi è nato interista, però ormai è così... prima era un altro calcio, Rummenigge, Matthäus, Brehme. Comunque io spero di festeggiare anche questa vittoria perché il 16 giugno faremo una serata con 400 persone a cena e il concerto di Gianna Nannini per il 58º anniversario della Fondazione Pellegrini".
Il calcio italiano secondo lei come sta?
"A parte la Nazionale che non è stata molto fortunata per il resto la Roma, l'Inter, la Fiorentina sono arrivate in finale. Insomma le squadre italiane si sono comportate molto bene in campo europeo. Non è che manchi molto. Deve riprendersi un po' la Nazionale di Mancini".
Cosa ne pensa di San Siro?
"Non deve essere abbattuto. È un monumento, troppi sono i ricordi dal dopoguerra a oggi. È bello come stadio, ci sono stati tanti sogni. Desidero che non venga abbattuto".
Con chi vedrà la partita?
"Con mio genero, tifoso interista accanito. E con mio nipote Guglielmo che ha 7 anni e mezzo. Si presenta sempre con la maglia dell'Inter e agli amici racconta che da grande vuole fare il presidente dell'Inter come il mio amato nonno Ernesto. È nato il giorno della fondazione dell'Inter, il 9 marzo, che sia un segno del destino?".
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