Perisic, l'intervista integrale: "Inter, mai rimpianto di essere rimasto. Vrsaljko top"
Oggi è stato pubblicato 'FourFourTwo' del mese di gennaio, in cui brilla una lunga intervista a Ivan Perisic. La stessa di cui è stata data un'anticipazione e che ha creato un po' di polemiche nel popolo nerazzurro verso l'esterno croato, per l'ammissione di voler provare esperienze altrove. Di seguito, l'intera intervista sul magazine britannico, tra Mondiale in Russia e squadra nerazzurra. "L'anno non è ancora finito ma è stato certamente un anno da ricordare. Il successo ottenuto in Russia è stato indubbiamente il più grande e prezioso della mia carriera, ma ho vissuto negli ultimi 12 mesi anche parecchi momenti belli e di successo all'Inter. Poteva anche essere meglio, ma il fatto di essere tornati in Champions dopo un periodo così lungo fuori mi dà ragione di pensare che questo sia stato assolutamente l'anno migliore della mia carriera".
L'aver raggiunto la finale del Mondiale ha sorpreso anche te?
"Sapevamo di avere ottimi giocatori nella nostra squadra, e sentivamo che potevamo finalmente riuscire a disputare un torneo in linea con le nostre qualità. Ma di sicuro non direi che ci aspettavamo di raggiungere la finale. Ovviamente è stato qualcosa che volevamo e per cui stavamo lottando, ma servivano ancora molte cose perché diventasse una realtà per noi. Ci è mancato sicuramente qualcosa nelle competizioni precedenti, ma in Russia tutti i pezzi sono andati al loro posto. il resto è storia. La nostra fiducia è cresciuta andando avanti nel torneo e senza quel livello di autostima quei risultati non sarebbero stati possibili".
Quanta fiducia vi ha trasmesso aver schiantato l'Argentina per 3-0?
"Quella vittoria è stata molto importante per la nostra fiducia, li abbiamo cancellati dal gioco. Avevano pareggiato la loro partita di apertura contro l'Islanda e la pressione era tutta su di loro. Avrebbero dovuto vincere ed è stato un fattore importante per noi. eravamo più rilassati perché avevamo già vinto la gara d'esordio contro la Nigeria, quello fu il risultato più importante dell'intero Mondiale. E' sempre fondamentale vincere la prima partita in un torneo come il Mondiale, molta parte della pressione iniziale sparisce e ti mette in ritmo".
Le partite contro Danimarca e Russia finite ai rigori, sono state sfiancanti a livello mentale?
"Ho dovuto guardare entrambe le lotterie dei rigori dalla panchina perché ero già stato sostituito, ma mi sentivo comunque abbastanza calmo. Sentivo che avremmo vinto in entrambi i casi. Qualunque cosa fosse successa sentivo che era arrivato il nostro momento. Anche quando Schemichel ha parato il rigore di Modric nei supplementari contro la Danimarca oppure quando abbiamo concesso il pareggio alla Russia, mi sentivo allo stesso modo".
Quanto eri preoccupato dopo il gol del vantaggio così repentino di Trippier nella semifinale?
"Non è mai piacevole andare sotto uno a zero al quinto minuto, ancora peggio in una semifinale Mondiale. Quel calcio di punizione ha distrutto velocemente il nostro piano di gioco e ha portato l'inghilterra ad avere il vento in poppa per tutto il primo tempo". Avessero segnato il 2-0 sarebbe stato veramente difficile, anche se non impossibile, recuperare. Eravamo pronti per qualunque scenario e nonostante l'Inghilterra fosse al top all'inizio della gara sapevo che avremmo avuto le stesse possibilità, e nella ripresa è successo questo. Abbiamo iniziato a dominare sul campo e a creare le nostre occasioni, il gol ci ha dato ancora più forza e penso che se avessimo avuto più fortuna in quella fase del match avremmo vinto prima dei supplementari".
Pensi che l'Inghilterra sia diventata troppo difensiva nella ripresa?
"Decisamente, sentivamo il nervosismo degli inglesi. Durante la partita cresceva la nostra fiducia e loro diventavano sempre più nervosi. Tanti giornalisti e opinionisti inglesi avevano previsto la nostra resa, perché venivamo da due supplementari nelle precedenti partite, ma abbiamo dimostrato che quella conclusione era troppo semplicistica. Non si possono sottostimare la nostra passione e la nostra volontà, anche quando eravamo stanchi e sfiniti. Siamo arrivati ai supplementari ancora più freschi e compatti e questo ci ha portati alla vittoria".
Parlaci del tuo gol del pareggio.
"Avevo avuto qualche occasione per segnare all'inizio del torneo ma non sono riuscito a fare gol. Sono stato anche sfortunato quando ho preso il palo contro la Russia. Ma ho continuato a insistere e sono stato ripagato dal gol all'Inghilterra. Ho visto Vrsaljko controllare la palla e sapevo che avrebbe crossato nell'area di rigore. Sapevo che gli piace crossare velocemente in area, quindi ero preparato ad attaccare il pallone di testa o di piede. Ho visto il pallone cadere davanti a Walker e ho capito che era in una posizione migliore di me. Era impossibile per me colpirlo di testa, quindi ho allungato la gamba e per fortuna ho segnato un bellissimo gol. In quel momento ho sentito pura euforia e felicità. Quel gol è stato il punto di asvolta della semifinale e sono davvero orgoglioso di averlo segnato".
Dopo il pareggio sapevi che la Croazia avrebbe vinto?
"Ci ha dato una carica extra di energia e forza di cui avevamo bisogno per il resto della partita. Dopo aver segnato è stato più facile segnare perché ci sentivamo come all'inizio della partita. La differenza era che in quel momento avevamo un vantaggio anche psicologico. Da quel momento abbiamo iniziato a volare e si trattava solo di tempo prima di mettere sotto l'Inghilterra e raggiungere la vittoria".
Hai fatto anche l'assist a Mandzukic per il gol della vittoria, è stata la serata più speciale della tua carriera?
"Anche se probabilmente ho giocato partite migliori, quella notte è stata qualcosa di veramente speciale. Sul fronte emotivo è stata sicuramente la più grande notte della mia carriera calcistica. Non capita tutti i giorni di raggiungere una finale di Coppa del Mondo, specie dopo aver segnato un gol e servito un assist. E' difficile anche solo sognare uno scenario del genere".
Avevi solo 9 anni quando la Croazia arrivò in semifinale nel Mondiale del 1998. Cosa ti ricordi?
"Ricordo tutto bene, vidi tutte le partite di quel Mondiale a casa mia, a Omis. Indossavo una maglietta della Croazia come tutti i bambini. Ho sempre sognato di avere un giorno l'opportunità di indossare in campo quella maglia a scacchi e rappresentare il mio paese ai livelli più alti. E sono stato capace non solo di giocare per la Croazia al Mondiale dopo 20 anni, ma anche di sorpassare la generazione leggendaria del 1998. Ovviamente è stata una delle prime cose che mi è venuta in mente subito dopo la vittoria contro l'Inghilterra. Tutto era così surreale, ho fatto qualcosa che nemmeno il bambino Ivan di 9 anni da Omis avrebbe mai azzardato di sognare".
Sei diventato il primo giocatore della Croazia a segnare in una finale Mondiale, descrivi il momento.
"E' sempre bello segnare in una partita così importante, ma nessuno di questi ha la stessa importanza della vittoria della partita. Avrei preferito non segnare ma vincere ma vincere il Mondiale con i miei compagni, anche se tuttavia il gol è stato molto bello. Ho ricevuto palla al vertice dell'area e ho finto di calciare con il piede destro, per poi toccare il pallone per creare spazio, colpire col sinistro a piazzarla all'angolino. Ero completamente pazzo di gioia".
Dopo 10 minuti è arrivato il fallo di mano che ha portato al rigore segnato da Griezmann. Sei ancora scioccato dal fatto che l'arbitro abbia assegnato rigore?
"E' successo tutto talmente velocemente che non ho avuto il tempo di muovere la mano. Non so se la distanza tra me e Matuidi fosse determinante per decidere se fosse o no rigore, tanti opinionisti hanno parlato di errore arbitrale ma non sta a me giudicare. Certamente è frustrante essere puniti così severamente in una finale Mondiale. La palla ha sì colpito la mia mano, ma il movimento di Matuidi era talmente ravvicinato che non ho potuto evitare il contatto. Forse se l'arbitro avesse visto tutto in real time e non in replay avrebbe visto la velocità del pallone e analizzato meglio la situazione".
Sentivi che la Croazia fosse la formazione migliore?
"Il nostro dominio è stato chiaro, abbiamo dettato i tempi della gara e l'abbiamo controllata. Ma a noi interessa poco se poi non si riesce a vincere. La Francia ha giocato un calcio estremamente opportunistico che ha pagato. Forse avremmo potuto farlo anche noi, lasciando a loro il possesso palla. Ma noi abbiamo quel tipo di giocatori che danno il meglio di sé con il pallone tra i piedi, che giocano un calcio attrattivo. Ci siamo presi qualche soddisfazione dal fatto che abbiamo giocato molto bene e abbiamo retto l'importanza dell'evento. Le decisioni dell'arbitro e la fortuna sono stati fattori chiave. Siamo orgogliosi di quello che abbiamo ottenuto, le medaglie d'argento saranno sempre la conferma del nostro successo".
Raccontaci il bentornato dei tifosi a Zagabria. Cosa hai provato?
"Ci è stato detto che tantissima gente ci stava aspettando per riceverci, ma il modo in cui ci hanno accolto è stato inimmaginabile. Più di 500 mila persone sono scese in strada per darci il ben tornato. Le canzoni echeggiavano dappertutto, ovunque c'erano bandiere croate. E' stato veramente come in un sogno. Solo quando vedi la felicità di queste persone, dal più giovane al più vecchio, realizzi quello che hai ottenuto non solo per te stesso ma per l'intera nazione. Penso che sia l'aspetto più importante della storia. Siamo arrivati in ritardo di diverse ore alla cerimonia ufficiale perché il bus scoperto non riusciva a farsi strada in mezzo a quella massa. Quando siamo saliti sul palco è stato come un terremoto, sentivamo il pavimento tremare".
Come ci si sente a essere riconosciuto come un eroe croato per sempre?
"Già il solo fatto di giocare per la Nazionale mi rende molto orgoglioso, riuscire a ottenere questi successi è qualcosa che non ha paragoni. Spero che abbiamo incoraggiato tanti bambini a giocare a calcio, a lasciare i loro smartphone e computer e andare in campo a giocare. Spero che quanto fatto possa ispirare un'altra generazione perché possa ripetere e superare il nostro record come i ragazzi del '98 hanno ispirato me".
Quanto sei felice del fatto che Luka Modric abbia vinto Pallone d'Oro e Fifa World Player?
"Sono estremamente orgoglioso del fatto che sia stato nominato miglior giocatore del mondo, penso che l'intera Croazia debba esserlo del fatto che uno di noi sia il migliore tra i migliori. E' una gran cosa e siamo tutti felici che il nostro capitano abbia ricevuto questi riconoscimenti, se li è assolutamente meritati. Ha vinto la Champions per il terzo anno di fila con il Real Madrid, è arrivato secondo al Mondiale con la sua Nazionale, è stato nominato miglior giocatore del Mondiale ed è il faro del Real che senza di lui non è la stessa squadra. Ogni premio che ha vinto è pienamente meritato, un anno così pieno di successi è molto raro".
Cosa lo rende così speciale?
"E' sempre stato un piacere giocare con lui sin dai primi giorni in cui ho indossato la maglia della Nazionale. Ho sempre ammirato le sue doti anche prima di diventare un giocatore della Nazionale. Sa esattamente cosa fare col pallone, è fantastico avere un compagno che ha un'intelligenza e una comprensione del gioco così elevate. So che finché riuscirò a farmi trovare in buona posizione mi saprà fornire palloni perfetti. ha una visione unica del gioco, riesce sempre a trovare la maniera perfetta per servire i compagni al momento giusto".
E' stato anche un leader nello spogliatoio durante il Mondiale?
"Luka è uno dei leader veri della nostra squadra, per tanti anni è stato uno dei principali giocatori in campo, è il nostro numero uno e sappiamo tutti che è il nostro leader ma anche il primo fra gli uguali. Ha mostrato la sua leadership in Russia prendendosi responsabilità nei momenti più difficili".
Quest'anno hai aiutato l'Inter a tornare in Champions dopo una drammatica vittoria per 3-2 sulla lazio, quanto è stato grande quel momento nella tua carriera?
"L'Inter non si era qualificata per la Champions League negli ultimi 6 anni. E per un club talmente conosciuto è un periodo lunghissimo. Per fortuna siamo stati capaci di riportare la Champions League a San Siro, sono davvero felice di aver fatto parte di questa storia perché non è stata una passeggiata. La qualità del calcio italiano è migliorata tantissimo negli ultimi anni e ci sono diverse squadre forti. Magari non avevamo la squadra giusta per vincere lo scudetto ma volevamo lottare per un piazzamento nelle prime quattro e andare in Champions. La partita con la Lazio è stata davvero stressante e probabilmente riassume alla perfezione la nostra stagione in 90 minuti. Abbiamo dovuto rimontare due volte ma alla fine abbiamo vinto ed è stata un'emozione incredibile da celebrare all'Olimpico".
La vostra stagione in Champions è iniziata con le vittorie contro Tottenham e Psv. Te la sei goduta fin qui?
"Sono felice di essere tornato a giocare in Champions dopo diversi anni, avevo debuttato col Borussia Dortmund ma in quel momento ero forse il 12esimo o 13esimo della squadra e non ero coinvolto in tutte le partite.Giocare regolarmente in questo palcoscenico è stata qualcosa che ho voluto fortemente per tanto tempo. Abbiamo iniziato bene il girone, ora dobbiamo completare il lavoro nelle partite finali per vedere dove siamo in relazione alle migliori squadre europee".
Vrsaljko e Brozovic giocano con te nell'Inter. Com'è essere in tre della stessa Nazionale nello stesso club?
"E' bellissimo condividere lo spogliatoio con i tuoi compagni della Nazionale. Diventa tutto più facile quando hai qualcuno che parla la tua stessa lingua al tuo fianco. Poi siamo anche molto amici fuori dal campo e questo agevola la nostra vita a Milano. L'Inter ha firmato un top player come Vrsaljko e sono sicuro che Sime ci aiuterà a raggiungere buoni risultati in questa stagione".
Quanto ti ha aiutato Luciano Spalletti e quanto ha aiutato l'Inter a progredire sin dal suo arrivo?
“Quando Spalletti è arrivato, ero molto vicino a lasciare il club. Ma lui ha sempre mostrato un tremendo desiderio di trattenermi in squadra e ha anche spiegato apertamente che non voleva perdermi. Ovviamente è stato qualcosa che mi ha lusingato e incoraggiato, e non ho mai rimpianto la decisione di rimanere all’Inter, nemmeno per un solo secondo. Ha fatto ovviamente la differenza per i nostri risultati, riportando l’Inter nel mezzo dell’élite dei club d’Europa”.
Quanto sei stato davvero vicino a raggiungere il Manchester United?
“È vero, c’era un’offerta del Manchester United sul tavolo ed ero molto vicino ad andare via dall’Inter. Ma alla fine ho deciso di restare e la perseveranza di Spalletti nel tenermi ha giocato un ruolo importante. Nel calcio, i piccoli dettagli rappresentano la chiave in situazioni del genere”.
Quanto ti lusinga il fatto di essere ammirato da José Mourinho?
"L'ammirazione di un tecnico come Mourinho indubbiamente mi lusinga. Conferma il duro lavoro e le buone performance. Quando sei elogiato da un allenatore di una grande squadra come lo United è difficile non pensare a un'offerta del genere. Sono felice che abbia un'opinione così importante su di me e queste cose mi motivano ad allenarmi duramente per ottenere risultati migliori".
C'è qualche possibilità di vederti in Premier League un giorno?
"Mai dire mai nel calcio. Dall'inizio della mia carriera ho avuto l'ambizione di giocare nel maggior numero di grandi campionati possibili. E ho ancora il desiderio di testarmi in altri tornei, come quello spagnolo o inglese. Spero che i tifosi dell'Inter possano capire il mio punto di vista. Sono un atleta e sono un professionista, mi piacciono le sfide e questa è la mia forza trainante. Cosa porterà il futuro non lo so, adesso sono concentrato sull'Inter. Stiamo provando a fare un passo avanti ancora più grande rispetto alla scorsa stagione".