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Pirola: "L’Inter è stata la mia vita per molto tempo. Frattesi si merita tutto, ecco cosa faceva a fine allenamento"

di Raffaele Caruso

Lorenzo Pirola, ex difensore dell'Inter oggi in forza all'Olympiacos, si è concesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport. "Rammarico di aver lasciato l'Italia? Un po’ sì, più che altro perché da noi si sta bene. Ma voglio vincere qui: quest’anno l’Olympiacos compie cent’anni e l’obiettivo è vincere il campionato. Sarei il secondo italiano a farlo dopo Leandro Greco. Un orgoglio. E quando si sono fatti avanti non ho esitato. La prima settimana è stata tosta, ora mi sono adattato".

Spazio anche ai ricordi del passato. "Penso alle partite con mio fratello gemello Carlo in giardino, con mio padre lì a guardarci. Lui gioca in porta, quest’anno è alla Giana Erminio in Serie C, ma voleva sempre calciare - continua Pirola -. Abbiamo anche giocato contro in un Inter-Como di tanti anni fa, nelle giovanili. L'arrivo all'Inter? Dopo un quadrangolare. Avevo 13 anni, giocavo già in difesa e feci bene. Feci un provino a Interello e nel giro di dieci giorni vestivo nerazzurro. Per me, un ragazzo di Casatenovo cresciuto all’oratorio con mio nonno, è stato un sogno diventato realtà. Ricordo i due campionati vinti con l’Under 16 e l’Under 17 e l’esordio in Serie A contro la Spal. Conte mi portò in ritiro a Lugano e poi, a fine campionato, mi fece esordire. Eravamo un gruppo fortissimo: io, Esposito, Oristanio. L’Inter è stata la mia vita per molto tempo”. 

Passaggio dedicato all'amicizia con Frattesi. "Abbiamo giocato insieme a Monza, in Serie B. Io, lui e Colpani siamo tuttora molto legati. Qualche anno fa abbiamo anche fatto un viaggio insieme alle Maldive- aggiunge -. Davide è così come lo vedi, uno che scherza di continuo e poi in campo si trasforma. Quello che si vede oggi, come gli inserimenti e i tanti gol, si vedeva già a Monza. Si merita tutto. A fine allenamento si fermava sempre per migliorare".

Sull'esperienza alla Salernitana Pirola parla così. "Il primo è andato bene. Paulo Sousa è l’allenatore con cui sono cresciuto di più. Un martello alla Conte attento a qualsiasi dettaglio, dall’alimentazione alla tattica e al fisico. Mi faceva lavorare con la palla, impostare dal basso. Voleva dominare il gioco. L’anno scorso, purtroppo, l’annata è iniziata male e si è conclusa peggio, con la retrocessione. Ma Salerno resta una piazza incredibile, piena di passione. Sono stato davvero bene - conclude -. Leader dell'Under 21? La fascia di capitano è un orgoglio, e non mi nascondo: vogliamo vincere l’Europeo. Negli ultimi due siamo usciti una volta ai quarti e un’altra ai gironi. Mi piacerebbe concludere questo percorso iniziato nell’Under 15 con una vittoria, ce la metterò tutta. Sogno di vincere un Mondiale con l’Italia. E il titolo con l’Olympiacos".


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