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Rummenigge: "Marotta è la garanzia dell'Inter. Thuram interessava al Bayern, su Calhanoglu solo speculazioni"

di Stefano Bertocchi

"Come tutte le cose che si portano nel cuore, l'Inter non si dimentica". Parole e musica di Karl-Heinz Rummenigge, stella nerazzurra dal 1984 al 1987 ed oggi membro del consiglio direttivo Bayern, intervistato da La Gazzetta dello Sport per analizzare la nuova squadra di Inzaghi dopo il 2-2 di Genova: "Un pareggio alla prima, che sarà mai? Dobbiamo ancora capire lo sviluppo di questa stagione: ad esempio la Juve ha molta volta voglia di rivincita dopo anni senza scudetto e in cui era intrappolata nella Superlega. E poi l'Atalanta è in una crescita eccezionale: ha un allenatore che considero un vero maestro. Ma l'Inter ha una consapevolezza e una forza che nessuno può discutere: il valore mostrato l'anno scorso è figlio del lavoro di questi anni". 

Che emozione dà esordire a San Siro con quelle due stelle sul petto? 
"Nei bar di Milano l'atmosfera non è cambiata rispetto ai miei tempi: so bene cosa significhi essere arrivato prima del Milan, meritatamente aggiungo... Ripetersi non è facile, ma la squadra è forte e ha una ossatura che non è cambiata". 

È cambiata la società, però: che la pare della nuova era marcata Oaktree? 
"Non li conosco, il fenomeno dei fondi nel calcio è nuovo e risponde a logiche diverse rispetto a quelle a cui eravamo abituati. Zhang, invece, lo conoscevo: siamo stati insieme a una Oktoberfest e ricordo che aveva accusato la seconda birra... Ma la garanzia societaria resta sempre il mio amico Beppe (Marotta, ndr), l'acquisto più importante di questa epoca: basti pensare alla squadra che ha creato con i suoi collaboratori, a come gestisce la società. A quanto la Juve sia andata giù senza di lui. È il garante della transizione nel nuovo ruolo nuovo di presidente: dopo tanti affari insieme, posso dire che ci si può fidare". 

Ma avrete litigato qualche volta sul mercato? 
"Mai perché per lui basta una stretta di mano. Spesso i nostri interessi si sono incrociati, un giocatore che nella nostra squadra non andava funzionava nella sua, e viceversa. Pensate a Coman, chiuso alla Juve e decisivo per l'ultima Champions vinta dal Bayern. Gli ultimi sono stati Pavard che l'anno scorso voleva a tutti i costi fare il centrale e Sommer che rischiava di essere chiuso da Neuer: sono contento che entrambi a Milano abbiano fatto così bene". 

Lei si rivede più in Lautaro o in Thuram? 
"In Lautaro, è una punta che nei movimenti è simile a me, parte da lontano e poi colpisce in area. Non mi sono piaciute le critiche che ha ricevuto dopo il rigore sbagliato a Madrid: è un trascinatore, è decisivo: va sempre coccolato e fatto sentire bene". 

È un altro Thuram rispetto ai tempi tedeschi? 
"Anche al Bayern si è discusso molto di lui: ci interessava, poi è andato l'Inter, che ha fatto un gran colpo a zero. Dopo una stagione eccellente sembra addirittura cresciuto: segna, fa segnare, e si combina perfettamente con Lautaro. Quei due hanno un feeling evidente, sono difficili da "leggere" per ogni difesa: non stanno fermi a centro area, si muovono, non danno punti di riferimento. Sono una delle coppie più imprevedibili d'Europa e a loro si è aggiunto adesso anche Taremi". 

L’unico tedesco in squadra è un 23enne in crescita: come è Bisseck visto dalla Germania? 
"Era relativamente sconosciuto, ma lo sto seguendo con molta attenzione. Si vede che l'Inter ha pescato bene ancora una volta: la differenza la fa spesso la competenza nel riconoscere il talento prima degli altri. A Milano sono bravi in questo".

È vero che volevate portare Calha in Baviera?
"Solo speculazioni, quel ruolo al Bayern è coperto tra Palinha, Laimer, Kimmich e Pavlovic. Non era necessario aggiungere un giocatore così importante perché Calha, ormai, è a un livello top. Lo abbiamo visto anche all'Europeo". 

Lei è un uomo dal respiro internazionale: pensa che Inzaghi sia pronto per una esperienza estera? 
"Dipende da lui e da come parli l'inglese: padroneggiare la lingua è decisivo, me ne sono accorto ai tempi del Trap al Bayern: non riusciva a incidere come voleva proprio per la difficoltà nel comunicare. Al netto di tutto, però, Inzaghi ha sorpreso in positivo: è stato perfino discusso, ma ha dimostrato di essere un allenatore di livello europeo. Ha vinto uno scudetto storico e quasi la Champions: io a Istanbul contro il City c'ero, bastava giusto un po’ di fortuna...". 

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