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Samuel: "L'Inter mi piace, Conte ha trovato la quadra. Fare il Triplete è stato duro, il gol contro il Siena è merito di Mourinho"

di Stefano Bertocchi

A pochi giorni di Inter-Hellas Verona è Walter Samuel l’ospite di ‘Salotto Gialloblu’, podcast proposto sui canali ufficiali del club veneto. L’ex difensore nerazzurro parte dalla partita di domenica e dall’Inter attuale: "È una squadra più compatta, Conte ha trovato la quadra: ora è una squadra equilibrata, con tante individualità di primo livello. Va al sodo, è concreta e mi piace tantissimo". 

Cosa pensa invece del Verona?
"Ha un’idea chiara e coraggiosa, e sta dando i suoi frutti. Ho avuto la fortuna di parlare con Ivan (Juric, ndr) al corso Uefa Pro e ha un’idea chiara: non guarda in faccia a nessuno, se la gioca con tutti. E queste cose mi piacciono. Contro Inter, Juve e Milan altre squadre si difendono, lui invece pensa sempre ad attaccare".

E proprio Juric nel 2011 fu vice di Gasperini nella sua Inter. Che ricordi ha di lui?
"Siamo stati poco insieme perché tornavo da un infortunio. Ho conosciuto meglio lui come ho lasciato il calcio tramite cose che gli ho chiesto o direttamente al corso. Lo sto conoscendo più adesso che prima, ma lui come ha dichiarato aveva l’idea di allenare da solo e si è visto perché".

Due giorni fa è stato a Peschiera a seguire i suoi allenamenti. Perché?
"Per la sua idea, il modo di rischiare e la mentalità offensiva: è una cosa che mi piace. È simile ad altri allenatori che ho avuto, poi conosco un membro dello staff che ringrazio". 

All’Inter è stato anche compagno di Faraoni e Bessa. Che ricordi ha di loro?
"Ho avuto il piacere di salutarli. Faraoni ha esordito con Ranieri, è stata una grande gioia condividere quel momento. Bessa sembra italiano anche se è brasiliano. Li abbiamo visti crescere, spero abbiano un bel ricordo".

Che anni sono stati i suoi all’Inter?
"L’anno del Triplete è stato duro però alla fine ha portato i risultati. Ci giocavamo tutto in pochi giorni, abbiamo avuto la forza di restare compatti sapendo che per molti di noi poteva essere l’ultima occasione per vincere una Champions o uno scudetto. Abbiamo avuto una forte mentalità e c’era un gruppo bellissimo, ci sentiamo ancora oggi. Perché ho definito quella squadra ‘matta’? Perché spesso non chiudevamo le partite, ci è capitato con il Chievo anche in casa, vincendo 4-1 e finendo 4-3. Ce ne sono state tante, questo è il motivo. Ma abbiamo avuto anche i campioni e con loro la fiducia di portare a casa il risultato". 

La semifinale con il Barcellona è una delle partite più memorabili di quell'annata. Quali sono quelle che ricorda con più piacere?
"Quella è una, per come l’abbiamo vinta e per le difficoltà: il modo in cui ci siamo difesi dimostrava che volevamo la finale. Ma ricordo anche qualche derby vinto bene. Una partita memorabile non lo so, il merito è sempre di tutti e non saprei quale dirti". 

Che ricordi ha di Verona, del Bengodi e dei tifosi?
"Bellissimo ambiente, è una piazza tosta per giocarci contro. Sono contento che sia in Serie A, ora è una bellissima realtà ed era ingiusto fosse in B. La tifoseria si sente, si vive un bell’ambiente".

Che cosa ha appreso dai suoi ex allenatori come Mourinho e gli altri?
"Sono tutti diversi tra di loro, io sto cominciando ma cerco di ricordarmi le cose positive di ognuno lasciando da parte il resto. Ma vorrei avere la mia identità da allenatore, ricordando i momenti che mi potranno aiutare".

Ora è collaboratore di Scaloni nell’Argentina. Come si trova in questa veste?
"Molto bene, continuo a fare esperienza perché ho lasciato il calcio da 3 anni e ho fatto sempre il secondo o il collaboratore a Lugano. Una cosa è giocare, un’altra è allenare. Per me è un motivo di crescita, conosco Lionel da tanto e siamo amici. Abbiamo un bello staff, ci troviamo bene".

Bruno Amione è un giovane argentino dell’Hellas. Lo conosce?
"Sì, lo conosco dal 2017 grazie ad Aimar che me ne parlava bene. È un bravo giocatore anche se è giovane, avrebbe bisogno di tempo ma ci penserà Juric. Essere in Italia lo farà crescere".

Da bambino però voleva fare l’attaccante. È vero?
"L’ho fatto fino ai 12 anni, poi ho capito che non era il mio mestiere. Ho avuto la fortuna che un allenatore mi ha cambiato posizione perché nelle partitine mi piaceva andare dietro: è stata la mia fortuna e ancora lo ringrazio. Ha cambiato anche la mia vita".

Nell’anno del Triplete contro il Siena però Mourinho lo spostò in avanti e lei trovò il gol del 4-3 decisivo nel finale. 
"Sì, anzi sul 3-3 volevo tornare indietro e lui mi ha detto di stare lì. Non mi trovavo molto a mio agio ma ho avuto la fortuna di trovarmi lì e fare gol. Penso che son cose che vedeva lui, il merito è stato suo per avermi lasciato lì. È stato un bel colpo di fortuna".


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