Santon: "Scudetto, si può. Con Mancini rapporto d'amore e odio. E dopo aver marcato Ronaldo Mourinho mi disse..."
E' il turno di Davide Santon a Inter Nos, il programma d'approfondimento di Inter Channel. Il terzino dell'Inter e della Nazionale italiana si è prestato alle domande dei tifosi nerazzurri, rispondendo alle loro curiosità.
Come ti senti dopo la Nazionale?
“Torno dal viaggio con gli Azzurri molto contento, anche se non ho giocato sono felice di aver fatto parte del gruppo”.
Quali sono le differenze tra calcio italiano e inglese?
“Il calcio inglese è molto più fisico e meno tattico. In Italia le squadre più piccole tentano di difendersi, mentre in Premier League ce la si gioca sempre. Due anni fa il Liverpool ha perso il titolo contro il Crystal Palace: vinceva tre a zero e poi hanno pareggiato… Adesso in Serie A c’è più gente, però l’Inghilterra rimane un passo avanti per quanto riguarda i campi e le strutture”.
Quali sono le differenze tra la prima Inter in cui hai giocato e quella attuale?
“Ho esordito all’Inter nel momento perfetto, mister Mourinho mi dette grandissima fiducia. E’ stato tutto bellissimo, cinque anni fa c’erano giocatori molto più esperti. Ora abbiamo tanti fuoriclasse ma dobbiamo crescere facendo gruppo. Io a ventiquattro anni mi sento ancora giovane (ride, ndr), ho cominciato a giocare prestissimo perché me lo meritai e per un po’ di fortuna. Mourinho mi portò in ritiro a Brunico, feci qualche mese di assestamento e poi cominciai a giocare a gennaio”.
Quali sono state le sensazioni quando l’Inter ti ha cercato a gennaio?
“Quando c’è stata l’opportunità di tornare è stata senza dubbio una soddisfazione grande. Mi avevano mandato via quattro anni fa, ma c’era ancora feeling e credevano ancora in me per quello che ho dimostrato. Ho ritrovato tanta gente che c’era prima, ma appena mi ha chiamato l’Inter non ho avuto dubbi”.
Ti chiamano ancora bambino?
“Sì, ancora c’è qualcuno che mi chiama così. Nagatomo già lo faceva prima, poi Roberto (Scarpini, ndr) mi chiama Davidino, quindi…”
Che ricordi hai della stagione 2009/10?
“A livello personale molto triste, ho avuto diversi infortuni. La squadra è stata magica, è stata una delle stagioni migliori della storia. Mourinho mi ha sempre protetto e difeso, mi ha sempre aiutato”.
Com’è stato crescere lontano da casa?
“Sono andato via di casa a quattordici anni, è stato difficile. Il percorso è stato tortuoso, ma alla fine dopo tanti sacrifici sono stato premiato. Ogni settimana era intensa, coniugare scuola e calcio era difficile. Ma alla maturità ho preso più di Balotelli e Destro (ride, ndr)”.
Qual è stata l’evoluzione del tuo ruolo?
“Ho iniziato più avanti, da ala sinistra o destra, a volte anche come punta centrale. Poi crescendo mi hanno spostato più dietro e ho incominciato a giocare da terzino, su entrambe le fasce. Da piccolo era un bomberino, il gol mi manca (ride, ndr), spero torni presto”.
Con quali compagni hai legato di più?
“Io e Biabiany siamo cresciuti insieme, ci conosciamo da quando abbiamo quattordici anni. Il nostro è un gruppo molto unito, non ci sono sotto-gruppi quindi è molto bello. Stiamo bene insieme”.
Cosa ne pensi di Federico Dimarco?
“Mi piace molto, è umile e si impegna molto. Provo sempre ad aiutarlo, sono passato da ciò che sta vivendo lui e non è facilissimo. E’ sballottato da prima squadra alla tribuna alla primavera, ma ha tutte le qualità per diventare un buon giocatore. Non tutti arrivano in prima squadra e questo già vuol dire qualcosa”.
Come pensi possa finire la stagione?
“Sarà una cavalcata lunga. Siamo partiti bene, a parte la sconfitta contro la Fiorentina, ma come squadra ci siamo. Siamo concreti, speriamo di migliorare nel gioco. E’ ancora presto per fissare un obiettivo come lo Scudetto”.
Cosa rappresenta per te la maglia dell’Inter?
“Tutto. L’ho sempre rispettata, mi ha dato tutto. L’ho imparata ad amare ed è molto importante per me. Devo onorarla ogni volta che scendo in campo, bisogna portarla nel cuore”.
Quali sono state le parole che ti ha detto José Mourinho che ricordi con maggior affetto?
“Mourinho, dopo che marcai Cristiano Ronaldo, venne da me e mi disse, in modo forse un po’ volgare: “Davide, hai le palle”. Ma è stato un attestato di stima importante. Era difficile perché Ronaldo era fenomenale, ma andò bene. Fummo sfortunati perché prendemmo anche un palo con Adriano”.
Cosa avresti fatto se non fossi diventato calciatore?
“Mio padre faceva il carpentiere, magari avrei continuato il lavoro di famiglia. Ma ho cominciato talmente presto che non ho avuto il tempo di pensare ad altro se non a realizzare il mio sogno”.
Ti trovi bene con Mancini?
“Con Mancini mi trovo molto bene. C’è un rapporto d’amore e d’odio, come in ogni lavoro. E’ normale, ogni tanto c’è qualche discussione ma l’importante è arrivare ad una conclusione. Avevo fatto qualche allenamento con lui prima che andasse in Premier League, ma lui è molto bravo e preparato. In Inghilterra mi ha sempre battuto (ride, ndr)”.
Riguardi mai le immagini del Triplete?
“Sì, ogni tanto mi commuovo anche come qualche tifoso a Madrid. Sono emozioni forti che racconterò sempre. Essere l’unico ad aver alzato la Champions League in questa squadra vuol dire qualcosa, mi sento responsabilizzato”.
Credi nello Scudetto?
“Sì, ci credo. Abbiamo una squadra che può lottare per i primi posti. La strada è ancora lunghissima, però è fattibile”.
Cos’è successo nel tuo periodo a Cesena?
“Sono successe tante cose. Mi sono infortunato e poi ho anticipato il rientro, non riuscivo a giocare bene. A Cesena sono stato bene però continuavo ad avere problemi al ginocchio, fino al momento in cui l’Inter ha deciso di cedermi. E anche io avevo bisogno di cambiare aria”.
Qual è stato l’avversario più forte che hai sfidato in Italia e in Europa?
“Ho giocato contro Messi e Cristiano Ronaldo, così come contro Ronaldinho e Beckham. Anche Aguero, ora che ci penso. Mi manca Lewandowski e Robben, quest’estate in Cina non c’erano. I primi due sono fuori dal mondo, ma tutti stanno alzando il proprio livello”.
Sei pronto per il match contro la Juventus?
“Siamo pronti per il derby d’Italia, è una delle più importanti della stagione. Vincere fa aumentare la fiducia, ci sarà San Siro pieno e chi vince manda in crisi l’altra. Sarà una partita intensa e piena da emozioni, bella da giocare”.