Sneijder: "Champions, al triplice fischio come in un sogno e ancora non riesco a crederci. I gol di Milito e le mie parole pre-match"
A dieci anni dalla stagione del Triplete Wesley Sneijder racconta l'emozione della finale di Champions League vinta con l'Inter il 22 maggio 2010 contro il Bayern Monaco. Intervistato dal programma 'UEFA Champions League Magazine', l'olandese, che circa un mese fa ha annunciato l'addio al calcio giocato, osserva la foto che lo immortala mentre esulta con la Champions tra le mani sul palco del Bernabeu e ricorda commosso: "Sono orgoglioso. Posso solo di essere enormemente orgoglioso di aver alzato quella coppa. Prima della finale sentivamo che c'era tantissima tensione, lo vedevi sul volto di ognuno. Io sono rimasto calmo e ho detto ai miei compagni di approcciare questa partita come fosse una gara qualunque. Il match è iniziato subito combattuto. Poi Julio Cesar ha calciato lungo, io ho controllato il pallone dopo la sponda e servito di nuovo Milito in corsa. Sapevo che se fosse riuscito a entrare in area avrebbe fatto gol. E questo è quello che è successo esattamente. Non è stata un'azione che avevamo provato, visto che di solito quando c'è una palla lunga io corro lontano (sorride, ndr). Ma stavolta mi sono trovato nel posto giusto per fare quel passaggio. E così stavamo 1-0".
Nella ripresa l'Inter ha chiuso i giochi dopo aver resistito alla reazione dei bavaresi. "Il secondo gol - continua Sneijder - è arrivato in un momento in cui eravamo sotto una grande pressione. Loro stavano provando a segnare e noi eravamo costretti a chiuderci dietro. Li tenevamo lontani mentre aspettavamo che commettessero un errore. Ed è proprio quello che è successo, un contropiede molto rapido che ha coinvolto diversi giocatori e poi un movimento incredibile di Milito che ha segnato il 2-0. Al triplice fischio non posso descrivere quello che è passato per la mia testa. Mi sembrava un sogno, da allora non ho mai vissuto un momento come quello. Vedevo persone che correvano da tutte le parti, è stato un momento bellissimo. Ora, dieci anni dopo, mi guardo indietro e provo lo stesso orgoglio di allora. Non perderò mai questo sentimento. Non riesco ancora a credere di aver alzato quella coppa, l'immagine di me sul palco non mi abbandonerà mai. Mi sento così orgoglioso, abbiamo dato tutto e ci siamo spinti fino ai nostri limiti. Penso che ne sarei orgoglioso ancora dopo cento anni".
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