Spalletti: "Niente limiti. Modric? I top servono. A Bergamo ho sbagliato. Marotta un amico"
"Lazio-Inter dello scorso campionato, per come si era messa, aveva i connotati per far pensare a un nostro tipico blackout. Abbiamo trasformato un eventuale buio nel più luminoso fascio di luce verso la Champions. I vantaggi degli avversari scaturiscono dalle nostre rinunce, in quel caso non li abbiamo alimentati. Capita di non farsi trovare pronti dopo un filotto, significa che ho sbagliato le scelte". C'è spazio anche per l'autocritica nella lunga intervista rilasciata da Luciano Spalletti al Corriere della Sera.
"C’è un progetto ambizioso per un castello che non sia di carte, ma di mura solide. Il traguardo? All’Inter è concesso stabilire le tappe, ma è vietato porre limiti alla posizione del traguardo finale: si vuole andare più in là. Voglio che l’Inter ritorni nel suo grande specchio di una delle più belle del reame. Deve farsi riconoscere per quel che è la sua storia", dice ancora il tecnico, che a breve ritroverà in società una vecchia conoscenza come Giuseppe Marotta. Lavorarono assieme a Venezia nel 1999-2000, ma l'allenatore fu esonerato due volte da Zamparini nello stesso anno. "Era ed è mio amico, uno che fa gruppo, squadra: un trequartista. Stava con me. Per quel che riguarda gli esoneri c’è poi il professionista... Zamparini".
Fondamentale nel percorso iniziato un anno e mezzo fa il raggiungimento del quarto posto e conseguentemente della zona Champions. All'Inter mancava da sei anni. "Il nemico maggiore - spiega ancora Spalletti - era la mancanza di fiducia. Ho cercato di far capire ai calciatori che tutti eravamo di fronte allo stesso ostacolo e lo avremmo potuto superare solo come Inter e non come Perisic, Icardi o Miranda. Aver raggiunto la Champions ha convertito la rassegnazione in entusiasmo. La squadra è in evoluzione, ma so già che non arriverà mai a essere come quella che è nella mia testa: quando ci si avvicina, mi viene naturale alzare l’asticella e pensarla ancora più forte". Magari con qualche innesto in futuro, perché per raggiungere la Juventus servono giocatori di livello, come quel Modric di cui si è parlato in estate. "Quanti ne occorrono per arrivare alla Juve? Parliamo di un livello di calciatori fatti e capaci di insegnare agli altri come si fa. L’inserimento di top player è la scorciatoia per diventare fortissimi", risponde il tecnico.
Nel ragionamento di Spalletti un aspetto cardine è quello del lavoro quotidiano. "Da quando sono qui ricordo ai miei calciatori cosa vuole dire vestire questa maglia. I contenuti giornalieri tecnici, tattici, umani fanno la differenza come la qualità dei calciatori. Dove andrò dopo l'Inter? Ovunque ma non in esilio, magari in una situazione già risanata, restaurata. Solo nel dizionario il termine successo viene prima di sudore. Il successo è ciò che ispiri negli altri, quindi dico: dopo essere riuscito ad allenare l’Inter vorrei diventare l’allenatore di una delle più grandi... Inter della storia".
Non manca una piccola frecciata all'ambiente della Roma giallorossa e a Francesco Totti. "L'atteggiamento che avevo a Roma non lo ritengo necessario all’Inter. Io prendo la forma del contesto. Avevo detto alla Roma che non avrei rifirmato il contratto a inizio stagione, mi attaccavano e rispondevo. Mi fa sorridere quando dicono che sono stato io a far smettere Totti. Io non ho firmato, lui poteva farlo".
VIDEO - TUTTO MAURITO CONTRO IL MESSICO: IL GOL, LE SPONDE, GLI APPLAUSI ALLA FINE