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Stankovic: "Calhanoglu è l'anima di questa Inter. In quale giocatore mi rivedo? Mio figlio Aleksandar"

di Christian Liotta

"Non sono mai andato via dall'Italia, vedo sempre tutte le partite". Così Dejan Stankovic, ex centrocampista dell'Inter oggi allenatore del Ferencvaros, si presenta a '90° Minuto', dove parla del momento dei nerazzurri di oggi e della corsa per lo Scudetto. 

Chi la spunterà tra Inter e Juve?
"Ho visto un'Inter stradominante su un campo non facile come Monza. La Juve ha un piccolo vantaggio per la preparazione delle partite non avendo le Coppe, essendo allenatore ora capisco quanto possa influire. Ma l'Inter non può scappare dal ruolo di favorita, va alla grande e Simone Inzaghi sta facendo un ottimo lavoro. Sono loro i favoriti".

Vedi qualche similitudine tra l'Inter di oggi e quella del Triplete?
"Sì, perché è un gruppo molto maturo. Il gruppo di José Mourinho era quasi tutto composto da over 30: eravamo tutti molto diretti e uniti tra noi, lo spogliatoio era il punto di forza. Questa Inter mi ricorda quei tempi: l'allenatore conosce pregi e difetti di tutti i ragazzi e questo è un fattore importante per il successo". 

Porteresti Lautaro o Calhanoglu al Ferencvaros?
"Così mi mettete in difficoltà, citate i due più forti... Li prenderei tutti e due, però da centrocampista ammiro come giocano Calhanoglu, Frattesi, Barella, Mkhitaryan. Prendo il turco per come si applica per la squadra e per come riesce a farla girare schierandosi davanti alla difesa, è l'anima dell'Inter".

In Champions l'Inter è favorita con l'Atletico Madrid o ci sarà da soffrire?
"Sarà una partita tosta, tra due allenatori molto preparati. Non posso dare pronostici, Simeone allena da anni l'Atletico Madrid ed è abituato a partite importanti, ma quando senti il profumo di Champions come ha fatto l'Inter vien voglia di riprovare. Deciderà un dettaglio, io tifo Inter ma non voglio dare pronostici".

Tu che conosci Inzaghi, sei d'accordo quando dicono che è diventato più offensivo?
"Ha perso Lukaku, ma ha trovato un giocatore come Thuram che offre più soluzioni all'attacco. C'è un baricentro più alto, col pressing alto si può stare molto vicini all'area".

Cosa ti ha lasciato l'esperienza alla Sampdoria?
"La Samp è una società gloriosa, la tifoseria è stata l'unico raggio di sole di quella stagione. Io ho cercato di dare tutto me stesso, coi ragazzi abbiamo dato tutto. Poi siamo stati penalizzati, nei minuti finali dall'85esimo al 95esimo abbiamo perso tanti punti. Io non volevo mollare, ma a gennaio avevo già capito come sarebbe andata a finire. Ma ci ho sempre messo la faccia, sono stato sempre in prima linea. Auguro alla Samp di stare bene come società, non auguro mai a nessuno di vivere una situazione così perché è stata davvero difficile. Gestire giocatori, media, partite, è stato molto tosto a livello personale ma non volevo mollare. Sono andato fino alla fine coi miei ragazzi, è stata un'esperienza molto forte".

Hai preso più da Eriksson o da Mourinho?
"Sono arrivato a 19 anni alla Lazio, molte volte ho detto di essere stato fortunato ad avere Eriksson come primo allenatore italiano: un signore molto perbene, nel modo di fare e di allenare. Ha influenzato molti di noi che sono diventati allenatori, specie quelli che stanno lavorando da più tempo. Porto il suo modo di trattare i giovani, se sono diventato un uomo migliore è grazie a lui. Gli auguro di non mollare, di lottare, siamo tutti con lui. Eriksson deve essere fiero di vedere 8-9 giocatori della Lazio diventare allenatori e deve seguirci per molto tempo. Difficile parlarne, un anno fa ci ha lasciati Sinisa Mihajlovic; queste notizie ti riportano indietro, spero che Sven non molli".

In quale giocatore di oggi ti rivedi?
"Mio figlio Aleksandar".

Dove collocheresti il calcio ungherese?
"Il Ferencvaros è una squadra importante in questa zona d'Europa, i tifosi sono molto orgogliosi e il club ha vinto tanto. Si lotta per vincere, in Europa siamo andati avanti in Conference League in un gruppo molto tosto. Sono orgoglioso dei miei ragazzi. Adesso proveremo a entrare in Champions League".

Il VAR ha creato confusione?
"Dipende. Ci sono due modi di vedere il VAR, quando va bene e quando va male. A me è successo con la Samp che arbitri e VAR sbagliano, poi chiedono scusa ma i punti sono persi. Il VAR fa vedere le cose importanti ma a volte penalizza. Parlavo con Gianluca Rocchi quando ero alla Samp: ci sono ancora tante zone grigie, dove c'è discrezione nella decisione a prescindere che sia l'Inter, Ia Juve, il Cagliari o il Monza. L'arbitro può sempre decidere".

Fiorentina da Champions?
"Dietro Inter, Juve e Milan c'è la lotta. Ho affrontato la Fiorentina in Conference, ci è mancata un po' di forza ma ciò non toglie nulla alla Fiorentina. Ha un bravissimo allenatore e gioca un calcio intenso, però devono risolvere il problema in attacco trovando qualcuno che finalizzi il loro bel gioco".  

Quando torni ad allenare in Italia?
"Non lo so, ci sono pro e contro. Ci sono tante cose che non mi piacciono in Italia: in tre giorni puoi diventare un fenomeno oppure uno da mandare via. L'allenatore va difeso di più, se lo hai portato è perché ci devi credere".

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