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Tra Kgb, armi e malaffare. Lilin: "Vi racconto la Transnistria e lo Sheriff"

di Alessandro Cavasinni
Nicolai Lilin, 41enne scrittore noto al grande pubblico soprattutto per 'Educazione Siberiana', ha tre passaporti come ricorda la Gazzetta dello Sport: moldavo, italiano e transnistriano. Intervistato dalla rosea, Lilin illustra la terra dove stasera giocherà l'Inter. "Non vedrò il match e non faccio il tifo, ma che si capisca cosa è la Transnistria è un bene per tutti", dice.

Ecco, Lilin, cosa è?

"Una scheggia creata dalla frattura dell’Urss. Da sempre un enorme magazzino di armi sovietiche, una piattaforma bellica da attivare in chiave anti-occidentale in caso di aggressione: ancora oggi abbiamo 250 testate nucleari attive".

In questo contesto, qual è il sentimento nazionale raccolto nella squadra di calcio?

"Il calcio ci è sempre interessato poco o niente. Questa squadra è solo un progetto politico per far parlare il mondo della regione".

Pare che il presidente del club, Victor Gușan, non si faccia fotografare da 20 anni: ma chi è?

"È semplicemente un agente del Kgb e un uomo forte del gruppo Sheriff. Non dico “ex” agente perché non smetti mai di esserlo: dal Kgb esci solo dentro una bara. Lui è il garante di questo potere e progetto politico che passa anche dai risultati della squadra: normale che non si mostri in giro".

Dove nasce il potere economico dello Sheriff?

"È una holding privata creata quando questa regione è rimasta bloccata, separata dal resto del mondo. Per intenderci, da noi non poteva entrare neanche una bottiglia di latte. Allora, secondo un’idea del Kgb e del governo locale, la piattaforma Sheriff gestisce ogni rapporto economico della Transnistria, aggirando ovviamente le vie legali. È quello che fa vivere la regione in maniera non ufficiale, la più grande risorsa economica del Paese".

Come verrà accolta l’Inter?

"La squadra trova un Paese aperto, di gente amichevole. Si vive in pace, anche se dietro le quinte dilaga il malaffare".


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