Van der Meyde: "Il gol all'Arsenal, il regalo di Moratti, gli applausi... In Inghilterra ho rovinato tutto, colpa mia"
Inter-Arsenal per i tifosi interisti ha anche un nome e cognome: Andy van der Meyde. L'olandese era in campo a Highbury nel settembre 2003 quando i nerazzurri vinsero in casa dei Gunners e fu sua la seconda rete, di pregevole fattura. Raggiunto da Prime, l'ex calciatore ha parlato di questo e anche di altri aspetti della sua vita privata:.
Cosa ricordi di quella serata?
"Ricordo che stavamo entrando a Highbury. Cruz segna l'1-0. Ricordo che Kily Gonzalez stava arrivando da sinistra e poi ha crossato, un difensore ha toccato il pallone e mentre arrivava, ho dato uno sguardo al portiere e ho pensato: 'Ok, devo tirare là, nell'angolino'. L'ho colpita in modo perfetto. Quando tornammo a Londra, a Heathrow, vidi Moratti e tutto lo staff in piedi, ad applaudire. E Materazzi mi disse: 'Questo è per te'. Pazzesco, eh? Moratti disse a tutti i giocatori: 'Domani potete andare in gioielleria e prendere ciò che volete. Io ci andai alle 9 di mattina, presi un bell'orologio per la mia ex moglie! Fu una grande festa, tutto bellissimo!".
Poi l'esperienza particolare con gli animali: "Vivevo già in Inghilterra, tornai in Italia per vedere le mie figlie. La mia ex moglie mi disse: 'Vai a prendere una cosa in garage'. Così andai in garage, era abbastanza buio e vidi due... gobbe. Era un cammello. Altri animali? Zebre, a Como".
L'epoca all'Everton: "Ho rovinato tutto (ride, ndr). La mia carriera da calciatore era pressocché finita quando andai in Inghilterra, è finito tutto perché ho fatto un sacco di cose idiote, ero giovane e con un sacco di soldi, e avevo una doppia vita. Tradivo la mia ex moglie, lei non meritava tutto questo, era una brava donna. Ho lasciato perdere i miei figli per qualcun altro. Non mi perdonerò mai per questo. Solo colpa mia, non posso incolpare nessun altro per questo. Vivevo a Liverpool e uscivamo giovedì, venerdì, sabato e domenica. Bevevamo parecchio e la soddisfazione non era mai abbastanza. Quando l'alcol non mi è più bastato, ho iniziato con la droga, cocaina. Non ero più io. C'erano problemi con l'allenatore, la mia vita privata era complicata. La piccola principessa ha trascorso i primi tre anni di vita in ospedale. Era tutto un mix di problemi. Fu per questo che tutto iniziò ad andare male. Poi capii. Dopo due notti in cui ero pieno di cocaina. Chiamai il mio agente e gli dissi che dovevo andare via: 'Voglio andare via da Liverpool, altrimenti finisco per uccidermi'. Mia moglie, lei mi ha salvato. Se l'avessi avuta con me quando ero calciatore sarei stato una delle migliori ali di sempre".
Poi un pensiero al domani: "Non guardo troppo in là nel futuro, vivo giorno per giorno. Faccio podcast adesso. La gente ama tutto questo, voglio renderla felice".
Infine, disturbato dal suo barboncino sul divano, Van der Meyde estrae dal cilindro un ricordo del passato nerazzurro: "Che rompiscatole questo cane, deve essere milanista!".