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VIDEO - Marotta: "Zhang non abbandonerà mai l'Inter in default. Zoccolo duro di italiani anche per lo scudetto"

di Stefano Bertocchi
Fonte: dall'inviato Mattia Todisco

"Questa è una serata importante per le singole persone, in questo caso me come manager, e per il confronto con persone con caratteristiche differenti, per cui sono contento del vostro invito". Comincia così l'intervento di Beppe Marotta dal palco del DLA Pipier Sport Forum in corso a Milano. 

L'ad dell'Inter viene incalzato subito sulla questione stadio e sul tema San Siro: "Questa è un’icona del calcio nazionale, è un contenitore di emozioni, di storia, di un passato che era riservato tante soddisfazioni al club ma anche la Nazionale- dice Marotta -. Le tante parole vanno spese in positivo. Prima si parlava di strutture ed innovazione, e nell'innovazione c’è anche il concetto di rendere gli stadi funzionali a quella che sono le attività delle società di calcio di oggi che non sono legate solo a fenomeni sportivi e sociali ma anche delle mere e proprie attività di impresa e di business. Come tale, questa (lo stadio di proprietà, ndr)  rappresenta uno degli strumenti e degli asset fondamentali al fine aumentare la redditiviità. San Siro è datato e come tutte le cose datate ha dei vantaggi e degli aspetti romantici, ma non corre con i tempi di oggi. I club hanno tentato e stanno tentando di valorizzare questo impianto, così come è giusto e doveroso guardarsi intorno".

Il discorso si sposta poi sul ruolo del manager: "Credo che una delle caratteristiche del manager moderno sia quella del coraggio e della creatività nell’ambito sportivo. Ho avuto la fortuna di vivere l’evoluzione del mondo del calcio, sono 45 anni che vivo in questo ambiente: ho potuto assistere alla trasformazione che ha portato al cambiamento. Nei tempi passati l’obiettivo era quello di vincere e poi di ripianare le perdite attraverso un modello che oggi non esiste più, forse legato agli ultimi due presidenti di Milano; oggi invece siamo davanti al concetto di sostenibilità, attraverso la quale c’è sempre la necessità del raggiungimento di obiettivi sportivi che passano però attraverso il messaggio del rispetto di quelli che sono gli equilibri economici, finanziari e patrimoniali. L’ingresso del FairPlay finanziario ha portato anche ad una rigidità dal punto di vista della gestione e questo porta come dice il coraggio da parte della società di agire, e nel coraggio c’è quello di raggiungere l’obiettivo non attraverso la continua immissione di denaro ed investimenti, ma anche di un equilibrio e quindi attraverso la creatività e le opportunità che il mercato ti offre. Il parametro zero è uno di quelli, ma anche il fatto di arrivare su determinato giocatore o talento prima degli altri o il fatto di creare, ad esempio per noi, uno zoccolo duro di italiani visto che siamo in Italia e visto che uno degli obiettivi è quello di vincere lo scudetto. Questo, secondo me, significa avere le basi per arrivarci più facilmente".

Marotta tocca poi anche l'argomento Superlega: "Quel tentativo della è nato soprattutto da una forma di grande difficoltà in cui vertevano tanti club. Era una reazione istintiva, ovviamente è stato sbagliato il momento e il modo, per cui chiaramente l’abbiamo archiviata. Di sicuro però c’è un problema di grande difficoltà in cui ci sono tutti i club, soprattutto quelli italiani. Parliamo di un sistema che è in difficoltà oggi, senza tenere in considerazione tutto quello che è stato con il covid. Oggi siamo in difficoltà perché c’è una grande contrazione finanziaria ed economica da parte degli investitori: in Italia non ci sono più mecenati, imprenditori. O quantomeno sono rimasti in pochi, come urbano Cairo che è qui presente. Sappiamo come tanti fondi di investimento e capitali stranieri sia hanno venuti in Italia, questo dimostra come il sistema non funzioni. Bisogna andare oltre e capire quali possono essere i rimedi, che possono essere tanti ma anche semplici partendo dalla competenza, dalla solidità. Stiamo parlando di calcio, non solo di attività d’impresa, è in mezzo a non dimentichiamo che c’è anche il fenomeno calcistico. In Italia deve essere accompagnato dalla competenza, se non c’è competenza si rischia di perdere anche gli investimenti. Ora è passata la managerialità romantica e ci deve essere quella vera, perché l’equazione che chi spende più vince per me non esiste. O meglio, il denaro aiuta ma si può vincere anche senza denaro".

Chiosa dedicata alla famiglia Zhang e al discorso societario, con il debito con Oaktree in scadenza a maggio: "Devo dire sinceramente che i nostri tifosi devono stare molto tranquille perché il nostro investitore, la famiglia Zang, ha a cuore le sorti del club, rispetto della storia, rispetto dei tifosi. Ha dimostrato nell’arco di questi anni di aver profuso tanti investimenti, non è giusto che ogni anno si tirino fuori dei soldi. Ma comunque credo, come dicevo prima, che la sostenibilità la puoi ottenere anche sei hai un management coraggioso e creativo, ed è quello che stiamo cercando di perseguire noi: adesso i risultati ci danno ragione. Posso dire che mai la famiglia Zhang abbandonerà l’Inter in mani diverse o comunque abbandonerà l’Inter in default. Mai in default inteso nel momento in cui c’è difficoltà. Posso garantire che sono siamo sereni anche per quanto riguarda il proseguo perché ovviamente, anche se non sta mai lanciare i messaggi di questo tipo perché è giusto rispettoso che sia la proprietà che parli. Ma sicuramente massimo rispetto per la famiglia Zhang, per quello che ha fatto, per quello che sta facendo. E la garanzia di continuità comunque c’è sicuramente".

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Marotta: "San Siro datato, giusto guardarsi intorno. Zoccolo duro di italiani anche per lo scudetto"


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