.

Villas-Boas: "Inter, ecco perché andai via nel 2009. Suning? Diamo del tempo per trovare stabilità. Contro il Tottenham possibilità in contropiede"

di Alessandro Cavasinni
Fonte: Corriere dello Sport

Terminata l'esperienza allo Shanghai SIPG, André Villas-Boas è in attesa di una nuova panchina. Intervistato dal Corriere dello Sport, l'ex assistente di José Mourinho ha parlato anche di Inter. "L’Italia ovviamente m’interessa. Del punto di vista tattico è uno dei campionati più difficili. In futuro chissà...", dice Villas-Boas. 
 
In passato è stato accostato sia all’Inter sia alla Roma. Ci racconta qualcosa di queste due “trattative”?  
"Negli anni ho avuto contatti con l’Inter, la Roma e altri club però non siamo arrivati a una fase di trattativa vera e propria perché ero impegnato con un’altra società o perché non abbiamo raggiunto un accordo sul programma di lavoro". 
 
Passiamo a Tottenham-Inter. Cosa ricorda delle sue avventure a Milano e a Londra? 
"L’anno e mezzo all’Inter è stato bello e ho tanti ricordi. Ho dovuto capire una cultura che non conoscevo e imparare una nuova lingua, ma non è stato complicato perché tutti ci hanno accolto a braccia aperte. L’arrivo di José (Mourinho, ndr) era molto atteso e c’era un’atmosfera ottima tra staff, giocatori e ambiente. Abbiamo subito vinto la Supercoppa contro la Roma e poi anche lo scudetto. Sento ancora tante di quelle persone che erano lì e sono diventate amici veri. Nell’ottobre 2009 ha deciso di andarmene perché mi sentivo pronto per iniziare la mia carriera da tecnico e ho firmato per l’Academica di Coimbra". 
 
E l’anno e mezzo agli Spurs
"La prima stagione è stata magnifica in tutto e per tutto. Avevamo una squadra “corta” come organico, ma un buono spirito e tanta volontà. Abbiamo ottenuto il record di punti della storia del Tottenham con un Bale straordinario che giocava dietro Adebayor ed era libero di muoversi, ma anche con Lennon e Walker che ci permettevano di avere un 4-4-2 fortissimo in contropiede. Ad aprile facemmo i programmi per la stagione successiva e proposi acquisti e cessioni, ma sul mercato i dirigenti non mi ascoltarono e in poco tempo venne distrutto tutto quello che avevamo creato. Mi arrivò anche una proposta del Psg che mi voleva e dissi di no per amore al Tottenham. Forse è stato uno sbaglio". 
 
Che match si aspetta tra le sue ex formazioni? 
"A Wembley il Tottenham avrà sicuramente il controllo del possesso palla perché ha una squadra che gioca bene e crea tante occasioni, ma vedrete che l’Inter avrà chance di segnare soprattutto in contropiede. Starà ai nerazzurri sfruttarle". 
 
Al Tottenham ha lavorato con Kane, ma conosce anche Icardi. Chi è più forte dei due? 
"Kane era un “bambino” quando ero lì. Lo abbiamo mandato in prestito per giocare, ma tornava sempre indietro perché faceva fatica a trovare spazio complice il suo calcio e le sue caratteristiche. Nel mio secondo anno ho iniziato a metterlo dentro in Europa League e ha sfruttato le sue occasioni. Con l’arrivo di Sherwood e Pochettino ha avuto ancora più opportunità e ha dimostrato a pieno il suo valore: è un giocatore ottimo sotto il profilo tecnico, sa difendere la palla, giocare spalle alla porta e attaccare gli spazi. E poi è anche una bravissima persona. Di Icardi mi stupisce la sua velocità nell’anticipo: sui cross è fantastico, ma anche quando è spalle alla porta è velocissimo nel girarsi e nel tirare subito. In più mi parlano tutti bene del suo carattere".  
 
Da quando è andato via Mourinho l’Inter non ha più vinto lo scudetto e la Juventus da 7 anni domina. I bianconeri vinceranno anche l’ottavo tricolore di fila? 
"Penso di sì. La Juventus ha due opzioni di grande qualità per ogni posizione e Allegri è abilissimo nel suo lavoro. E poi c’è la struttura del club che è forte e ha il coraggio di prendere decisioni importanti, anche se l’uscita di Marotta mi ha sorpreso. Lavorare in queste condizioni è più facile perché un allenatore e i calciatori sentono che alle loro spalle c’è una società che ti consente di concentrarsi solo sulle tue prestazioni individuali".  
 
Lei ha lavorato in Italia quando l’Inter era di proprietà di Moratti e il Milan di Berlusconi. Che effetto le fa vedere le due milanesi in mano a stranieri e così distanti dalla Juve?  
"Penso che soprattutto i cambi di proprietà e di dirigenti non abbiano aiutato lo sviluppo dei progetti. Troppi acquisti sbagliati hanno fatto scivolare le due squadre a un livello inferiorie rispetto alle big degli altri campionati europei. La Juventus ha un’organizzazione migliore rispetto a Inter, Milan e Roma. Con più stabilità e coerenza nelle decisioni si ottengono risultati migliori come dimostra anche il Napoli. Dobbiamo dare tempo all’Inter e al Milan per vedere se finalmente troveranno la stabilità interna".  

VIDEO - IL MERCATO "DISTRAE" GABIGOL: CLAMOROSO ERRORE SOTTO PORTA E RIGORE SBAGLIATO


Altre notizie