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Welcome to Wembley Stadium: il cammino dantesco dell'Inter fa tappa nel Tempio del calcio internazionale

di Andrea Pontone

Tra passato, presente e futuro. Un impianto all’avanguardia, un rettangolo verde che parla da sé: Wembley Stadium è qualcosa di più di un semplice stadio di calcio. È il tempio dello sport, antesignano dell'idea di uno stadio moderno partendo dalle ceneri di una storia gloriosa, la culla del calcio inglese. Complici i lavori in corso per l’edificazione del nuovo White Hart Lane, il Tottenham si è accasato - da un anno e mezzo ormai - sotto l'arco dell’impianto londinese. Palcoscenico in cui, per la prima volta nella sua storia, l’Inter sarà protagonista mercoledì sera contro gli Spurs in Champions League.

WELCOME TO THE TEMPLE - Dal 3-6 tra Inghilterra e Ungheria del lontano '53 alla finale di Champions League del 2013: di partite con una importante rilevanza storica su quel terreno di gioco ne sono state disputate tante. Molte di esse rievocano un piacevole ricordo per il calcio italiano: ne è un esempio il successo ottenuto dalla Nazionale azzurra nel '73 firmato Fabio Capello, fino al più recente 2-1 inflitto dalla Juventus allo stesso Tottenham. Wembley Stadium è stato anche teatro della finale dei Mondiali del 1966, nella quale si è assistito ad uno degli errori arbitrali più celebri della storia del calcio: un gol fantasma attribuito all'attaccante britannico Geoff Hurst, che valse il titolo di Campione del Mondo alla Nazionale inglese. Di tempo ne è passato e negli anni la moviola ha mosso passi da gigante, fino a che si arrivasse al suo utilizzo in campo. In Champions League, del resto, il VAR ancora non è presente.

IL BIG MATCH - Sul ring del prestigioso impianto si sfideranno Inter e Tottenham, due squadre profondamente cambiate rispetto allo scorso 18 settembre, quando i nerazzurri trionfarono allo scadere sul prato di San Siro ai danni dei rivali d'Oltremanica. La Beneamata, da quel giorno, in Serie A (escluso il tonfo di Bergamo) ha portato a casa solo vittorie, mentre nel palcoscenico europeo sono arrivati il successo contro il Psv, un 2-0 subìto al Camp Nou ed il pari interno con il Barcellona: questo ad indicare la maturità acquisita dai meneghini in seguito alle due reti siglate da Mauro Icardi e Matias Vecino in zona Cesarini al ritorno in Champions del club dopo sei anni di assenza. Anche i britannici - nello stesso arco di tempo - sono usciti sempre vincitori, con due uniche eccezioni: la sconfitta di misura (0-1) contro il City in campionato ed il pareggio esterno con il Psv in Europa. Risultato grazie al quale l’Inter potrà presentarsi a Wembley con il coltello dalla parte del manico.

L'AVVERSARIO - L'impronta di gioco del Tottenham si diversifica dal classico English style adottato dalla maggior parte delle squadre militanti in Premier League: a discapito di un calcio incentrato sul contrasto fisico e la ricerca dell’uomo, Mauricio Pochettino ha indirizzato la mentalità dei suoi giocatori verso la cura della palla, per un sistema fluido, efficace e tempestivo in fase di costruzione della manovra. Nel 4-3-1-2 degli Spurs, il ruolo cruciale è rivestito dal rombo di centrocampo: nella linea a tre, la fisicità di Eric Dier - stazionante davanti alla difesa - è accompagnata dai muscoli di Moussa Sissoko (bravo soprattutto nelle progressioni palla al piede) e dall’estro di Christian Eriksen, abile nel ricamare in mezzo al campo ed azzardare la verticalizzazione per innescare il movimento delle due punte. Le quali sono sostenute dal trequartista Dele Alli: un giocatore discontinuo, ma assai difficile da fermare se al top della forma. Lo conferma l’ultimo gol siglato al Chelsea in campionato. L'anglo-nigeriano agisce alle spalle di Harry Kane (centravanti dalla stazza fisica impetuosa e mai restio nell’aiutare la squadra) e di Heung-min Son, seconda punta veloce e straripante palla al piede.

DUELLO TRA BOMBER - Il duello a distanza più intrigante della sfida sarà quello tra i due centravanti, Harry Kane e Mauro Icardi. L'Uragano e Il bomber dei bomber: lo spirito da gregario dell’inglese contro l’asservimento richiesto dall’argentino ai suoi compagni, un numero 10 devastante in proiezione offensiva contro uno dei più spietati finalizzatori del panorama calcistico globale. L'uno ha guidato la sua Nazionale fino alla semifinale degli ultimi Mondiali (dove ha fallito un gol a porta vuota), l'altro ha trasformato la rabbia della mancata convocazione con l'Albiceleste in voglia di rivalsa esternata nel modo più esplicito possibile in queste prime uscite in Champions League: 3 gol in 4 partite per il capitano nerazzurro, vero condottiero di un’Inter che torna in Europa a sei anni di distanza e vuole far di tutto pur di andare avanti il più possibile. All'andata, tra le fila degli ospiti, Harry Kane si dimostrò più di una spanna in avanti rispetto al rivale nello spirito di disponibilità verso la squadra, ma alla fine - proprio grazie al gol di Icardi (unico assolo della sua per il resto anonima partita) - hanno avuto la meglio i padroni di casa. Il miglior esordio immaginabile nel viaggio che ha portato i meneghini a riveder le stelle.

"Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Il cammino dantesco dell’Inter di Luciano Spalletti incontra ora l’ostacolo più grande, ma anche quello decisivo: la discesa in campo in uno dei templi del calcio mondiale. Contro un avversario ostico, guidato da uno dei giocatori più forti del mondo, davanti a quasi 100.000 persone. "Wembley non è White Hart Lane: non riusciamo a creare la stessa atmosfera", ha riferito pochi giorni or sono il tecnico Mauricio Pochettino, che poco più di un anno fa chiese alla Football Association di accorciare il rettangolo verde dell’impianto londinese, considerato troppo lungo dal coach degli Spurs. Ritoccare le misure del manto erboso più ricco di storia del calcio? No grazie, ha risposto la Federazione inglese. Starà all’Inter, con i suoi mezzi, riuscire ad imporsi sul prato che chiunque appassionato di questo sport vorrebbe calcare.

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