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Zanetti: "L'Inter ha il suo capitano: Lautaro. Ha amore, leadership e senso di appartenenza. In lui rivedo me"

di Egle Patanè
Fonte: Dall'inviato Simone Togna

Lungo e interessante intervento di Javier Zanetti alla Mondadori di Piazza Duomo a Milano, dove l'ex capitano dell'Inter presenta il nuovo libro "Un legame mondiale. Storie di calcio tra Italia e Argentina". Durante la presentazione, l'oggi vice-presidente nerazzurro ha parlato di vari argomenti che riguardano la Beneamata, toccando anche il testo Lautaro Martinez: "Chi può essere la nuova bandiera? L'Inter ha già trovato il capitano che è Lautaro. Io sono felicissimo, non tanto perché è argentino, ma perché quando abbiamo colto quest’opportunità con Ausilio vedevamo in lui quello che ora sta dimostrando. Lauti in questi cinque anni con noi è migliorato tanto e si vede quanto sia leader, con senso di appartenenza, con questo amore per l’Inter… E non nascondo che mi fa un enorme piacere perché rivedo i miei inizi, quando sono arrivato qui. Mi auguro che possa fare una grandissima carriera perché lo merita".

Sul legame con l'Italia:
"Ricordo quando l'Italia è stata eliminata a San Siro e non si è qualificata ai Mondiali, ho visto i miei tre figli, con la tuta italiana, che piangevano tutti e tre. E questo per me come padre e per Paula come madre ha avuto un grande significato. C'è grande senso di appartenenza. Loro sono nati qui, si sentono metà e metà. Un altro episodio che ho raccontato nel libro, felice per noi argentini, è stata la vittoria dell'Argentina in Qatar. Quelle lacrime si sono trasformate in lacrime di gioia, ma in entrambi i casi uniti da un grande sentimento per due Paesi a cui sono molto legato".

Sulla finale di Madrid:
"Ho pianto anche durante la partita, mancavano tre minuti e sentivo talmente vicina la vittoria che il pianto è riuscito a togliermelo Samuel che mi ha detto ‘smettila mancano tre minuti’, però in quel momento mi sono lasciato andare. Era troppa la mia felicità per regalare ai tifosi dopo quarantacinque anni un momento del genere, avevo anche l’onore di essere capitano e riportavo la Coppa a Milano. In quella notte lì, in uno stadio storico come il Bernabeu facevo 700 presenze con l’Inter. È stata una notte indimenticabile, una cosa che rimarrà sempre e per sempre dentro di noi. Se vedete la foto mentre alzo la Coppa non sembro nemmeno io in viso, ma in quel momento mi sono passati davanti tutti i momenti, gli anni in cui ho difeso questa maglia".

Sull'arrivo all'Inter:
"È successo tutto molto velocemente, quando mi è arrivata la notizia che l'Inter mi aveva preso non ci potevo credere. Ero in Sudafrica con la Nazionale e mi hanno detto 'guarda che l'Inter ti ha appena acquistato'. E io ho detto: 'No, impossibile'. Ho chiamato Paula e le ho detto di accendere il telegiornale per capire se fosse vero perché nel caso al mio ritorno avrei dovuto fare le valigie. Ed era vero. Era vero e sinceramente non ci credevo perché stavo iniziando a fare i primi passi nel calcio professionale e mi arriva questa grandissima opportunità perché lo era. Quella che avevo sognato da bambino: dimostrare la mia essenza calcistica in un paese come l'Italia. All'epoca arrivare in Italia non era semplice, poi arrivare in una squadra come l'Inter, che già all'epoca aveva una grande storia... Ricordo ancora il giorno della presentazione con Bergomi, Mazzola, Suarez... Sentivo già un senso di famiglia, che per un giovane straniero è fondamentale. È una sensazione che non dimenticherò mai, come i primi allenamenti, la prima partita... Sentimenti che col tempo sono cresciuti ed è da lì che è nato il mio amore per l'Inter".

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