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Zanetti: "Vi racconto Calleri. L'Inter è umile e solida, come nel 2010. Madrid..."

di Marco Lo Prato

Ospite della puntata odierna di Inter Nos è Javier Zanetti che ai microfoni della televisione tematica nerazzurra rivive il suo secondo anno da vice presidente, analizzando anche la situazione dell'Inter attuale. Ecco le parole di Pupi: 

Come si conclude questo 2015? 

“E’ stato un anno positivo, per me e per la squadra. Ho studiato tanto per calarmi al meglio in questo nuovo ruolo, sto conoscendo sempre di più le ali della società e condivido molti momenti costruttivi con tante persone. Il 2015 deve finire con l’ultima vittoria, così facciamo un Natale sereno”. 

Come hai vissuto la settimana prima della finale di Champions League?

“E’ stata una settimana particolare. Siamo arrivati a Madrid qualche giorno prima della partita, ma abbiamo preparato quella gara con la solita calma e tranquillità, Mourinho ci ha trasmesso la sua professionalità. E’ una serata indimenticabile, per me ancor di più perché ero il capitano. Eravamo convinti di vincere, io parlai poco alla squadra perché c’era già tanta euforia ed entusiasmo. Io ho detto che per molti di noi era l’ultima opportunità di vincere una Coppa Campioni, quindi dovevamo mettercela tutta per vincere e rimanere nella storia dell’Inter”. 

A Febbraio è uscito il tuo film… 

“Dal giorno in cui ho smesso, ho continuato a ricevere sorprese in continuazione. Il film è fra queste. Ci hanno messo un po’ a farlo, è stato molto bello raccontare la mia vita e la mia carriera”. 

Ci sono state le possibilità di lasciare l’Inter? 

“Ci sono state le possibilità di andare via da Milano, ma io ho sempre voluto rimaner qui. L’Inter è la mia famiglia, non potevo lasciare la squadra nei momenti di difficoltà. C’è stato il Real Madrid, è vero, ma io volevo rimanere a tutti i costi e il tempo mi ha dato ragione”. 

Ora che sei al secondo anno da vice-presidente, sei soddisfatto di questa scelta? 

“Sì, è stata la scelta giusta. Non è stata una cosa improvvisata, l’ho valutata attentamente e ora ho incominciato un nuovo percorso. Dopo 25 anni sono tornato a studiare, devo anche fare i compiti (ride, ndr)”. 

A Maggio, l’Expo. Tu sei ambasciatore e organizzi la Partita della Pace…

“Sì, è stata un’altra esperienza incredibile. Soprattutto la serata della partita per la Pace, quando è diventato ufficiale il ritiro della mia maglia. Emozioni forti”. 

Ti manca il campo? 

“Bé, per tornare a giocare con Francesco Toldo abbiamo inventato Inter Forever, così non lasciamo mai il campo (ride, ndr). Ma rappresentare il campo è un motivo d’orgoglio, così cerco di trasmettere tutto quello che ho vissuto con questa maglia e portarlo in giro per il mondo”. 

Come hai visto la squadra? 

“L’Inter è molto solida, tutti quanti ci rendiamo conto che la squadra sta crescendo. Mi auguro che si arrivi fino alla fine, perlomeno a lottare per i posti più importanti”.

Qual è paese che ti ha stupito di più? 

“Il paese che mi ha stupito di più è la Cina, che continua a crescere e coltiva la cultura del calcio. Ci sono tanti tifosi dell’Inter lì, si potranno fare cose straordinarie in Cina. L’entusiasmo è sconvolgente: una volta sono arrivato a Shangai alle tre di mattina e c’erano trecento tifosi ad aspettarmi”. 

Che cosa hai provato quando hai estratto Bayern Monaco per la Juventus?

“No dai, si è parlato un po’ troppo di questa cosa. Lo scherzo fa parte del gioco, ma io credo che la Juventus sia una grandissima squadra e potrà giocarsela contro i bavaresi. I bianconeri però sono forti e lotteranno per lo Scudetto, con Dybala che è un valore aggiunto”. 

Che sensazione hai dell’Inter di oggi? 

“La squadra è molto umile, mi ricorda il periodo in cui abbiamo iniziato a vincere proprio con Mancini. Nei ragazzi vedo la voglia di incominciare un ciclo vincente, soprattutto per dare qualche soddisfazione ai tifosi. Il gruppo è unito, vogliamo rimanere in alto il più a lungo possibile. C’è armonia totale con tutti, negli ultimi anni non c’era questo tipo di atmosfera”. 

Come sei tornato dopo l’infortunio al tendine d’Achille? 

“E’ stata dura, ma ce l’ho fatta anche grazie all’amore dei tifosi. Non dimenticherò mai il momento prima di entrare in Inter-Livorno, tutto lo stadio era in piedi per me. Quasi quasi sembrava che fossero loro ad aver spinto il mister a mettermi dentro… (ride, ndr)”. 

Qual è il ricordo più bello della tua carriera di calciatore? 

“La Coppa Uefa del 1998, il mio primo trofeo con l’Inter. Feci anche un bel gol, che poi ho replicato contro la Salernitana in Serie A”. 

Una coppia come Miranda e Murillo, quanto fa la differenza in questa squadra? 

“Entrambi trasmettono sicurezza, si completano a vicenda. Non bisogna dimenticarsi di Ranocchia e Juan Jesus, così come D’Ambrosio ha fatto molto bene. La squadra è completa in tutti i reparti, per questo può permettersi un certo tipo di turnover. Chi entra dà il suo contributo e questo fa un grande gruppo. Loro due possono diventare una grande coppia nella storia dell’Inter”. 

Icardi, diventato capitano, può fare una carriera come la tua?

“Io me lo auguro, è stato un sogno rimanere per vent’anni in questa squadra. Gli auguro di rimanere qui a lungo”. 

Quanto sarebbe importante vincere anche la Coppa Italia?

“Noi abbiamo vinto la Coppa Italia nel 2005 e abbiamo dato inizio ad un bel percorso. Speriamo possa succedere lo stesso". 

Conosci Calleri? E’ da Inter?

“Sì, è un grande attaccante. E’ molto giovane, può crescere ancora. La Serie A è difficile, può fargli bene. Ritengo che possa star bene in qualsiasi squadra italiana, ma non è solo un attaccante d’area, fisicamente forte… caratteristiche argentine (ride, ndr)”. 

Quando sei arrivato, chi ti ha accolto?

“Prima di tutto Beppe Bergomi, ma anche Pagliuca. Ma sopra tutti, Giacinto Facchetti. Sapeva dire la cosa giusta al momento giusto”. 

Cosa ti auguri per il 2016?

“Speriamo tutti di poter vivere momenti importanti”. 


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