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Zenga: "Tifavo Inter già a 3 anni, sarei potuto tornare come secondo di Pagliuca. Di Franco Rossi le parole più belle"

di FcInterNews Redazione
Fonte: sportweek

È un Walter Zenga a tutto tondo quello a parlare nell'intervista a Sportweek, ripercorrendo anzitutto i primi passi della sua passione per i colori nerazzurri. 

“Non mi stanco mai di parlare di Inter, ero già un tifoso nerazzurro fin dall’età di tre anni. Nonostante mio padre fosse juventino mi accompagnò a San Siro per vedere Inter-Brescia; finì 7-0. Fra tutti quei gol mi rimase impresso Brotto, il portiere avversario, indossava una maglia nera con una enorme V bianca. Sono stato prima tifoso, poi pulcino, quindi raccattapalle, prendevo mille lire a partita e sceglievo la porta opposta per attraversare tutto il campo, e dopo ancora ultrà pur di coltivare la mia passione. La 'clausola Inter?' Una leggenda, nulla di vero, lo dicevo solo per amore di quella squadre che è stata per 23 anni la mia vita. La mia parata più bella? Quella in finale di Coppa Uefa col Salisburgo, l’ultima con l’Inter: sapevo che si trattava dell’ultima, doveva essere il finale perfetto del mio film in nerazzurro, non sbagliai nulla e ne vado fiero”.  

Una passione forte, quella per l’Inter, ribadita anche nel momento più vicino all’addio da Milano. 

Nel giugno 1987 era tutto fatto col Napoli. I giornali intitolavano di continuo 'Zenga al Napoli, Giuliani all’Inter'. Nonostante la trattativa fosse poi saltata per me è stato un inferno: “dieci contano, uno non conta più”, le critiche della Nord sono state dure, ogni tiro per 3-4 mesi era un gol. Nonostante le pressioni di dicembre firmai con Cesare Viganò e Franco Maggiorelli il rinnovo il giorno prima del derby, perso poi per un autogol di Ferri”.

Continua poi l'ex portiere nerazzurro, svelando la possibilità di essere potuto tornare in nerazzurro dopo l’addio. 

“Nessuno ha mai racontato prima di oggi che sarei potuto tornare. Dopo aver rimesso a posto il croato rotto alla Sampdoria avrei potuto fare il secondo di Pagliuca per un anno, prima di entrare in società. Parlai con Moratti e Mazzola, andai prima a Padova e poi negli Stati Uniti, quindi tornai davvero all’Inter come uomo immagine per la tv e per il marketing, ma solo per pochi mesi. Era un ruolo che non sentivo mio”.

Zenga, quindi, ha parlato della decisione di Arrigo Sacchi di togliergli la Nazionale. 

“Allora Arrigo fece una scelta che oggi, da allenatore, capisco e condivido; è per merito suo che sono ancora l’Uomo Ragno, anche se per me vale più il soprannome di Gianni Brera, Deltaplano. Il giornalista che mi disse la cosa più bella fu però Franco Rossi del Giorno: “Non so se sei il fenomeno degli scarsi o lo scarso dei fenomeni”.

Il pensiero, infine, passa per un’esperienza sulla panchina del Cagliari mai realmente iniziata a causa dell’emergenza sanitaria per il Covid-19. 

“È sbagliato secondo me avere pregiudizi e posizioni scelte a priori. In questi giorni sento dire per il coronavirus cose come ‘Non si può e non si deve giocare’; non sarebbe meglio dire ‘Vediamo cosa succede, ma noi ci siamo?’ Si trasmetterebbe senz’altro un messaggio migliore. Sono tornato in Italia e sarò il tecnico del Cagliari, non ho perso nulla di questa stagione nonostante la sospensione. Ho già preparato tutto, dagli allenamenti distanziati alla gestione delle partite a luglio e agosto”.

Stefano Carnevale Schianca


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