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Da Zero a Dieci - Da rapina a incubo! Tris Strama, ma quei due? Marotta, la verità...

di Fabrizio Romano

Probabilmente, la vittoria più bella. L'Inter di Andrea Stramaccioni stende anche la Juventus, a casa propria, con un 3-1 da urlo. Analizziamo la sfida... da Zero a Dieci.

ZERO a Tagliavento e al guardalinee Preti. Uno scempio a trecentosessanta gradi, non definibile altrimenti. Invece di fare il proprio lavoro, questi due signori rovinano lo spettacolo di un big match falsato dopo soli 18 secondi. Al di là degli episodi eclatanti (che non mancheremo di sottolineare), una gestione della partita da far venire i brividi: cartellini a caso, un rigore chiamato in ritardo, mai l'abilità di prendere in mano la situazione. A prescindere dal terribile guardalinee, per Tagliavento è forse giunta l'ora di far rendere conto a tutti che è semplicemente inadeguato? Se l'Inter ha vinto con tutti i meriti del mondo, beh, allora di fronte a una direzione di gara simile ha letteralmente stravinto.

UNO è il cambio che basta a Stramaccioni per stritolare la Juventus. Fuori un buon Cassano, dentro un mostruoso Fredy Guarin. Al minuto 24 della ripresa, la mossa dell'allenatore che spezza la partita: un centrocampista che azzanna la Juve, ormai affaticata in mediana, e si regala una prestazione da alzarsi in piedi e ruggire con lui. La staffilata che impegna Buffon e confeziona il 2-1 del Principe è la fotografia di un capolavoro tattico di Andrea Stramaccioni, come della rinascita completa di un campione che non abbiamo mai messo in dubbio. Bravo Fredy, bravo Strama. L'uomo giusto al momento giusto, perché una è anche la squadra che ha vinto allo Juventus Stadium in campionato: signori, è l'Inter. L'incubo della Torino bianconera è diventato realtà.

DUE sono gli episodi eclatanti in cui sbaglia la cinquina arbitrale. Il gol della Juventus è clamorosamente in fuorigioco, non vederlo è seriamente preoccupante. Ma ancor più grave è il mancato secondo giallo a Lichtsteiner: il guardalinee Preti era a cinque metri di distanza, un piede alto con pallone già scaricato a colpire l'uomo non può non essere seconda ammonizione. Sbaglia Tagliavento come il suo assistente. Un disastro che fa paura. E meno male che Orsato gli segnala il rigore di Marchisio su Milito, parleremmo solo di una rapina a mano armata. Invece, per fortuna, si parla anche di questo disastro a cielo aperto. Perché una grande Inter ha saputo battere anche tutto ciò...

TRE punte contro la Juventus, proprio così. Stramaccioni in conferenza bluffa, in realtà ha già scelto da giorni. Quando strotola la formazione ufficiale con Palacio, Cassano e Milito tutti rimangono a bocca aperta. "Come farà a contenere Pirlo?", "Quanto soffrirà l'Inter in mezzo al campo!". Nulla di tutto ciò, perché gli attaccanti si sacrificano e allo stesso tempo pungono. Un applauso collettivo a tutti loro: da Cassano a Palacio, passando per quel Principe che ha conquistato Torino. Una notte che non dimenticherà, lo dicevamo che era solo questione di tempo.

QUATTRO sono i gol di Rodrigo Palacio da quando è rientrato a disposizione, dopo l'infortunio. Lo avevano dimenticato in tanti, magari adesso inizieranno a parlarne: questo qui è un fenomeno. Corre sulla fascia, si accentra, porta palla, guadagna metri, impensierisce Pirlo, pressa alto e trova pure la forza di segnare un gol non facilissimo quando c'é da tagliare le gambe alla Juventus col 3-1. Catania, Partizan, Sampdoria e adesso Juve. In mezzo, una doppia porzione di assist contro il Bologna. Rodrigo l'ingordo non si ferma più.

CINQUE in pagella al signor Beppe Marotta. La punzecchiatura a Stramaccioni nel pre-gara è fine, non evidente. Ma il buon Andrea la nota, perché osserva e vede il sorrisino quando si parla della sua "spensieratezza" nello schierare il tridente. E dopo, giustamente, se la gode. Nessuna offesa da parte di Marotta, sicuramente però poteva pensare a un termine come "spregiudicatezza". O vuoi vedere che forse, a giocarsi il big match con Giovinco e Bendtner a gara in corso, quel tridente con Palacio, Milito e Cassano e dei signori come Coutinho, Alvarez e Sneijder 'riserve'... beh, fa un po' invidia? Chissà, forse la verità è questa. Anche perché il top player in campo, ieri sera, aveva la maglia nerazzurra. La 22.

SEI indizi fanno una prova. E sei sono le vittorie esterne in campionato dell'Inter, su sei gare giocate. Media quindi del 100%. Non proprio su campi semplicissimi, dallo Juventus Stadium fino al derby contro il Milan, che sempre un derby rimane. Contro chiunque giochi, però, quest'Inter è sempre la stessa: solida, cattiva, concreta. E vince. Pure con un calcio nel sedere alla maledizione del Meazza, ormai un ricordo estivo chiuso sotto l'ombrellone. La conquista di Torino porta via pure quello...

SETTE sono gli uomini cambiati dall'Inter che giocò a Torino nel marzo scorso, e quella versione Stramaccioni. A marzo l'Inter giocò a Torino con Julio Cesar, Maicon, Lucio, Samuel, Nagatomo, Zanetti, Stankovic, Poli, Obi, Milito e Forlan. Oggi, sette interpreti in campo cambiati più altri subentrati (Guarin e Mudingayi). Beh, un applauso per quest'Inter che lascia l'Italia a bocca aperta se lo sono meritato anche Marco Branca e Piero Ausilio, gli uomini che hanno costruito il mercato. Tra mille critiche, accuse, insulti. La mail di redazione di FcInterNews era travolta da nemici giurati di questi due dirigenti. Hanno lasciato parlare il campo. E stanno vincendo loro, perché con un progetto in cantiere l'Inter sorprende già adesso. La rivoluzione c'é stata. E se l'Inter segna con Palacio, inventa con Cassano, spezza con Gargano e para con Handanovic... è anche merito di Branca e Ausilio. Ricordatevi di quei due.

OTTO mesi fa - all'incirca, perché era fine marzo - Andrea Stramaccioni si prendeva la panchina dell'Inter. Un ragazzetto - per dirla alla romana - che si catapultava nel mondo dei grandi. La scommessa di Massimo Moratti e degli uomini della società è stata vinta. Perché a Torino è nato un ciclo, quello di un allenatore che meritava e merita tutta la fiducia di questo mondo. In un giorno, sul campo più difficile d'Italia, vince tre volte: prima spiazza e stritola la Juventus col tridente, roba da coraggiosi veri, inventandosi una marcatura a zona su Pirlo e trovando i cambi perfetti; poi batte anche gli errori arbitrali, che dopo 18 secondi possono pregiudicare il lavoro di settimane e settimane con più porcherie vera e propria. Ciliegina sulla torta, il trionfo mediatico nel post-partita: "Noi abbiamo vinto sul campo". Non una parola sugli episodi di Tagliavento & co. Chapeau, Andrea. Li hai battuti tre volte, un autentico tris. Contro la rivale di sempre.

NOVE sono le vittorie consecutive che ha inanellato questa squadra. Iniziò tutto in una notte a Verona, quando l'allenatore - a detta di qualcuno - traballava e le certezze tattiche venivano sconvolte in una difesa a tre. Il piccolo capolavoro di Andrea Stramaccioni e del suo gruppo di eroi trova coronamento nella partita perfetta di Torino. E adesso, sotto con Belgrado e Bergamo. Senza fermarsi mai.

DIECI a tutti. A Stramaccioni, a questa squadra, alla dirigenza, a una tifoseria che ruggisce perché "ci avete rotto il c...". Ai voli di Handanovic, al bunker alzato da Ranocchia, Samuel e Juan, a Zanetti che ferma Asamoah come fosse un 18enne e a Nagatomo che polverizza Lichtsteiner e trova la benzina per correre pure nel recupero. E poi a Gargano che randella ovunque, a Cambiasso che costruisce, rompe, orchestra e si propone in avanti, a Guarin che impatta sulla partita in maniera stratosferica, alla voglia di non mollare nulla di Mudingayi; a un Palacio che fa l'impossibile come se bevesse un bicchier d'acqua, a Cassano che affronta i soldatini mettendo l'elmetto e a Milito che si regala una serata di quelle in cui nelle fotografie pare un modello, per quanto è meraviglioso vederlo stendersi sul campo sorridente, con lo sguardo pieno d'azzurro sullo sfondo nero della notte. Proprio quei due colori che facevano impazzire Giacinto Facchetti. La dedica di tutta l'Inter è stata proprio per lui. Perché, mai come quando geli Torino, mai come contro chi - purtroppo - ha spesso offeso la sua memoria... "nessun titolo ha più valore, della lealtà e dell'onore". E un ricordo anche all'avvocato Peppino Prisco, per una partita del genere sarebbe impazzito. Loro due la Beneamata la seguono dall'alto: bella, vincente, pulita. Semplicemente, Inter.


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