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Gervasoni da Disney a Fatima. Dal fantozziano Rocchi a Schelotto western. Uno, nessuno e Ricky

di Fabrizio Romano

Ancora una sconfitta, tra mille polemiche. In un rocambolesco 3-4, l'Atalanta la spunta a San Siro contro l'Inter nella bufera per la direzione di gara di Gervasoni. Analizziamo la gara... da Zero a Dieci.

ZERO rigori assegnati all'Inter in ventuno partite. Contro ogni legge della statistica, come ha sottolineato Moratti. E anche contro l'Atalanta, il copione non si smentisce: gli episodi sono chiari, il dito a indicare il dischetto ormai però è diventato una memoria del 3 novembre. Bisogna uccidere in area per fischiare un rigore all'Inter?

UNO contro tutti. Ezequiel Schelotto come indiani e cowboys, un western nel cuore di Milano: ritrova la sua Atalanta e viene puntato come un nemico giurato. Raimondi gli rifila un cazzotto, Cigarini lo punta quando Schelotto prova a farsi giustizia. E allora tutti contro di lui, rincorse e cadute, rissa e mani addosso. Caccia a Ezequiel e poi caccia di Ezequiel, devono intervenire Cordoba e Colantuono. Per chi ha visto Burdisso e Navarro sono briciole, ma si può dire che tra i giocatori dell'Atalanta e Schelotto un certo affetto è rimasto. La squallida rissa da saloon sul prato di San Siro andava francamente evitata: mancava solo la colonna sonora di Morricone, tanto Pazza Inter non c'è più...

DUE attaccanti superstiti alla peste infortuni. Ovvero, l'esperto Rocchi e il giovanissimo Colombi, un ragazzino che però non è ancora pronto per certi palcoscenici. Certo che quando la fortuna ci si mette, c'è poco da fare. Livaja gioca 50 minuti in 6 mesi. Va in prestito a giocare, arriva un altro attaccante (Rocchi). Si fanno male Milito, Palacio e adesso anche Cassano. Avanti un altro.

TRE sconfitte interne di fila. L'arbitro contribuisce in maniera evidente, ma ci sono anche le colpe di un'Inter dalla difesa di burro e dalle poche idee lucide in materia di organizzazione di gioco. Bologna, Juventus, Atalanta. E ripensandoci, sei punti su sei consegnati ai bergamaschi; tre punti su sei consegnati ai felsinei; sei punti su sei consegnati al Siena. E tanti altri buttati. Così non si diventa grandi...

QUATTRO gol in stagione. E farne la metà in una notte sola. La pazza notte di Ricardo Alvarez, dalle stalle alle stelle e poi di nuovo alle stalle. Ma non per colpa sua. Entra e cicca un pallone invitantissimo. San Siro lo sbrana, lui si sveglia e nel secondo tempo è un altro: attivo, pimpante, incisivo. Due gol che per poco non diventano tre. Sembra un giocatore diverso rispetto a quello visto prima, poi il crollo di tutti nel finale con la gentile collaborazione di Gervasoni. Ma resta un Alvarez pirandelliano. Uno, nessuno e Ricky. E finalmente anche qualche gol.

CINQUE - di profonda stima - a Ranocchia e Guarin. Il primo sbaglia continuamente in fase di posizionamento, per Denis entrare nella difesa nerazzurra è rilassante come un buon film al cinema. I pop corn li serve Ranocchia. Non Guarin, troppo confuso: spreca una valanga di palloni, spara cannonate da qualsiasi posizione, ragiona poco sebbene si sforzi tanto. Penalizzato da un ruolo non suo, ma può e deve dare di più. Gestisce male la benzina. Irriconoscibili, entrambi. Desaparecidos.

SEI gol all'Inter in tre gare di Serie A con la maglia dell'Atalanta. Chiamatelo toro German Denis, quando vede il nerazzurro corre e incorna. Si regala una notte magica a San Siro, fa sognare l'Atalanta e quando sente Inter risveglia l'ormone del gol. Se poi la difesa stende il tappeto rosso a un carrarmato...

SETTE falli subiti prima di far prendere un'ammonizione all'avversario. Per Mateo Kovacic vale questa regola, non al contrario dato che Gervasoni lo ammonisce al primo fallo. Il piccolo Mozart però resta sempre l'uomo che ha in tasca la formula magica per far funzionare l'Inter: la accende e la spegne a suo piacimento, qualche pausa naturale ma tanto lavoro di qualità al servizio della squadra. On e off, l'interruttore lo gestisce Mateo.

OTTO all'esultanza di Tommaso Rocchi. Naturale felicità per il traguardo dei 100 gol in Serie A, tanto attesi e finalmente arrivati: una cosa non proprio da tutti, onore a lui. Dà il cuore per l'Inter e quando il pallone entra magicamente in rete con la collaborazione di Ciro Polito, Rocchi sembra Fantozzi alla vittoria della lotteria. Indiavolato, incontrollato, fa il suo gesto tipico poi saltella e tira fuori la lingua. Peccato per come sia andata a finire. Meritava una notte di gloria, in ogni caso quest'Inter-Atalanta non lo dimenticherà. Anche per via di un arbitraggio... fantozziano.

NOVE volte su dieci, quel pallone che capita sul piede di Ranocchia a pochi secondi dalla fine diventa gol. Un messaggino con scritto spingimi, da accomodare gentilmente in rete. Non fosse che Andrea è difensore e non attaccante. E il pallone del pareggio diventa quello dell'ennesima maledizione verso il cielo. Ci sono stagioni che vanno così. Quando a tre metri dalla porta, la svirgoli. Quelle stagioni di cui non vedi l'ora sia in arrivo la fine.

DIECI alla fantasia del signor Gervasoni. Con un'elaborazione mentale che farebbe invidia a Walt Disney, s'inventa dal nulla un rigore mentre l'Atalanta si prepara a battere un calcio d'angolo. Fantasia di Disney con Topolino a confronto è niente. Poi, le occasioni da rigore nell'altra area non le vede e i falli li gestisce a preferenza. Ciliegina? Tre minuti di recupero. Ma la visione sul rigore per l'Atalanta resta degna di un'apparizione a Fatima. Non di entità divine, ma della mano di Walter Samuel. Chi l'ha vista? Chiedete a Gervasoney, anche se per caso disegna personaggi di fantasia: manderebbe in delirio grandi e piccini, proprio come il magnifico Walt. Magari, salutando i campi da gioco per un po'...


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