Inter, 6 giovane! Il 4, numero del capitano, Mancio batte WM
Perdere fa sempre male, soprattutto per il modo in cui la sconfitta contro il Napoli è maturata. I nerazzurri, imbottiti di riserve, hanno tenuto botta contro i titolarissimi del Napoli fino al 94° minuto per poi vedersi sfuggire i supplementari dalle mani per un gol “da polli” (Mancini dixit). In questo appuntamento con “Da Zero a Dieci” andiamo a snocciolare i numeri che hanno caratterizzato la gara del San Paolo.
ZERO – Le volte in cui, nell'era Mazzarri, l'Inter aveva perso tre partite in fila. Nessun paragone, solo un mero dato statistico: Mancini ha fatto in pochi mesi quello che a Mazzarri in un anno e mezzo non era riuscito. Le circostanze sono strane, due partite perse all'ultimo e una gara storta contro il Sassuolo. Non è da questo che si giudica l'operato di Mancini, né lo si vuole paragonare a quello di Mazzarri: serve solo a far capire come i numeri servono, ma non raccontano tutto alle volte.
UNO – Per la prima volta da allenatore dell'Inter Roberto Mancini non raggiunge la finale della competizione nazionale. Questa era una delle vie per garantirsi l'ingresso in Europa e Mancio era l'uomo giusto, visto il curriculum, per poterci riuscire. Per la prima volta, però, nemmeno il Re di Coppa è riuscito a ottenere questo traguardo.
DUE – Le occasioni nelle ultime tre gare in cui il gol vittoria per gli avversari dell'Inter arriva nel recupero. Contro il Torino e contro il Napoli i nerazzurri pagano la propria mancanza di concentrazione, refrain solito di questa stagione. Higuain come Moretti, il risultato è sempre lo stesso: 1-0 per gli avversari e tanti rimpianti.
TRE – L'Inter ha avuto tre palle gol nella partita e in tutte e tre c'è lo zampino di Mauro Icardi. Nel primo tempo centra un palo che avrebbe potuto cambiare la partita dopo soli 12 minuti, nel secondo tempo si trasforma in assist man prima per Puscas (su cui si supera Andujar) e per Hernanes. C'è chi gli chiede di portare rispetto, ma la realtà è che l'attaccante argentino è troppo bistrattato per gli atteggiamenti che con il calcio hanno poco a che fare e poco valorizzato per i suoi reali meriti.
QUATTRO – Il voto unanime che è stato assegnato a Ranocchia. Fino all'anno scorso questo numero era quello che il capitano dell'Inter portava sulla maglia, quest'anno, in più di un'occasione è quello che il capitano ha in pagella. Male nel primo tempo, leggermente meglio nel secondo salvo vanificare tutto cercando un anticipo insensato sulla rimessa lunga di Ghoulam che, oltre al gol e all'eliminazione, gli costa la fine della pazienza di moltissimi tifosi che sui social in queste ore hanno identificato in lui il capro espiatorio.
CINQUE – I passaggi sbagliati nella serata da Marcelo Brozovic in 90 minuti. Al suo esordio da titolare l'ex Dinamo Zagabria mostra ottima personalità: inizia bene, concludendo anche verso la porta, poi si perde anche per la poca condizione atletica. Tutto sommato il croato si districa bene: un raggio di sole in fondo al tunnel.
SEI – I giocatori nati dopo il 1991 presenti nella formazione titolare dell'Inter. Il più vecchio, fra questi, era Davide Santon, alla prima dopo il suo ritorno a Milano, mentre il più giovane è George Puscas che bene ha fatto tutto sommato vista l'importanza della gara e la caratura dell'avversario. Va anche vicino al gol, ma Andujar gli nega la gioia personale. Più della metà della squadra è nata nell'ultimo decennio del 20° secolo, un buon viatico da cui ripartire.
SETTE – Le parate di Carrizo nella gara del San Paolo. Questo è un altro dato da sviscerare: ben sei interventi sono nei primi quarantacinque minuti e il solo della ripresa avviene su un tiro centrale. Questo dimostra come l'Inter non abbia per nulla sofferto nel secondo tempo e abbia retto nel primo nonostante la mole di palle gol create dai partenopei.
OTTO – Nel primo tempo in ben otto occasioni gli uomini di Benitez hanno avuto la chance di segnare: 3 a firma Higuain, 3 per Hamsik e una per Koulibaly e Britos. Sette di queste arrivano dopo 25° minuto, momento di massima spinta dei partenopei. Se da un lato si può sorridere pensando al fatto che l'Inter non abbia subito reti nonostante tutte queste palle gol, dall'altra deve far riflettere la facilità con cui gli avversari si rendano pericolosi.
NOVE – I minuti risparmiati a Davide Santon nella gara del San Paolo. Nell'imminente prepartita aveva dichiarato di non avere i 90 i minuti nelle gambe, ma alla fine ben si comporta pur giocandone 86 su 95. Attento in copertura, propositivo a tratti in fase offensiva. Utilizzato sulla destra desta una buona impressione e fa capire che per quel ruolo, contumacia Jonathan e scarsa condizione degli altri, lui è un candidato serio.
DIECI – I tiri dell'Inter sui tredici totali che non hanno inquadrato lo specchio della porta difesa da Andujar. Il dato è presto spiegato: se la squadra fa movimento, il tiro lo specchio lo può centrare, se invece ci si affida ad azioni personali e tiri da lontano il risultato è ben diverso, a meno che non si verifichi una serie di congiunzioni astrali mai rare a questi livelli.