L'Inter ha un faro, è il dieci. Palacio da solo meglio del Chievo
Torna alla vittoria l'Inter in quel di Verona grazie al 2-0 sul Chievo e si rilancia nella lunga corsa al terzo posto, attualmente appannaggio di Lazio e Genoa. Tanti gli spunti forniti dal match di ieri sera che andremo a ripercorrere nel conseuto appuntamento con "Da Zero a Dieci".
ZERO - I gol subiti dall'Inter al Bentegodi e questa è la prima volta che accade da quando Roberto Mancini è tornato sulla panchina nerazzurra. Le occasioni per il Chievo non sono sicuramente mancate, ma il fatto di uscire da un campo attualmente ostico con la porta inviolata non può che fare bene al morale dell'undici di Mancini.
UNO - I tiri del tandem Palacio-Icardi, effettuato da Maurito e finito molto lontano dalla porta difesa da Bizzarri. Uno è anche il tiro effettuato da Osvaldo, anch'esso ben al di fuori dello specchio della porta clivense. L'Inter torna alla vittoria, ma proseguono i problemi dell'attacco nerazzurro che fatica a trovare non solo il gol, ma anche le occasioni per andare in rete.
DUE - Le reti segnate in trasferta da Mateo Kovacic che si ripete dopo il gol a Palermo. Il croato spezza il digiuno che proseguiva dalla gara contro il Sassuolo e con la seconda rete stagionale eguaglia il numero di reti siglate in trasferta dai tre attaccanti della rosa dell'Inter.
TRE - I gol segnati da Andrea Ranocchia al Chievo Verona in carriera. Continua la vena realizzativa del capitano umbro che timbra il cartellino per la seconda trasferta consecutiva dopo Roma e regala la serenità ai compagni. Tra l'altro, contro la squadra a cui ha segnato il primo gol in carriera ai tempi del Bari.
QUATTRO - I passaggi chiave di Rodrigo Palacio nel corso della gara. In ben quattro occasioni El Trenza ha liberato al tiro i propri compagni, senza che però essi concretizzassero. Da solo l'argentino, che non ha ancora segnato nei 998 minuti sin qui giocati, ha creato più chance di tutto il Chievo.
CINQUE - La serie di risultati negativi interrotta dall'Inter contro i clivensi. Nella giornata in cui si è ricompattata ancora di più la classifica era necessaria una vittoria per rilanciarsi in questa lunghissima volata. Il rimpianto per alcune delle cinque partite non vinte rimane tanto, anche perché avrebbero potuto consegnare una classifica completamente diversa, ma adesso bisogna ripartire da qui.
SEI - I punti che distanziano l'Inter dal terzo posto. Come già detto in precedenza è un peccato non aver concretizzato alcune situazioni per cambiare la classifica, ma va anche ammesso che con un rendimento così negativo per l'Inter è ancora un affare essere a così poca distanza dall'ultimo posto utile per i preliminari di Champions League.
SETTE - Il voto in pagella per Samir Handanovic. Avrà preso un ammonizione per perdita di tempo al 44° minuto del primo tempo, ma è una piccolissima macchia nella sua partita quasi perfetta. Due parate salva risultato e tanta sicurezza trasmessa al reparto anche nei pochi momenti di sofferenza. Questa volta non ci sono errori individuali a costringerlo a raccogliere il pallone da dentro la rete e torna ad abbassare la saracinesca anche in campionato.
OTTO - I passaggi sbagliati da Gary Medel che abbassa la sua media stagionale di disimpegni riusciti con l'85% del Bentegodi. Qualche attimo di fatica nell'abituarsi al ruolo di mediano nel centrocampo a tre disposto da Mancini e la manovra ne risente, ma appena entra in partita e dopo l'inserimento di M'Vila fa vedere il motivo per cui è arrivato a Milano.
NOVE - I giocatori coinvolti nel gol di Kovacic. A parte Rodrigo Palacio e Samir Handanovic, tutti gli altri sono entrati nell'azione della rete del croato. Ottima manovra dell'Inter che ha fatto vedere qualche sprazzo di bel gioco che, se unito al risultato, non può che fare bene alla squadra.
DIECI - Non poteva che essere lui a risollevare le sorti dell'Inter, Mateo Kovacic. Non più tardi di una settimana dalle dichiarazioni in cui affermava che i nerazzurri non fossero attrezzati per il terzo posto, il croato dà una carica all'ambiente interista sbloccando una gara difficile e facendo capire che il faro di questa squadra, emotivo e tecnico, ha un nome e un cognome: quelli del maghetto di Linz.