Mazzoleni? Il solito! E c'è un motivo. Occhi inutili, polmoni vendesi e le due maledizioni
L'Inter perde ancora in trasferta, tra sfortuna e pessimo arbitraggio, contro la Lazio. Il gol di Klose condanna i nerazzurri all'1-0 finale. Analizziamo la gara... da Zero a Dieci.
ZERO sono i rigori assegnati all'Inter dopo quello di Torino. E di mezzo ci va sempre Andrea Ranocchia. Col Cagliari un rigore clamoroso non fischiato, con la Lazio è la belva Ciani a stenderlo senza neanche curarsi del pallone. Fischio dell'arbitro? Neanche per sogno. La maledizione dello Juventus Stadium si sconta dagli undici metri. Un prezzo da pagare...
UNO al signor Mazzoleni della sezione di Bergamo. Con lui si può fare come al bar: si va al bancone e si chiede il solito. Un disastro nella gestione complessiva della gara, dai cartellini tirati fuori senza senso (Gargano per un fallo che in Inghilterra neanche guardano viene ammonito, prima di lui interventi durissimi tollerati) fino al capolavoro del rigore. Passando per una piccola curiosità: perché fischia il fallo di Milito su Biava, un contatto su cui il difensore biancoceleste va giù come una ballerina? Semplice, perché c'era Klose a terra dall'altra parte del campo. Se avesse segnato Cassano tutto solo ci avrebbe rimesso lui. Ma le regole parlano chiaro, sarebbe stato giusto così. E invece, un contatto minimo vale un fischio. E tutti contenti. Vero, Mazzoleni? Un fischietto scarso con un difetto tremendo: non ha personalità.
DUE i pali che colpisce l'Inter, nel momento di massima spinta. Una sfortuna cronica, tremenda, spietata quando basterebbero pochi centimetri per uscire dall'Olimpico magari con tre punti in tasca. Questo è il calcio. Maledetti legni...
TRE sconfitte consecutive in trasferta, arrivano per l'Inter. Questa di Roma è sicuramente la meno dolorosa, perché figlia di tanta sfortuna e contro una Lazio che ha dimostrato di essere squadre decisamente valida. Ma dopo la vittoria sulla Juventus, qualcosa non gira più. Bisogna invertire la rotta al più presto, anche se il prossimo appuntamento nel gelo di Udine non sarà per nulla agevole.
QUATTRO sono i polmoni di Fredy Guarin. Da vendere. Corre per tre, prende per mano l'Inter, cerca continuamente di creare pericoli anche in un primo tempo in cui l'attacco nerazzurro è un deserto. Fredy è l'oasi, le prova tutte e poi prende anche il palo nella ripresa. Un campione vero. Irrinunciabile.
CINQUE all'Inter del primo tempo. Quasi spaventosa la nullità offensiva della squadra, che però in compenso regge bene dietro contro una Lazio che punge sugli esterni e spende tanto. La rivoluzione tattica nella ripresa paga, la zampata decisiva si è fermata sui legni.
SEI a Rodrigo Palacio. Di cui non parla nessuno solo perché l'Inter perde, ma cambia il volto alla squadra. Stramaccioni lo butta dentro, schierato largo. L'argentino fa il terzino e l'ala, macina la fascia e dà l'anima. Preziosissimo e da elogiare.
SETTE, maledetti punti di distanza potrebbero dividere a ore la Juventus e l'Inter. Nei momenti decisivi, la squadra di Stramaccioni dopo la notte magica di Torino ha perso occasioni importanti. E adesso paga il conto. Salatissimo. Perché è giunta l'ora di guardarsi indietro...
OTTO al gesto tecnico di Miroslav Klose che vale la condanna dell'Inter. Un colpo da campione vero, il tedesco zoppicante castiga con un taglio da fuoriclasse. Ranocchia si prende le colpe, ma quando hai Klose davanti è davvero dura. Onore a lui.
NOVE punti persi contro le squadre romane. Andrea Stramaccioni, core de Roma, tradito dalla sua amata Capitale. Da quando siede sulla panchina dell'Inter, un'altra maledizione. Questa sotto l'ombra del Colosseo: due volte con la Lazio, una con la Roma, tre sconfitte. Appuntamento all'Olimpico contro Zeman per sfatare il tabù.
DIECI occhi non servono a nulla. Il verdetto degli arbitri di porta è ancora una volta chiarissimo. L'arbitro, i due guardalinee, i due arbitri di porta. Nessuno in grado di vedere la trattenuta di Ciani su Ranocchia, come nessuno lo fu per il fallo di Astori sullo stesso Andrea col Cagliari. L'ennesima porcheria all'italiana, dove si prova a far credere che cambi tutto. Quando in realtà... non cambia mai nulla.