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Play inventati: allarme rosso. Errori fantozziani, il molleggiato e Guarin merita la numero 10?

di Fabrizio Romano

Pareggio stentato in casa contro il Genoa per l'Inter, che chiude il proprio 2012 con un 1-1 grazie a Cambiasso che pareggia la rete di Immobile. Analizziamo la gara... da Zero a Dieci.

ZERO sono i gol di Rodrigo Palacio nel mese di dicembre. Un dato non preoccupante ma significativo di come sia il potenziale offensivo quello che sta terribilmente mancando all'Inter. Un dicembre da incubo per Rodrigo, sfortunato e spesso impreciso. Contro il suo ex Genoa spreca tantissimo, Milito e Cassano fanno ben poco di più e il risultato è pura sterilità.

UNO è il punticino arrivato contro Genoa e Siena, le due ultime della classe. Affrontate entrambe in casa, il bottino doveva essere decisamente diverso. Un punto su sei a disposizione, cinque buttati, si sarebbe a meno quattro dalla Juventus con uno scontro diretto da giocare in casa. Ma finché col Genoa l'Inter è quella macchinosa e scostante vista ieri a San Siro...

DUE sono gli errori decisivi di Andrea Ranocchia nelle ultime due gare. Un vero peccato, perché anche col Genoa come a Roma c'è la sola sbavatura pesantissima a rovinare una prestazione da standing ovation. Stende il tappeto rosso a Immobile che vale l'uno a zero, ma gli interventi provvidenziali fino a quel momento vanno comunque considerati. Può crescere ancora tantissimo.

TRE centimetri dalla porta. La distanza da cui Marko Livaja riesce a sbagliare il 2-1 è quasi da partita fantozziana, impreciso e poco freddo più che sfortunato. Ma un classe 1993 lanciato in una gara simile non può prendersi le colpe. Perché il problema dell'Inter non sta in quel tiro sbagliato. Bravo Stramaccioni a difenderlo, ma una punta va presa. Al più presto.

QUATTRO e mezzo in pagella per Ricardo Alvarez. Stramaccioni lo lancia a sorpresa a guarnire il tridente pesante, lui è tenero come un molleggiato e non riesce a incidere. Proprio nel giorno in cui era chiamato a fare un altro passo avanti dopo la buona gara in Coppa contro l'Hellas, ne fa due indietro e pure esce per infortunio alla mezz'ora. Ricordate quando Ranieri diceva: "Deve cambiare il chip"? Siamo ancora a quel punto.

CINQUE al playmaker improvvisato. C'è Cristian Chivu, una sorpresa già tirata fuori nelle scorse stagioni, in realtà più un allarme rosso in sede di mercato. A questa Inter serve maledettamente qualcuno coi piedi sopraffini che costruisca il gioco, Chivu deve fare il difensore. Non ha i tempi per gestire la manovra e non è assolutamente colpa sua.

SEI pieno a Esteban Cambiasso, l'ultimo ad arrendersi nella ripresa. Non molla un centimetro, le prova tutte e alla fine punisce Frey con una frustata di testa che vale il pareggio. Cerca anche di ribadire in rete dopo l'errore di Livaja, prova a prendere per mano l'Inter. Non dovrebbe essere lui a farlo visto il ruolo, ma merita applausi nonostante la mediana abbia avuto lunghe pause durante la gara.

SETTE a una figura che era mancata terribilmente. Ivan Ramiro Cordoba che va a sedare i fischi per Alvarez e chiamare gli applausi è la cartolina della sua importanza per questo gruppo, una figura fondamentale. Dai tempi di Oriali mancava proprio questo anello di legame tra squadra e esterno. Ivan è l'uomo giusto al posto giusto. Bravissimo a difendere l'argentino dopo una prestazione negativa, ma ormai il massacro di massa sta divendando ad honorem. E non va bene.

OTTO sono i palloni persi da Walter Gargano. Fischiarlo però è un qualcosa di decisamente ingeneroso. Walter è chiamato a fare il costruttore di gioco quando è un distruttore. Corre senza mai mollare un centimetro nel deserto della mediana nerazzurra, il Genoa prova ad approfittarne e solo in poche occasioni ci riesce. E quanti palloni anche recuperati, per lui. Prezioso a prescindere, se avesse accanto un play vero.

NOVE punti distanziano l'Inter dalla Juventus. Un abisso ormai insormontabile, se non tramite suicidi di massa dalle parti di Torino. La continuità bianconera è già di per sé difficilmente eguagliabile, se poi contro il Genoa arriva un - giusto - pareggio, allora meriti di accantonare i sogni tricolore.

DIECI è il numero che meriterebbe sulle spalle Fredy Guarin. Manca lui, basta un modestissimo Genoa e si spegne la luce: il centrocampo non ha idee né anima, Cambiasso canta e porta la croce, l'energia devastante di Fredy manca come il pane. Con Sneijder alla porta, quella maglia gloriosa la merita lui, che sputa il sangue ed è il vero uomo in più di questa Inter.


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