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Un pazzo in tribuna! Nel gelo, baby Rooney cresce e il prof ha un secchione

di Fabrizio Romano

Un 2-2 a San Siro tra Inter e Neftchi in un match insignificante ai fini della classifica del girone di Europa League, che l'Inter chiude da seconda in classifica. Per i nerazzurri, doppietta di Livaja. Analizziamo la gara... da Zero a Dieci.

ZERO al pazzo in tribuna, a San Siro. In primo anello arancio, dove vengono aggregati anche i dieci (o poco più) tifosi arrivati da Baku al seguito del Neftchi, c'è anche un pittoresco personaggio letteralmente scatenato. San Siro è un sogno che fa luccicare gli occhi, ai gol azeri non si trattiene e tra le urla degli altri tifosi del Neftchi balla, urla, canta, accende fumogeni ed esulta. Il tutto, senza maglietta nel freddo milanese. Cosa non si fa per amore...

UNO al signor Emir Aleckovic e ai suoi assistenti. Un Rocchi o Tagliavento in pratico formato bosniaco che regala perle in Europa League: rigore clamoroso non fischiato a Cassano, gol fantasma con pallone palesemente dentro non assegnato a Livaja. Toccherà abituarsi.

DUE sono gli altri esordi dei giovani nella notte d'Europa. Tocca a Simone Pasa e Andrea Bandini, entrambi decisamente positivi nel palcoscenico di San Siro. Il primo è duttile tra centrocampo e difesa (meglio in quest'ultima posizione), il secondo subentra bene a Jonathan e piace sulla fascia per ordine e semplicità di giocate. Siamo a quota dodici nella gestione Stramaccioni. Tanti e bravi, orgoglio di una società che sui giovani ci punta. Per davvero.

TRE gradi avvolgono San Siro nella serata europea. Una sfida già insignificante di per sé, con il primo vero gelo che si abbatte su Milano e dà un retrogusto speciale alla gara. Ci pensa un'Inter giovane e frizzante a far scongelare le mani dei (pochi) tifosi presenti, offrendo spesso applausi.

QUATTRO sono i gol segnati da Marko Livaja in questa Europa League. Di cui una doppietta proprio al Neftchi. Livaja è letteralmente scatenato: rientra a recuperare palla, gioca da boa davanti, segna e prova a far segnare. Il baby Rooney, come lo ha definito Giampaolo che lo allenò a Cesena, cresce e studia da vice-Milito. Un '93 che dimostra come con l'impegno si possa fare bene. E in realtà avrebbe segnato anche il quinto gol, quello della tripletta, se solo gli arbitri in campo facessero il proprio dovere o il signor Platini si svegliasse con il sostegno di un sensore...

CINQUE a Philippe Coutinho. Naturalmente non una bocciatura, semplicemente un rimandato alla prossima. L'appuntamento non è esaltante, Cou prova a cercare più volte la giocata. Gli riesce poco spesso, cala alla distanza fino a sparire. Non lo aiuta il freddo, né un'Inter poco ordinata dove punge solo nel discreto primo tempo giocato.

SEI pieno alla gestione dell'Europa League da parte dell'Inter. La qualificazione centrata con due giornate d'anticipo, tanti giovani all'esordio che hanno mosso i primi passi, la convinzione di voler andare avanti senza paura. Tutto riuscito, peccato solo per la sfortunata parentesi di Kazan che costa il primo posto nel girone mancato e il conseguente 7 in pagella.

SETTE a Marco Benassi, il play della baby Inter di Stramaccioni. Rilanciato dopo l'ottima prestazione al debutto col Rubin, il centrocampista modenese si lascia intontire dall'immensità di San Siro solo per due minuti. Pronti-via, gioca una partita lineare e precisa, senza sbavature e sempre convincente nei tocchi e nelle idee. Si prende il centrocampo senza paura, leadership difficile da trovare in un classe '94. Umiltà, lavoro e la bravura nella semplicità tipica del giocatore vero. Cambiasso lo prende per mano, gli lancia consigli formato urla in continuazione, quasi gli dice anche quando deve respirare. Benassi risponde, imposta, non ha paura. Il professore tra tanti bravi allievi ha trovato un secchione?

OTTO alla conclusione di Saygov per il momentaneo 1-1. Una perla quasi imparabile per Belec, una freccia che si conficca dove arrivare è cosa proibita. Complimenti a lui, ultimo ad arrendersi in un Neftchi che per qualità tecnica sta in Europa come un neonato all'Università.

NOVE al professor Cambiasso. Perché quando Stramaccioni diceva che "i giovani vanno inseriti, ma non lasciati allo sbando", intendeva proprio questo. Piazza il Cuchu in difesa centrale a fare da maestro e consigliere, Esteban sale in cattedra e tutti rispondono presenti all'appello. Tra un'indicazione e l'altra, Cambiasso trova il tempo di fermare gli avversari e organizzare i reparti. Tranquillizza i giovani, accende la luce in un'Inter inedita. Semplicemente professore.

DIECI a chi c'era a San Siro. Non era da tutti, in una gara che contava nulla e nel freddo al sapore natalizio, per di più in una competizione oggettivamente triste e poco esaltante quanto la tipica chiacchierata con la suocera prima del cenone di Natale. I tifosi dell'Inter però hanno risposto presenti, hanno fatto sentire il loro sostegno. Dalla solita Curva in giù, non tanti ma affamati di Inter. Sempre, ovunque e comunque. Senza necessità di appelli, pensando a chi ne ha fatti persino per un derby (!). Questo vuol dire amarla.


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