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8/11/2011. Il giorno del giudizio

di Giorgio Ravaioli

Non hanno avuto molta voglia di commentare. Anzi se ne sono stati zitti, ammutoliti dal tracollo. L'ex temutissimo d.g juventino non ha avuto nemmeno la forza di piagnucolare, attivita' consueta nei momenti emotivamente piu' sentiti. La strana sorte che ha colpito i due  - in piu' casi dichiaratisi reciprocmente solidali - esemplari della repubblica politico-mediatico-pallonara, a distanza di poche ore li ha resi parchi anche di espressioni non verbali. Il sorriso sardonico di sfida, il sigillo dello slogan compulsivamente ripetuto tra le macchine a spalla degli operatori televisivi, il reticolato dei comportamenti atti ad inoculare un senso di intoccabilita' nell'opinione pubblica, di tutto cio' cosa e' restato? Non ci sara' il bis per i grandi sconfitti non solo di giornata, ma di un'epoca, il sipario si e' chiuso davanti a loro definitivamente. Vittime di un complotto, male interpretati o simultaneamente jellati? No, molto piu' prosaicamente non sono stati creduti. L'uno, aveva fatto votare in Parlamento che la bella Ruby era la nipote di Mubarak, l'altro che le schede svizzere erano state distribuite ad una scuderia di arbitri, guardalinee e designatori per parlare di calciomercato al riparo dalle portentose diavolerie della contraerea dell'etere orchestrata dai maggiorenti nerazzurri, bunkerizzata nelle sale di ascolto della Telecom. Gli e' andata male, ed e' andata forse peggio ad un contorno umano, fatto di saltimbanchi-trombettieri, di mestatori, di reduci irriducibili, di un personale raccattato nei media predisposto perfino a portare avanti con altrettanta ed altrettale arroganza quelle tesi impropononibili, incuranti dell'intelligenza altrui, che, grazie all'ampiezza smodata della cassa di risonanza e della forza tenorile del coro, si sono insinuate nella coscienza di gente per lo piu' semplice e quindi malleabile ed arruolabile.

Oggi il paese che rimane risulta cosi' spaccato, dilaniato dall'ipoteca che lasciano e dalle responsabilita' di questo coacervo di forze prive di un qualsiasi senso di appartenenza comune. Abbarbiccati fino all'ultimo appiglio alla custodia e alla perpetuazione del proprio ruolo di supporto facendone scapitare la dignita' innanzitutto della nostra immagine, sportiva non, dinanzi al giudizio del globo. Anche il metodo, chiamiamolo difensivo, si e' specularmente articolato. La fanghiglia del cosidetto "metodo Boffo" da schizzare nell'un caso contro gli avversatori come rappresaglia ex post e avvertimento per chiunque ex ante, la formula del "cosi' fan tutti" realizzata con la menzogna, per lo piu' compendio manipolato di sbobinatura, volta ad ottenbrare la realta', gabellando coi sopra citati serventi al pezzo come pari illeciti i tentativi di far valere il diritto a respirare nell'atmosfera resa irrespirabile da lustri di impunita' di un galantuomo come  Giacinto Facchetti. Oscurare le menti, azzerare la coscienza critica far apparire tutto fosco, tutto buio ed indistinto come nella notte hegeliana nella quale "le vacche sono tutte nere e i gatti tutti bigi".

Soffermandoci allora sul punto di caduta del  processo di Napoli e' lecito chiederci non gia' se avra' l'effetto magari un giorno di ricomporre i pezzi in cui il mondo del calcio si trova affastellato - ci vorranno generazioni se va bene - ma se e quali anticorpi sapra' produrre all'interno di un sistema che continua a  fabbricare inginocchiatoi da porre al cospetto di potenti e potentati. Camaleonti sfrontati e incalliti, i soliti noti di casa Fiat  hanno dato intanto un segno immediato di quel che ci dobbiamo aspettare, accogliendo la sentenza di martedi-umiliante memento di un decennio e piu' di storia bianconera - come un trionfo, inossidabili alla vergona come l'acciaio improvvidamente usato per costruire a nostre spese il loro stadio. Anche nella piu' tartufesca delle rappresentazioni, mai ci saremmo attesi un tale tempismo nella contraffazione. Ma, appunto, tutto cio' non puo' che indurre univoci presagi per un futuro di ulteriori fratture, di rivendizazioni strampalate e stravaganti, col solito codazzo di grilli parlanti atteggiantisi a vedette dalla prospettiva sopra elevata del proprio inginocchiatoio.

Il susseguirsi di evoluzioni, di tuffi carpiati e ritornati nel passato, di riabilitazioni ad orologeria e a scadenza come mozzarelle, ci terra' compagnia in un tripidio di attacchi contro chi ha il principale torto di non essere affatto come loro, di riconoscere come propria icona non il trafficone spietato, matricolato e condannato ma il galantuomo ammirato in tutto il mondo. Nel frattempo, e torniamo all'attualita', il codazzo di prima, quello che diceva "dopo il processo di Napoli ci divertiremo" e' rimasto deluso. La sentenza cosi' com'e' non va bene. Anzi cosi' non vale. E' una sentenza politica, un gombloddo ecc. Si, perche' la legittimita' di qualsiasi atto dipende dal fatto che sia a loro congeniale, per cui la relazione di Palazzi ha valore di condanna definitiva, ma una sentenza pronunciata in nome del popolo italiano no, come del resto quella"abbreviata" di Giraudo e compagnia cantante, mi correggo, omertosa.

Noi appassionati di calcio, ancor prima che aggregati nerazzurri, viviamo gli ultimi eventi col distacco di chi si e' messo alle spalle un passato che non aveva necessita' di alcuna certificazione derivante da una sentenza tanto netta per rendere noti i propri paludosi contorni. E, per quanto sopra trattato, sappiamo anche che siamo destinati ad affrontare i giorni a venire con la guardia alta, pronti a ribattere colpo su colpo alle mosse spregiudicate di un avversario che muta le proprie sembianze a seconda dell'esigenza per dar sfogo alla propria prepotenza. Col solito cinismo, promuovendo o bruciando il fauche' del momento ma rimanendo di fatto sempre lo stesso contro cui cinquant'anni fa urgeva la protesta estrema di schierare  la formazione primavera.  Ma per un giorno lasciateci pensare che anche solo per un giorno l'8/11/2011 c'e' stato un giorno che ci ha fatto sentire il nostro paese piu' somigliante a noi che a loro.

P.S. Lontano dai flash posizionati sul Giudice Casoria, dal plotone di avvocati, di trascrittori di nastri magnetici, di attachès variopinti, l'ex guardalinee Puglisi apprendeva dalla tv di essere stato condannato ad un anno di reclusione.Lo sguardo attonito, la mano tremula e  il maccherone che stava portando alla bocca, ribellandosi indignato al giudizio, precipita sul petto, macchiando indelebilmente la scritta Fly Emirates. Danno giudiziario e beffa al pomodoro: l'uomo e' distrutto. Sollecitiamo chi di dovere a fornirgli l'ennesima maglia in sostituzione della divisa non piu' indossabile.


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