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A giugno rifondazione, ma ora? Cinque mosse per salvare il salvabile

di Guglielmo Cannavale

Dopo una sconfitta come quella di Roma, sarebbe meglio non parlare per mesi e rimanere in silenzio. Trovare le parole per commentare la partita dell'Inter risulta difficile, perché è mancato tutto. L'Inter avrebbe fatto meglio a non scendere in campo, il risultato sarebbe stato lo stesso. Logico, dunque, che dopo la partita giornali, tv e tifosi si siano scatenati in un gioco al massacro contro i nerazzurri. Credo che anche i giocatori e l'allenatore siano consapevoli che la prestazione di domenica non sia stata proponibile.

Secondo me, invece, per la corsa al terzo posto, sono più pesanti i 5 punti persi contro Lecce e Palermo. Due partite abbordabilissime che abbiamo gettato via per motivi diversi, una sprecando tantissimo nel primo tempo, l'altra facendoci rimontare a pochi minuti dalla fine. I segnali negativi che potevano preannunciare il disastro contro la Roma si erano già visti nelle precedenti partite, ma una sconfitta di tali dimensioni probabilmente non se la sarebbe aspettata neanche un tifoso giallorosso. Le cause di un simile disasatro sono tante: mercato non all'altezza, condizione fisica in calando, così come sono in calo le motivazioni dopo il filotto di 7 partite derby incluso (neanche avessimo vinto uno scudetto), e una rosa con lacune e avanti con l'età. Le colpe di Ranieri ci sono, ma non può essere l'unico né il maggiore responsabile. Con Castellazzi, Cordoba, Ranocchia, Chivu, Poli, Faraoni e Castaignos in panchina c'era davvero poco da inventare.

La rosa è questa e non si può cambiare, l'allenatore è questo e cambiarlo sarebbe una pazzia, il mercato è finito e non si può tornare indietro. Cosa si può fare? Ci lasciamo trascinare nel baratro aspettando la fine del campionato per poi fare la rivoluzione (obbligata)? Serve a qualcosa lamentarsi e insultare società, allenatore e giocatori? Ora no. Mi sono fatto l'idea che l'Inter vista a Roma sia un po' come un bambino che lascia la verifica in bianco. I genitori possono insultarlo, ma il bambino perderà ancora di più le motivazioni e sarà sfiduciato. Oppure i genitori possono spiegargli dove ha sbagliato e incoraggiarlo a fare meglio. Lo so, sembra una cosa ridicola e potevo risparmiarmela. Però ora bisogna pensare a come risollevare l'Inter. Impresa non facile, ma ci siamo rialzati tante volte.

Punto primo: non pensare a giugno. Mancano 16 partite alla fine del campionato (più due, minimo, di Champions), non possiamo pensare che la stagione sia finita. E' giusto però che la società inizi a pianificare la prossima stagione senza perdere tempo. L'Inter è da rifondare e serve un progetto nuovo. Questi mesi serviranno per capire meglio, ma molte cose dovrebbero essere già decise. Comunque vadano le cose, serviranno cambiamenti drastici. Moratti deve pensarci ora, noi no, alle rivoluzione pensiamoci a giugno, ci sarà tempo. I giocatori invece devono solo impegnarsi al massimo e lottare in ogni partita: è il minimo. 

Punto secondo: puntare con decisione al terzo posto. Il ridimensionamento, anche degli obiettivi, è purtroppo necessario: la zona Champions diventa l'obiettivo stagionale. Ormai l'unico, considerando che la Champions League è fuori portata. Per arrivare in Champions l'anno prossimo dobbiamo fare meglio di Udinese, Lazio, Roma e Napoli. Per farlo, bisognerà di sicuro far bene e vincere molto, perchè non sarà facile. Non dobbiamo pensare più all'Inter come ad una corazzata (per quanto tempo ancora?), ma provare a vincere con umiltà ogni partita, perché ora ogni partita è difficile.

Punto terzo: vincere tutte le partite in casa. Si può chiamare anche effetto Leonardo, che aveva reso San Siro un fortino inespugnabile. Da qui alla fine l'Inter giocherà contro (in ordine) Novara, Bologna, Catania, Atalanta, Genoa, Siena, Cesena e Milan. A parte il derby che è una storia a parte, sono tutte partite da vincere a ogni costo senza passi falsi. Queste 7 partite porterebbero alla classifica nerazzurra 21 punti. Più qualche pareggio e colpo in trasferta, vorrebbe dire terzo posto. Qualche sconfitta, purtroppo, dobbiamo metterla in preventivo (anche qui: fino a quando? Siamo l'Inter, non possiamo rassegnarci a perdere). Se non dovessimo fallire una o più di queste facili partiti in casa, l'esclusione dalla Champions l'anno prossimo sarebbe meritata.

Punto quarto: come vincere a San Siro. Il primo aiuto dovrà arrivare non dai tifosi, ma dalla squadra. I giocatori dovranno scendere in campo per vincere fin da subito, senza concedere il primo tempo (come spesso capita) agli avversari. Entrare in campo decisi e provare a portarsi subito in vantaggio per mettere in discesa la partita: questo dev'essere l'ordine. Poi toccherà ai tifosi, che dovranno essere trascinati da una squadra arrembante. Ma qualora le cose non dovessero andare bene (ipotesi più prevedibile), dovrebbero essere i tifosi a trascinare la squadra. E non sono i soliti moralismi.

Punto quinto: rivedere le tattiche. Ranieri nell'ultima partita contro la Roma non aveva alternative. Ma nei prossimi giorni torneranno Sneijder, Alvarez e Forlan. Tra qualche settimana anche Guarin e forse Stankovic. Con questi giocatori (ovviamente sperando che siano in forma e motivati) Ranieri potrebbe cambiare modulo. Le ipotesi sono tante e il mister sa che non può rischiare troppo. Il passaggio al rombo, infatti, ha rotto gli equilibri della squadra. Tra i possibili nuovi moduli c'è il 4-3-2-1 con Alvarez e Sneijder alle spalle di Milito (Pazzini è impresentabile nelle ultime uscite). Oppure un 4-2-3-1 con Palombo e Cambiasso a fare da diga dietro a Sneijder, Alvarez, Forlan e Milito. Il 4-4-2, dopo i successi iniziali, sembra aver perso la sua efficacia. Da ritrovare anche e soprattutto la difesa, che ha subito 8 gol in due gare. Ma Lucio e Samuel hanno giocato sia contro il Milan che contro la Roma e i risultati sono stati opposti. Quindi non è solo colpa dei singoli, ma è tutta la squadra che deve ritrovare forma, gioco, equilibrio e risultati. C'è ancora tempo per farlo, c'è una Champions da giocare e da onorare (mai più come contro lo Schalke, si spera). La stagione non è ancora finita, poi a giugno penseremo alla rifondazione. 


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