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A qualcuno piace il mercato aperto tutto l'anno

di Mattia Zangari

Aboliamo il calcio d’agosto. Meglio: riprogrammiamo le stagioni in modo che inizino a mercato chiuso. Non se ne può più di campionati che prendono il via con giocatori che non sanno che maglietta indosseranno nei mesi successivi, magari col muso lungo, che si allenano a parte in attesa di conoscere il loro destino sportivo. Di operazioni last minute mentre le squadre sono in campo, come accadrà venerdì sera in Serie A. Per non parlare del fatto che non si fa in tempo a ingranare che, dopo appena tre giornate, arriva puntuale come le tasse (da pagare per i club) la sosta dedicata alle Nazionali che interrompe il flusso. Uno schema che non piace a nessuno, dagli addetti ai lavori ai tifosi, che vorrebbero poter partecipare/guardare una competizione in cui sulla linea di partenza si presentino formazioni fatte e finite. Si eviterebbero le solite polemiche sul calendario facile o difficile a seconda del numero di ‘casi di mercato' presenti in una squadra, ma anche i giudizi affrettati dopo appena 180 minuti. Se ne sono letti di assortiti, ovviamente per ogni squadra, anche in queste due settimane: si è parlato, per esempio, di un’Inter senza fame per un pareggio beffardo a Genova che ha fatto da contraltare a quella che 'guai se non rivince lo scudetto' che si è vista nella comoda vittoria contro un Lecce tutt'altro che irresistibile. Ancor più estrema l’inversione a 'U' sul Napoli, prima depresso per colpa di Antonio Conte, poi galvanizzato e in odore di scudetto perché lo stesso tecnico salentino ha saputo trasformare con una magia uno 0-3 in un 3-0. Anche la Juve, l’unica in Italia a sei punti, ha generato punti di vista all’opposto: c’è chi ne ha sminuito le prestazioni perché arrivate con squadre deboli (Como e Verona), c’è chi, invece, è rimasto impressionato dal fatto che, nei due 3-0, Thiago Motta abbia utilizzato come titolari tra i nuovi acquisti i soli Michele Di Gregorio, Juan Cabal e Kephren Thuram. Poi tanti giovani della NextGen, mentre Cristiano Giuntoli sparava gli ultimi botti di una sessione decisamente dispendiosa dal punto di vista economico (Nico Gonzalez, Teun Koopmeiners, Francisco Conceicao e forse Jadon Sancho). Parlando sempre di pareri alla rinfusa, si è letto pure di un'Atalanta da titolo per aver tenuto testa al Real Madrid per 60', prima ovviamente dello stop di Torino, del tutto casuale, e persino di esonero di Paulo Fonseca dopo la falsa partenza del Milan.

Tutto questo perché si continua a mischiare il calcio al mercato, dimenticandosi che i valori del rettangolo verde non vengono per forza determinati dal numero che compare sulla calcolatrice per indicare il saldo tra entrate e uscite. Facile fare confusione in senso generale, figuriamoci se non vengono stabiliti dei paletti temporali, tema di cui si dibatte ogni estate, con ottimi propositi per l’anno successivo, salvo poi ritrovarsi nella medesima situazione. Marco van Basten recentemente ha spiegato che la FIFA non ci sente sul fatto di voler cambiare lo status quo, il che rende qualsiasi modifica un’impresa ardua. Serve l’unione di intenti di tutti gli attori del calcio europeo, come ha spiegato il presidente della FIGC, Gabriele Gravina: "Prossimamente avrò delle riunioni in UEFA e cercherò di coinvolgere i miei colleghi di altre federazioni per intraprendere un percorso condiviso, che possa dare stabilità alla partenza delle competizioni sportive". Una legge di stabilità che allontani lo scenario peggiore possibile, da non escludere a priori per il futuro, ovvero un mercato aperto tutto l'anno. A qualcuno l'idea potrebbe pure piacere perché in questo modo nasconderebbe più facilmente la sua incompetenza di campo legandola all'imponderabilità di una trattativa. 


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