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A Torino come Sinner

di Egle Patanè

Era il 2021 e alle ATP Finals di Torino, l'italiano Matteo Berrettini alzava la bandiera bianca per infortunio, lasciando il suo posto all'esordiente e giovanissimo Yannik Sinner, per la terza volta di fronte a Daniil Medvedev. Dopo brutto, schiacciante primo set, appannaggio esclusivo del russo, l'altoatesino rialza la testa e prosegue la gara con armi e qualità quasi alla pari dell'avversario che però ne ha ancora qualcosa in più e vince il match. Da allora, l'italiano e Meddy si incontrano altre cinque volte, ma bisogna aspettare il 4 ottobre 2023 per vedere Sinner vincere per la prima volta contro Medvedev. Una vittoria alla quale fanno seguito quell'altra a Vienna che ha di fatto consegnato al tennista ventiduenne il titolo austriaco, e quella sentitissima di ieri pomeriggio a Torino. Due anni esatti dopo quel fortuito esordio, Jannik sancisce in maniera definitiva (come se ci fossero ancora bisogno di conferme) la sua consacrazione tra i grandi. Medvedev battuto ancora e Sinner dritto in finale, dove se la vedrà questo pomeriggio ancora una volta con il numero uno del mondo Djokovic, battuto qualche giorno fa nella fase a gironi. 

Un appuntamento imperdibile, quello contro il serbo, che impone agli italiani l'obbligo morale a sostenere il prodigio di San Candido che questo pomeriggio a Torino ha l'occasione di conquistare il decimo titolo individuale, possibilità tutt'altro che fortuita che il piccolo grande Sinner si è non solo guadagnato, ma soprattutto conquistato punto dopo punto, con tanto di sacrificio, forza, tecnica, e soprattutto intelligenza tattico-strategica da standing ovation. E allora godiamocela questa finale, godiamoci questo Sinner! Un po' come l'Italia calcistica, tornata bella, complicata ma bella. Dalla Nazionale di Luciano Spalletti, ancora non al top della sua maturità ma con buoni propositi che lasciano ben sperare, alle italiane in Europa nelle varie competizioni europee. Capeggiate dall'Inter di Simone Inzaghi, unica italiana ad aver già staccato il pass per gli ottavi di Champions, e un'ottima Atalanta, già agli ottavi di Europa League, le squadre del Bel Paese hanno ancora tutte la possibilità di far valere il proprio nome tra le migliori continentali. Nessuna di quelle in corsa infatti ha lasciato intentata la via verso la fase ad eliminazione diretta, Milan compreso che fino alla grande prestazione contro il PSG non era ancora riuscita a trovare il gol. L'orgoglio è alto e proprio contro i 'favoritissimi' del girone campioni di Francia a San Siro si sono lasciati imbambolare dai dollari con il volto di Donnarumma e da gioco e cuore rossonero, più utili delle virtù balistiche. Perché talvolta nel calcio, il calcio non è tutto. Nel calcio in generale, come nelle partite in particolare e se c'è una partita durante la quale il calcio è importante, ma non l'unica cosa che conta, quella partita è la prossima sul calendario dell'Inter. 

Derby d'Italia sia e se c'è chi questo Juventus-Inter lo ha fatto partire già qualche settimana fa, il vero avvicinamento al derby d'Italia ha avuto inizio lo scorso weekend, quando i bianconeri si sono imposti per 2-1 sul Cagliari e i nerazzurri, ventiquattro ore dopo, si sono ripresi la vetta di una classifica che oggi mette interisti e juventini rispettivamente su primo e secondo gradino del podio, a distanza di due punti gli uni dagli altri e rende di fatto la gara dello Stadium un primo crocevia per lo scudetto. Certo è che dal 26 novembre al 26 maggio tempo, gare e punti ne passeranno, e se è vero che il tempo è tiranno, nell'epoca dei tre punti, altrettanto tiranni sanno esserlo gli scontri diretti. E come direbbe qualcuno chi prima non pensa all'ultimo sospira, motivo per il quale fa bene Simone Inzaghi a pensare partita per partita, nel tentativo di evitare un sospiro finale analogo a quelli dei due campionati precedenti. Una strategia che il piacentino non ha mai tentato di celare e che al contrario ha sempre dichiaratamente espresso: "Lavorare sulla continuità per evitare gli errori del passato" e che finora ha ben messo in pratica, salvo quei due scivoloni con le due emiliane (Sassuolo e Bologna) che avevano fatto partire preventivi mugugni di chi ha il terrore di bruciarsi ancora. L'Inter si presenta in casa degli acerrimi nemici da capolista con 31 punti, una qualificazione alla fase ad eliminazione diretta in Champions intascata con due turni in anticipo e un gioco e un'unione d'intenti tra le componenti del club che si guadagnano applausi da ogni dove. Da Manchester a Nyon, passando per la Continassa dove proprio l'avversario Max si è sempre volentieri prestato ad encomi e lodi. 

Ma in quel di 'Le Vallette', il posticipo di domenica prossima non sarà una passeggiata. Se è vero che i bianconeri non godono di un valore sulla carta e sul campo parimenti ai vice-campioni d'Europa, Inzaghi e compagnia bella conoscono bene le insidie di un match che fa storia a sé. L'atavico e storico antagonismo, il forte sentimento e passione, corroborati da una classifica che fa segretamente gongolare i padroni di casa, reduci da un settimo posto e una travagliatissima stagione e un'altra cominciata non con meno problematiche, fanno di questo derby d'Italia all'orizzonte il più accanito degli ultimi anni. Ma forse, soltanto fino al prossimo, come sempre. Attualmente però tant'è e il risultato finale di questo testa a testa tra potenze è tutto fuorché scontato. Gli infortuni da un lato, la fiducia iniettata dai vari campi delle Nazionali dall'altro: e ad un Vlahovic zoppicante fa da contraltare un in formissima Chiesa, due giorni fa in double con la squadra di Spalletti, per Allegri; mentre ad un'emergenza da codice rosso nella difesa di Inzaghi, rispondono l'entusiasmo, la coesione e la consapevolezza di essere la squadra più unita e in forma del momento. Discorsi tutti validi, ma solo nell'infinito pre-partita, lungo da qui al fischio d'inizio, e che lasceranno poi immediatamente il posto ai novanta minuti più recupero che daranno un verdetto che di coerente non è detto che avrà molto. 

Come sarà il derby d'Italia dunque? Chi lo deciderà? Chi avrà la meglio? Le risposte arriveranno, tra una settimana e qualche ora, quando chissà quale sarà il vero punctum di una gara che quasi mai si svolge senza polemiche e agitazioni varie. E mentre si attende di capire la prima risposta di un campionato fin qui non troppo variegato, l'Inter avrà da prendere ispirazione dal protagonista di queste ATP: a Torino come Sinner contro Medvedev, con consapevolezza ma senza presunzione e soprattutto braccio da tennista.


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