Al primo pareggio cambiano i giudizi sull'Inter
"Dobbiamo pensare che al primo pareggio cambieranno i giudizi". A margine della gara in cui la sua Inter ha demolito l’Udinese sabato scorso, Simone Inzaghi, una volta definiti i primi quattro mesi di questa stagione 'perfetti', aveva messo in guardia l’ambiente, quasi profetizzando che contro la Real Sociedad non sarebbe arrivata l’ennesima vittoria. Lo 0-0 di San Siro, che va a sommarsi all’1-1 di San Sebastian nell’esordio continentale, ha denunciato alcuni difetti di una squadra che, senza aspettare nemmeno il giro di boa, più di qualcuno si è azzardato a chiamare la più bella della storia della Beneamata negli ultimi 30-40 anni. Inutile dire che certi pareri fossero esagerati ancor prima che Lautaro Martinez e compagni finissero nella ragnatela di passaggi dei baschi, quasi mai in grado di trovare le contromisure né al palleggio avversario né tanto meno una via di fuga al pressing asfissiante che già all’Anoeta aveva soffocato la costruzione dal basso.
Questa doppia x, con conseguente arrivo al secondo posto nel girone di Champions per via della differenza reti, non toglie nessun merito all’Inter che ha conquistato per il terzo anno consecutivo gli ottavi di finale, in questa edizione peraltro con due turni d’anticipo. Il sorteggio, a posteriori, si è rivelato decisamente fortunato, anche complice l’inconsistenza europea del Benfica, che da testa di serie si è dovuto accontentare di un posto in Europa League ottenuto all’ultimo minuto dell’ultima giornata contro il Salisburgo. All’Inter, dopo l’esordio stentato con la Real, è ‘bastato’ battere le Aguias a San Siro con l’once de gala per poi avere il destino nelle sue mani. Di fatto, i nerazzurri si sono giocati il passaggio del turno con gli austriaci, non propriamente l’avversario peggiore possibile a questi livelli. Come da copione, pur con le difficoltà proposte dai giovani della Red Bull, hanno portato a casa il bottino pieno tra andata e ritorno, permettendosi il lusso di fare un turnover ragionato. Con il pass in tasca, in mezzo a due trasferte tremende di campionato con Juve e Napoli, l’Inter si è fatta una gita a Lisbona facendo riposare 8 titolari su 11 e scommettendo sul fatto che la ‘finale’ per il primo posto si sarebbe giocata in casa contro la sorprendente formazione di Alguacil. Un ragionamento comprensibile, soprattutto di questi tempi in cui i giocatori si infortunano in maniera sistematica in ogni parte d’Europa. Il cammino fuori dai confini nazionali di quest’anno, infatti, va sempre valutato in relazione a quello che conduce alla tanto agognata seconda stella. Ma, allora, perché spremere alcuni giocatori imprescindibili, tipo Lautaro, contro l’Udinese, per di più a risultato acquisito? Perché i cambi martedì non hanno seguito l’andamento tattico della partita ma i dati fisici dei giocatori rilevati a fine primo tempo?
La gestione della rosa è la chiave per arrivare in fondo a tutte le competizioni, ma Inzaghi non deve commettere l’errore che ha già commesso in passato, ovvero diventare ‘ragioniere’ facendo la contabilità dei minuti giocati dai vari elementi del gruppo o architetto delle staffette tra campo e panchina. I calcoli nel calcio non sono mai un bene, anche perché queste scelte potranno pure portare un beneficio nel breve periodo, vedi la trasferta di Roma con la Lazio, ma non possono garantire nulla in proiezione futura. A febbraio, quando il calendario sarà affollato come adesso, Inzaghi come preparerà il doppio scontro con una potenziale avversaria come Real, Bayern o City? Ovviamente con l’obbligo di schierare tutti i titolari, anche a costo di perdere terreno in ottica scudetto. Il primo obiettivo della società, che pensa di aver messo nelle mani dell’allenatore piacentino una rosa adeguata per rivincere il tricolore tre anni dopo quello targato Antonio Conte. Per lottare fino in fondo, allora, va chiarito l’equivoco dei co-titolari di cui continua a parlare Beppe Marotta. E’ evidente, al contrario, che qualcuno stia tirando la carretta anche per sopperire l’apporto nullo o quasi nullo di alcuni nuovi compagni arrivati in estate.