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Arrivederci. E per molti, addio

di Gabriele Borzillo
Stasera si chiude. Vien da dire per fortuna, visto ciò che sono riusciti a combinare i nostri eroi in questa fantasmagorica annata contrassegnata da epiche battaglie negli stadi d’Italia e d’Europa. Come dimenticare l’Hapoel Beer Sheva, lo Sparta Praga, il Southampton e le incredibili cavalcate sui prati verdi continentali; per non parlare di quelli indigeni, dove in alcune circostanze questi novelli guerrieri d’altri tempi hanno distribuito perle d’alta scuola sciorinando prestazioni lucenti come diamanti? Si chiude. Con la non malcelata speranza, in futuro, di non vedere più molti di costoro, stravaganti interpreti di un nulla così totalizzante da provocare brividi; bravi a fotografarsi, con procuratori ed affini pronti ad esigere aumenti salariali non si capisce bene sulla base di cosa, eccezionali nel millantare presunti ingaggi da destra e manca (poi vai a vedere e zero offerte. Niente.) nella speranza di un rinnovo, in qualche caso pure strappato. Le perle della stagione sportiva sono talmente tante che stare ad elencarle annoia; partenza singhiozzante, figlia di una gestione dilettantistica dell’estate passata, grazie al risibile tira e molla con l’ex allenatore. Un va via, resta, va via, resta inutile ed autolesionistico, che ha segnato profondamente il prosieguo del torneo, consegnando ai maturi professionisti che bivaccano in rosa l’ennesima scusante alla quale aggrapparsi, questi campioni del “basta si continui a galleggiare, è sempre colpa degli altri”; anni di scuse pietose e puerili. Lavativi o meno, se pensi di cacciare l’allenatore lo cacci subito, se no lo tieni; senza lasciare spazio al caso ed alla sorte, soprattutto – ripeto – fornendo alibi a chi scende in campo. Arriva De Boer, preparazione adeguata al campionato italiano poco o nulla; valido a livello personalità, di quella ne ha da vendere, occhieggiare il curriculum ricco di vittorie in ogni dove, troppo ancorato al dogma calcistico del tutti avanti, cerchiamo di farne uno in più degli altri, assai zemaniano. Personalmente adoro Zeman, il suo calcio è favoloso; ma siamo alle solite, cosa ha vinto il boemo? Perché qui il tempo di attesa sta a zero, con una tifoseria scottata da presunti santi e santoni che non hanno cavato un ragno dal buco ormai da più di un lustro. Può suonare ridicolo ma il nostro torneo – pur con migliaia e migliaia di limiti e difetti – è tatticamente all’avanguardia: giocare qui è complicato, chi allena è preparato e studia l’avversario fin nei particolari. Se non sei in grado di cambiare colore in maniera camaleontica e più volte durante la stessa partita lo capiscono e ti colpiscono pesantemente. Il buon Frank non lo aveva compreso. Su molto altro ci aveva visto lungo; tizio in tribuna, caio a casa, gioca chi merita, chi scatta selfie insensati e li pubblica resta sul divano. FDB viene allontanato, potere di una classifica figlia della tattica a tratti sconsiderata ma, come al solito, di chi in campo ci va e dovrebbe, usiamo il condizionale che non si sa mai, sputare sangue e sudore per la maglia che indossa e per la Società da cui viene puntualmente e copiosamente remunerato. Tralasciando i tifosi altrimenti finiamo nel libro Cuore. L’interregno di Stefano Vecchi dura pochissimo, giusto per smuovere l’encefalogramma della squadra dal piatto andante; poi, al termine di una serie di riunioni e colloqui (gli altri no, gli altri non parlano con i candidati alla panchina, gli altri li prendono a scatola chiusa, come la pubblicità di un tonno risalente ai tempi che furono…ma il nostro è ridotto tristemente a casting) si giunge alla conclusione Stefano Pioli da Parma, un passato tra luci ed ombre in panca ma indubitabilmente preparato, corretto ed interista, ingrediente che non guasta. L’ambiente gradisce. Filotto di vittorie come non capitava da anni, travolgente ascesa della classifica, pronunciare la parola Champions non sa di bestemmia delle più infime, gioco a tratti anche divertente ma…già, perché c’è un ma, a casa nostra c’è sempre un ma. Ma gli incontri chiave, quelli importanti, quelli che possono e debbono fare la differenza, li perdiamo tutti. A cominciare dalla sfigata prestazione in coppa nazionale dove ad eliminarci nei quarti è la Lazio, strapazzata da poco in campionato, aiutati senza dubbio da una direzione di gara perlomeno discutibile, passando per il secondo tempo di Torino senza tiri in porta, dagli schiaffoni rimediati contro la Roma, troppo ampio il divario tra noi e loro, Napoli e il derby a parte un po’ perché capitati in momenti inutili (Napoli), un po’ perché altrimenti mi viene l’orchite e sale il crimine (derby). E sto ancora cercando di rimuovere dalla mente roba tipo Crotone o Firenze, inqualificabili. I calciatori, quelli che offrono ai paganti spettacoli più da rivista di terz’ordine che non roba di prima categoria, richiesta dai cospicui stipendi mensili perché se pago tanto pretendo qualità, loro poverini si impegnano senza ombra di dubbio al limite delle possibilità, dando sempre e comunque il 110%. O no? già, perché ad un certo punto D’Ambrosio se ne esce con un “dopo Torino abbiamo mollato” grave. No, anzi, grave è poco. Il problema vero è che nessuno dei compagni, NESSUNO, si è premurato di contraddire il difensore nerazzurro fresco di rinnovo; forse argomenti da ribattere zero, ma forse neh...Ecco, magari in quei frangenti la Società avrebbe dovuto, sbadatoni, scordarsi il bonifico il 27, giusto per vedere la reazione dei nostri eroi. Oh, sia chiaro, c’è anche chi il suo dovere lo ha fatto fino in fondo, lottando e correndo per i colori che tanto amiamo; chi si è incazzato davvero in campo, chi ha sputato sangue e sudore per vincere, lottando con tutto sé stesso. Ad ogni modo anche Pioli viene allontanato, causa risultati gravemente insufficienti, si richiama il sempreverde Stefano Vecchi dalla Primavera; che cerca di chiudere l’annata con un minimo di dignità. L’uscita di Ausilio dagli studenti manco la commento, non la condivido e ho già abbondantemente spiegato perché. Nel frattempo Suning, zitta zitta come è costume degli orientali che non lavano i panni sporchi in piazza (pazienza, anche questo brutto costume sparirà), sta lavorando con intelligenza; sia a livello tecnico (dovesse arrivare Spalletti NON sarebbe una seconda scelta, fidatevi) che dirigenziale. E non cadete nel trappolone del “…eh ma sono assenti…”. Nulla è più falso. Così come non seguite il gregge del” …eh, ma gli altri si stanno muovendo, noi invece no…”. Gli errori, l’apprendistato, erano necessari per la nuova proprietà, così come lo sono stati per chi li ha preceduti. Senza tornare con la memoria ai Caio, ai Rambert, agli Hodgson, alla cacciata di Gigi Simoni e quant’altro; colpa dell’inesperienza e della voglia di stupire il mondo da subito, cosa che nel calcio non funziona. MAI. Occorre programmare, stanno programmando. Coraggio, con ogni probabilità molti tra quelli che hanno ingloriosamente vestito il nerazzurro quest’anno non li vedremo più. E già questa speranza mi rincuora. Buona domenica a Voi. Amatela, sempre!
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