Autolesionismo calcistico
E’ davvero difficile capire il comportamento di questa Inter. E’ come una donna con cui esci che pensi di conoscere ma che ogni sera si comporta in modo diverso facendoti dare di matto. E allora ti domandi chi hai davanti, la guardi negli occhi e ti chiedi cosa c’è che non riesci a capire in tutta quella confusione. L’Inter è questa, sa che la ami e per questo ti tratta male, tanto tu insultandola sarai sempre pronto ad aspettarla e ad ascoltarla in tutti i suoi momenti e in tutte le sue “paturnie”. Questo però non giustifica il suo comportamento.
Sarebbe inutile sottolineare la miriade di alti e bassi che la squadra ci ha mostrato in questa ennesima maledetta stagione. Abbiamo visto un’Inter capace di tutto, di volare sopra le nuvole con entusiasmo e compattezza e subito dopo in grado di precipitare a velocità supersonica verso l’inferno delle sconfitte e della tristezza. Contro il Torino abbiamo assistito alla dimostrazione più pura dell’autolesionismo calcistico. Il Toro si presentava a San Siro come una delle squadre più in crisi del campionato e, per non farsi mancare nulla, doveva fare a meno di due colonne come Glik e Immobile. In vantaggio con Icardi nulla poteva far pensare a una domenica di disperazione interista. E invece come ogni bel copione che si rispetti e che riguarda l’Inter la squadra di Mancini è caduta inciampando nella sua fragilità che diventa ancora più preoccupante se non alimentata da un assente impeto dell’avversario.
Il Torino non ha fatto nulla per vincere, l’Inter come spesso succede ha fatto di tutto per perdere. Finire in nove e abbandonare il già difficilissimo treno Champions sono solo due delle note negative dell’ultima partita interista. La cosa preoccupante è che alla fine della stagione la squadra non è ancora in grado di gestire i tempi e i modi della partita e cade ancora preda delle paure che da sola si crea. Contro il Torino ¾ della difesa titolare era composta da giocatori che da anni mostrano i loro limiti a questi livelli, confermati anche domenica sera. Non è il terzo posto sfumato il problema o almeno non è il solo. C’è la sensazione perenne che la squadra navighi a vista in attesa di farsi spaventare e uccidere da un iceberg che è pronto ad apparire solo nella testa dei giocatori. Non c’è né sicurezza né personalità, e più che il mancato terzo posto questo sembra essere il problema più grande e urgente da risolvere.