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Aveva ragione Klopp

di Mattia Zangari

Aveva ragione Klopp. L'Inter è un 'top, top, top class team'. E lo ha dimostrato nell'andata degli ottavi di finale di Champions League per 75 minuti contro il Liverpool, tra le candidate più accreditate alla vittoria finale. Partita di altissimo livello per la squadra di Simone Inzaghi, che non si è accontentata di spaventare Alisson con la clamorosa traversa colpita da Calhanoglu al 16', ma ha persino alzato la qualità del suo gioco nella prima parte di una ripresa in cui ha viaggiato a un'intensità da Premier, tanto da costringere contro pronostico i Reds a difendersi nella loro trequarti. Simbolico, a un certo punto, il 'fuc*' urlato da Virgil van Dijk, totem della retroguardia degli inglesi, verso un compagno svagato nella gestione del pallone sotto pressione. Un grido che è stato coperto dal coro 'Forza Inter, facci un gol' cantato dal pubblico di San Siro che più che un incitamento è sembrato un'implorazione a Dzeko e compagni di fare l'unica cosa che è veramente mancata nella prova dei nerazzurri. Non un dettaglio nella competizione dei dettagli che già aveva provocato dolore nella fase a gironi di Coppa: zero reti all'attivo nel doppio confronto al cospetto del Real Madrid, pur esprimendo un calcio migliore, e due sconfitte inevitabili.

Il copione si è ripetuto ieri perché ha avuto ragione Klopp, più bravo a leggere gli avversari che non a comporre il miglior undici titolare da opporre ai campioni d'Italia: il manager tedesco, che aveva intuito che il cambio di Vidal per Barella non avrebbe avvantaggiato troppo i suoi e indicato Ivan Perisic come pericolo numero uno, ha avuto il merito di correggersi in corsa potendo attingere da una panchina fuori categoria. Ad esempio inserendo al 46' Roberto Firmino, l'uomo della provvidenza con una mente superiore che è stato capace di usare cervello e fronte per sfuggire alla marcatura debole di Bastoni prima di bucare un Handanovic troppo fermo sulle gambe per poter respingere il suo colpo di testa in controtempo. Zero a uno a 15' dalla fine, un epilogo logico e allo stesso tempo spietato per l'Inter, mai in grado di capitalizzare una superiorità persino sorprendente almeno fino al 60', all'atto dell'ingresso in campo del trio Henderson-Luis Diaz-Keita (al 62' il presagio della beffa con l'ex Porto murato da Skriniar sul più bello). Ciò che stupisce è il modo in cui i padroni di casa hanno capitolato, ovvero sulle palle alte, laddove almeno sulla carta avrebbero dovuto avere un vantaggio. Una teoria smentita anche otto giri d'orologio più in là, quando Salah si ritrovato libero di concludere a rete nel cuore dell'area raccogliendo un rinvio difettoso di De Vrij dopo una sponda aerea di Van Dijk. Zero a due e qualificazione ai quarti di finale ipotecata dal Liverpool che, per dirla con Klopp, ha dovuto sudare per avere la meglio della 'miglior squadra d'Italia'. Che, non doma, dopo il primo svantaggio si è costruita un presupposto limpido per segnare il pareggio, cancellato da un recupero difensivo straordinario dell'insospettabile Thiago Alcantara. Un giocatore totale, un campione che è la somma delle piccole grandi cose che fa nel corso della partita. La spiegazione del perché il Liverpool ha avuto la meglio sull'Inter. Aveva ragione Klopp, ma avevano ragione anche quelli che parlavano di Liverpool favorito. Ne è venuto fuori un risultato scontato dopo uno sviluppo di partita non così prevedibile, merito della miglior prestazione stagionale dell'Inter. Applausi. 


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