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Bagliori nel buio

di Lapo De Carlo

Sapete bene, ora più di prima, quanto sia complicato parlare con leggerezza di temi calcistici, come se chi vi scrive non fosse come voi in questa bolla senza tempo, dove assistiamo in casa ad una guerra silenziosa in cui l’unica arma è quella del buon senso. Il calcio nelle tre settimane che hanno sconvolto il mondo ha liofilizzato il peggio del cinismo e degli interessi di parte, ha mostrato anche una categoria con diversi interpreti con privilegi irritanti in momenti come questi. C’è da essere orgogliosi di aver visto una società come l’Inter mostrare una grande serietà nell’affrontare il tema, a partire da Steven Zhang e una squadra che non ha visto fuggire nessuno, nonostante la lontananza di un figlio e una madre più esposta perché diabetica (Lukaku).

L’Inter sta comunque organizzando il suo futuro: dallo stadio all’organizzazione societaria, dalla ripresa degli allenamenti al calendario e recuperi eventuali in campionato e delle coppe. Il tema più tangibile è per paradosso il calciomercato, tacciato di essere per natura sfuggente e composto della stessa materia di cui sono fatti i sogni, oggi è la cosa più concreta e distinguibile nel caos che regna anche nel calcio. I fascicoli aperti della rosa, per motivi diversi sono quelli di Lautaro Martinez, Borja Valero, Vecino, Asamoah, Sensi, Biraghi, Sanchez, Godin e persino Skriniar.

L’Inter sembra intenzionata a lasciar andare Asamoah, Borja e Vecino, rifacendo il look del centrocampo, cerca la strada di uno scambio permanente per Biraghi-Dalbert, dialogando con la Fiorentina e si prepara a salutare anche Godin, dopo una sola stagione in nerazzurro. Il suo rendimento risente di un modulo che lo ha messo in difficoltà sin dall’inizio. Stesso ragionamento per Skriniar, straordinario nella difesa a quattro, più vulnerabile in quello a tre. Qualche giorno fa si è parlato di uno scambio col Manchester City tra lui e Joao Cancelo, poi le stesse testate che avevano riportato l’ipotesi hanno evaporato lo scenario. L’altra suggestione riguarda il ritorno di Coutinho, implosa anch’essa dopo le prime 24 ore e accolta tiepidamente dai tifosi, anche perché proposta come contropartita per Lautaro. Da tre settimane si dà quasi per scontato il suo addio all’Inter per andare a Barcellona ma con quello che sta succedendo e le ripercussioni economiche c’è da chiedersi come possa la società catalana, sborsare 111 milioni della clausola in un'unica soluzione.

Il calciomercato sarà fortemente condizionato e vivrà di idee e soluzioni, forse anche arrangiate. Difficile che con la difficoltà economica che vedremo nei prossimi anni, pur con un fair play finanziario temporaneamente sospeso, ci possano essere acquisti così importanti. A prescindere si lavora comunque su ipotesi come Aubameyang, Vidal, Milinkovic-Savic e Giroud. Si è parlato anche di Locatelli (ex Milan, ora al Sassuolo, al posto di B. Valero). 

Riguardo Eriksen, arrivato a Milano ha faticato a trovare spazio e fiducia ma non si è potuta avere la controprova, considerando la sospensione del campionato. In quel modulo vaga per il campo e non è abituato a lavorare per la squadra, al contrario nell’Ajax e nel Tottenham c’era un sistema di gioco che ne agevolava i movimenti e l’efficacia. Bisogna verificare se il tecnico intende proseguire senza soluzione di continuità in un modulo, auspicando che ogni componente si assoggetti, oppure maturi una maggiore elasticità anteponendo prima le caratteristiche del giocatore alle esigenze delle sue idee tattiche.

Per Icardi la questione è sospesa e vive più di pettegolezzi in seno alle diatribe societarie del PSG, mentre Perisic è destinato a restare al Bayern, forse con uno sconto per il riscatto. La situazione Nainggolan è temporaneamente sospesa mentre tornando al fronte interno riguardo Brozovic fa piacere sapere della volontà di Marotta di prolungare il contratto e togliere la clausola di 60 milioni. 

In ultimo la raccomandazione di stare a casa forse da ora che le restrizioni sono diventate poderose, avrà meno senso. Fausto Russo, atleta 38enne in terapia intensiva per il Covid-19 sta uscendo dal suo calvario e ha detto la cosa più semplice: “Non capisco chi si lamenta perché sta a casa”. Se ci fosse stata più fermezza e lungimiranza e una buona parte della popolazione non fosse stata sorda agli appelli di restare nella propria abitazione, pensando piuttosto a come aggirare il buon senso e i decreti, per quanto confusi, oggi saremmo in una situazione grave ma non tale da essere tanto spaventati, anche per il futuro.
Amala.


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Domenica 15 dicembre