Balotelli? No, la vera lezione è quella di Paulinho. Male male...
"Erano tanti soldi, è vero, ma ci sono momenti in cui si deve pensare solo alla carriera. E io al Corinthians guadagno abbastanza, questa società ha fatto sforzi per trattenermi e quindi ho deciso di rifiutare e restare in Brasile, al Corinthians, dove comunque ho un ingaggio importante. I soldi non sono l'unica cosa e voglio ancora vincere al Timao". Parole di Paulinho, che in conferenza stampa ha spiegato il motivo del rifiuto – il secondo – all'Inter.
Già mi piaceva questo ragazzo: un centrocampista totale, bravo in interdizione e ottimo nell'attaccare gli spazi. Adesso mi piace ancora di più: vecchio stampo, attaccato davvero alla maglia. Rifiuta soldi per vincere trofei. Non c'è che dire, giù il cappello.
E però resta l'Inter con in mano un pugno di mosche. Così le domande diventano tante. Perché muoversi concretamente solo a due giorni dalla fine del mercato? Perché inseguire inutilmente un obiettivo per mesi senza accertarsi se quello stesso giocatore voglia davvero trasferirsi? Perché parlare di mercato in entrata "solo per migliorare" quando poi gli unici arrivi saranno probabilmente Rocchi, Schelotto e Kuzmanovic? No, non ci siamo.
Analizziamo per bene la stagione vissuta finora. L'Inter comincia un nuovo percorso con Stramaccioni e l'avvio è con alti e bassi. Ma c'è un entusiasmo contagioso attorno al nuovo progetto e anche i ko vengono assorbiti con sorprendente tranquillità. Con ingegno e lavoro, Strama raggiunge un meraviglioso equilibrio, tra 3-4-3 e 3-5-2. Il 3-1 alla Juventus è l'apice; poi la discesa, tra infortuni a catena, squalifiche allucinanti e decisioni arbitrali imbarazzanti. L'Inter perde consapevolezza e si tira avanti tra miracoli di Handanovic e strapotere di Guarin. L'ultimo acuto è col Napoli, ben prima di Natale.
A gennaio, si dice, ci sarà il mercato per porre rimedio. A cosa? Innanzitutto al caso-Sneijder. Wes merita un capitolo a parte: malissimo il ragazzo di Utrecht, che cerca la scusa per lasciare Milano, ma non trova la Premier tanto voluta. Pessima anche la gestione del club, però, che alla fine della fiera è costretta ad accettare un'offerta che definire misera è un eufemismo. 7,5 milioni per il giocatore più importante della rosa: come lo chiamiamo questo? Ah, vero, dimenticavo i 30 milioni circa di risparmio sull'ingaggio lordo: ok, risparmi, ma perdi un giocatore che non sostituisici perché poi, quegli stessi 30 milioni, per magia tornano ad essere 7,5 quando si tratta di prendere Paulinho (o chi per lui). E dicono: beh, 7,5 non bastano, serve un'altra cessione. Bene: via pure Coutinho a 12,5. Adesso 20 basteranno? Devono bastare per forza: c'è la clausola! E invece no, perché è ancora Paulinho a preferire la carriera ai soldi, i trofei ai quattrini, lo sport al business. Che lezione! E ci rimettono tutti. Ci rimette l'Inter, che perde per due noccioline la sua stella (piaccia o non piaccia è andata così) e ci rimette Sneijder, che a malincuore accetta la Turchia.
Intanto, Samuel non si sa quando tornerà, Mudingayi finisce anzitempo la stagione, Milito soffre, Stankovic manca da quasi un anno, Mariga è reduce da un crociato e Obi... Lasciamo stare Obi. Ci sarebbe bisogno di un impegno massiccio sul mercato, ma finora l'unico che è arrivato è stato Rocchi. Nulla contro il buon Tommaso, sia chiaro, ma se quando mancano Cassano e Milito gli viene preferito addirittura Livaja, qualcosa non mi torna.
Ieri, inoltre, quella che doveva essere la giornata di Paulinho all'Inter si è trasformata nella giornata di Balotelli al Milan. Apriti cielo. "Colpo Milan!", "Immenso Galliani!", "L'Inter impari!". Ma come? Quando era all'Inter o in Nazionale (semifinale europea esclusa) non avete fatto altro che crocifiggerlo (che mela marcia quello lì troppo abbronzato!) e adesso lo trattate come fosse Messi? No, francamente proprio non credo che ci pentiremo di aver dato via Mario. Certo, va detto che, rispetto ad agosto, le due milanesi si sono invertite i ruoli: il Milan con il morale alto e l'Inter sotto i tacchi. Sembra di rivedere un film già visto: fuori Thiago Motta, dentro Palombo. E la Champions dice "ciao ciao".
Scocca la mezzanotte, mancano 43 ore esatte alla chiusura del mercato. Solo alle 19 di domani si potranno tirare le somme definitive. E allora voglio lasciarmi un piccolo margine e fin d'ora dico che sono pronto a rimangiarmi tutti in caso di liete sorprese. Ma ad oggi c'è poco da ridere: male male...