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Banega, Kondogbia, D'Ambrosio e Murillo: prima demoni, ora tutti santi

di Alessandro Cavasinni

L'inversione di rotta con Stefano Pioli in panchina è netta. Pochi giri di parole: il tecnico emiliano è entrato subito in sintonia col mondo Inter, intercettandone i pregi e limitandone i difetti. Europa a parte, il cammino dell'ex allenatore della Lazio è fin qui stato a un soffio dalla perfezione. Debutto più che positivo nel derby col Milan, dominato per larga parte sebbene pareggiato solo nel recupero. Poi, a parte lo scivolone di Napoli, cammino intonso con i successi su Fiorentina, Genoa, Sassuolo e Lazio. Insomma, 13 punti in 6 partite con un calendario ad altissimo coefficiente di difficoltà.

A impressionare soprattutto la facilità con la quale i nerazzurri, dopo gli stenti con De Boer, sono diventati implacabili sotto porta (12 reti fatte). E nelle ultime tre partite c'è anche da registrare il numero zero nella casella dei gol al passivo. Un miglioramento evidente, arrivato di pari passo con quello individuale. In particolar modo va sottolineato come adesso chiunque venga chiamato in causa offra un contributo importante se non addirittura decisivo. Un dato da evidenziare, visto che avere alternative di livello può essere la chiave per scalare ulteriormente la classifica e tornare a competere per un piazzamento in Champions, l'obiettivo dichiarato dai vertici nerazzurri.

Illuminante, in tal senso, l'ultima uscita dell'anno, quella contro la Lazio. Una vittoria netta, arrivata nonostante le assenze pesanti (almeno considerati tali alla vigilia) di Joao Mario, Medel e Felipe Melo. Tra i migliori in campo, non senza sorpresa, ci sono stati Ever Banega, Geoffrey Kondogbia, Danilo D'Ambrosio e Jeison Murillo. Quattro elementi discussi per settimane, che per motivi diversi non avevano mai del tutto convinto e che, improvvisamente, si sono rivelati decisivi.

Banega ha sbloccato il risultato con un destro magico e ha servito l'assist del 3-0 a Icardi; Kondogbia si è finalmente scrollato di dosso paure e ansie, dominando per larghi tratti in mezzo al campo e uscendo alla distanza; D'Ambrosio ha confermato il trend positivo delle ultime settimane, rivelandosi un elemento prezioso tanto a livello tattico che di personalità; Murillo è tornato per una sera il Muro invalicabile che aveva fatto innamorare di sé le big di mezza Europa. Un mix inaspettato che ha lasciato di sasso anche gli stessi tifosi interisti, quasi increduli dinanzi a tanta grazia.

Come per incanto, quattro uomini fin qui considerati poco utili (se non addirittura nocivi) sono invece divenuti fondamentali per le fortune nerazzurre. Banega, Kondogbia, D'Ambrosio e Murillo sono il simbolo della rinascita dell'Inter, da brutto anatroccolo a bellissimo cigno.

Evidente il merito del lavoro svolto a 360 gradi da Pioli. Lo confermano anche i rendimenti di Felipe Melo, Joao Mario e Joao Miranda. Per non parlare di Marcelo Brozovic, ormai pilastro inamovibile del centrocampo. L'allenatore nerazzurro sembra aver trovato la giusta sintonia con la squadra, l'empatia fondamentale per far rendere al massimo tutti e coinvolgere chiunque nel suo progetto tecnico-tattico. A gennaio qualcuno fatalmente lascerà Milano in cerca di maggior spazio, ma di certo chi resterà sarà al 100% utile alla causa. E se prima erano demoni, adesso sono santi. Tutti santi.


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