Bastava un grazie. Senza virgolette
"Le gioie più grandi, le sofferenze più imbarazzanti. 18 anni di gestione racchiuse in quelle 12 domande. Spesso la abbiamo attaccata, ma mai abbandonata. Nonostante tutto qualcosa ci accomuna: l'amore per l'Inter, innegabile. L'essere troppo tifoso che a volte è deleterio. Ora attendiamo curiosi. Ma intanto grazie di tutto presidente, se lo merita. In fondo le abbiamo voluto bene". Con queste parole, la Curva Nord ha voluto “omaggiare” – che qui leggete con le virgolette non a caso – l'ultima partita ufficiale come azionista di maggioranza di Massimo Moratti. Dal Brescia al Livorno, dal 1995 al 2013: 18 anni in cui l'Inter e Moratti sono diventati maturi insieme, arrivando a coronare il sogno di qualsiasi club, ovvero quello di vincere tutto.
E' accaduto in una notte di maggio nel 2010, quando Milito con una doppietta ha abbattuto il Bayern Monaco al Bernabeu di Madrid. In quel preciso istante, Moratti è diventato l'unico presidente in Italia ad aver fatto la Tripletta (o Triplete, che dir si voglia).
Ma Massimo Moratti, per l'Inter, non è stato solo vittorie di coppe e campionati. No. Massimo Moratti ha rappresentato l'interismo più viscerale, nel bene e nel male: gliene si può fare un torto? Sconfitte, cadute: certamente, ma chi non sbaglia mai? Chi può vantare un curriculum intonso? Nessuno. Ed è per questo che le parole scritte in quello striscione sabato sera non possono essere condivise in toto. Parole che stonano, che sono apparse da subito fuori luogo, sia per il contesto che per la sostanza. Si è cercato di conferire una vena polemica e rivendicare chissà quali pretese in un momento completamente sbagliato e in maniera del tutto inesatta. Una scelta di cattivo gusto che, francamente, non può essere condivisibile.
Un grande e opportuno grazie sarebbe stato il miglior messaggio. Grazie per 18 anni conditi con tantissimi trofei e campioni assoluti. Nell'Inter, durante la Seconda Era Moratti, sono transitate stelle mondiali come Ronaldo (al livello massimo), Baggio, Ibrahimovic, Eto'o, Vieri e Milito, giusto per rimanere agli attaccanti. Senza dimenticare i numeri 1 dei numeri 1 (Pagliuca, Julio Cesar, Toldo, Handanovic), i leader incomparabili (Ince, Blanc, Vieira, Simeone, Cambiasso, Samuel, Stankovic) e i geni di classe pura (Djorkaeff, Recoba, Sneijder). E poi, di fatto, un solo, immenso capitano: Javier Zanetti.
Criticare Moratti ci può stare. Ci può stare nella notte con l'Helsingborg o in quella col Lugano. Ci può stare con l'Alaves, nel derby dei 6 gol o nel ko col Novara. Ma non si può criticare Moratti per il lavoro totale svolto in questi 18 anni, gran parte dei quali passati a lottare contro un sistema che la magistratura ha certificato essere corrotto e organizzato ad arte per far vincere i soliti noti e lasciare agli altri le briciole.
Ecco, Moratti non ha mai preso parte a lotte di potere, non si è mai mescolato con nessuna alleanza: è sempre rimasto fuori da logiche sporche e meschine. E poi non ha televisioni e giornali che lo idolatrano e non è mai dovuto entrare in politica per sfuggire alla giustizia. No, Moratti ha portato l'Inter a livelli altissimi sia sul campo che al di fuori, con esempi concreti di civiltà e umanesimo come Inter Campus. Senza per questo rivendicare a ogni intervista le medagliette da appendersi sul petto e senza far stampare milioni di patch da applicare sulle divise nerazzurre.
Questa è stata l'Inter di Moratti e questo è stato Moratti per l'Inter e per tutti gli interisti, che lo comprendano o meno. Bastava un grazie. Senza virgolette.