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Big in Japan

di Giorgio Ravaioli

Ci sono, nell'enorme vasca del calcio nella quale sguazzano gli appassionati di ogni bandiera, usi e consuetudini che trasversalmente condizionano le passioni, fino a scandirne spesso i ritmi giornalieri. E' il contrastente impasto di conoscenza e superstizione che spinge ad applicarsi sulle vicende proprie ed altrui. Non c'e' sostanziale differenza tra lo  studio del calcio nella quotidianita', monitorando il proprio orticello e sbirciando in quello avverso, nell'apprestare riti propiziatori nell'avvicinamento alla partita della squadra del cuore fino al becero "gufare" l'esibizione sportiva dell'avversario detestato. Si, perche', in fondo, il collo di bottiglia di tutte queste azioni sgocciola nei bar ed affini luoghi di aggregazione sia gli argomenti da utilizzare che gli agguati da tendere all'avventore abituale di controparte a cui far pesare i rovesci della propria fazione (non di rado tutto cio' serve ad aggirare gli agguati altrui). In questo senso credo di essere un vero e proprio artista. Ed anche molto fortunato almeno per quanto pertiene la parte che possiamo definire di raccolta dati.

Il mondo biancorossonero e' un florido bacino fatto di bravi professionisti ma anche di mestieranti, lacche' - spesso la virgola si trasforma in trattino - serventi al pezzo, arrivisti - o come nel caso in esame - giovanotti retorici fino alla distrazione, spesso portatori di quella dabbenaggine bonaria che consegna involontariamente su un piatto di platino l'occasione per celiare o fare chiarezza su fatti che, pur non riguardandoci direttamente, se sbirciati, fa tanto piacere commentare. Nell'ebollizione di commenti seguita al licenziamento in tronco di Alessandro Del Piero, il nostro occhio e' miracolosamente caduto sul pezzo del signor Massimo Pavan, articolista di Tuttojuve.com... Premettiamo che il lavoro non e', a nostro giudizio, scritto male.

Titolo "Il giorno piu' brutto". "Per ciascun tifoso c'e' un giorno brutto, il piu' brutto, quello in cui il tuo campione preferito decide di smettere o per altre ragioni lascia la squadra o viene ceduto".
E questo e' l'incipit. Ora, non si capisce per quale motivo il giorno piu' brutto che il calcio ha somministrato ad un odioso interista guidorossista come me sia legato ad un Liverpool-Juventus di quasi trent'annia fa e per lo scrivente sia associato ad altro evento. Che e', peraltro, fatto ben diverso da quel che egli descrive. Del Piero non ha deciso di smettere, fino a prova del contrario. E' stato bandito. Come Fantozzi, in sala mensa, nel modo piu' irriguardoso ed in contropiede. E' mancata, nel tipico protocollo monocicliesco, solo la lettera all'UEFA per richiederne la squalifica in futuro nelle manifestazioni europee. E ancora "Con Del Piero si e' sognato in quel di Tokio e Roma (...) Alessandro Del Piero e' stato per noi il vero fenomeno del 1998, altro che Ronaldo (.....) l'eroe campione del mondo, ecc" in un tripudio di 'è stato' cosi' come si celebra un uomo sportivamente inumato. Peccato che ambisca a giocare anche domenica prossima da titolare.

Insomma, abbiamo scelto questo articolo poiche' paradigmatico di un modo di raccontare il calcio e di un mondo che cosi' se lo vuole fare raccontare. Ma seppur compulsivamente agiografico verso la bandiera bianconera in attesa di ammainamento, in controluce ed involontariamente ha in piu' il merito di dissacrarne il feticcio, consegnandolo alla sua calibrata dimensione di protagonista del calcio mondiale di ben 15 anni fa. E mai più. Da allora, purtroppo lui - Del Piero -, e' stato, e solo prima dell'avvento di Fabio Capello, un  fenomeno da calcio autarchico e di bottega, adatto alla vendita di acque oligominerali in convitti di autoctone carmelitane. Il suo avviamento alla pensione e' risultato cosi' lunghissimo con poche voci "+" e molti minus nell'economia della squadra e della societa' dove piu' d'uno, in primis tutti gli allenatori deposti del post-calciopoli, hanno fatto le spese della sua ingombrante presenza. Il manufatto del Pavan, sfrondato dalla retorica - ma quale eroe del mondiale 2006? Piuttosto rabbrividiamo ancora al ricordo degli europei del 2000 che ci fece perdere - e' un plastico rendiconto di una carriera per la quale il Nostro un giorno verra' ricordato giusto qui da noi e "in quel di Tokio".

Si perche' in Giappone - ma solo lì - e' effettivamente ancora oggi popolare ancorche' appesantito nei movimenti proprio come il cantante degli Alphaville. Attorcigliare intorno alla sua carriera quella di Ronaldo e' poi esercizio di pura perfidia. Cosi' come quello di evocare ai tifosi juventini lo scudetto del 1998. Indaffarati come sono a rivendicare gli scudetti vinti "sul campo", immaginiamo con quale imbarazzato fastidio si possano confrontare con quelli vinti fuori dal campo.

Noi forse e dico forse ci stiamo riprendendo, ma a piccoli passi, talvolta giocando cosi' cosi' altre volte male, affrontando con alterne fortune la temperie del RIDIMENSIONAMENTO. E' questa credo la parola chiave, il canovaccio su cui si intesse e si sviluppera' la recita a soggetto che abbiamo motivo di temere possa portare con se'  fattori di schizzofrenia per l'intero corso della stagione. Da Catania a Lille e ritorno in una rappresentazione in cui il risultato nel day by day diviene indifferentemente gioia oppure delitto e relativo castigo. Abbiamo sperimentato Gasperini come nemmeno Mengele avrebbe azzardato, facendo male il calcolo di quel che si puo' e di quel che non si puo', perdendo non solo pezzi pregiati e punti ma anche tempo prezioso. Che nessuno ci restituira', comunque In ristrettezze, nel ridimensionamento appunto, si sbaglia poco e mai nell'essenziale. La strategia dev'essere ferma e condivisa, gli attori, anche i comprimari, devono essere scelti con ulteriore perizia e la struttura manageriale rafforzata dall'Appennino del proprio ordine interno e del mercato alle Ande dell'interlucuzione della comunicazione. Da noi il castigo e' il linciaggio mediatico e ormai  non possiamo piu' fa finta di non saperlo, perche' arriva a singhiozzo a fungere da moltiplicatore ennesimale del caos. Tutto cio' nell'estenuante dubbio che rimugina nelle nostre testoline incapaci di isolarlo ne' tanto meno di esorcizzarlo: il ridimensionamento e' solo temporaneo?


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