Bisogna saper perdere
Non ha molto senso perdere in casa contro una squadra onesta, fisica e diligente ma tecnicamente mediocre come l’Udinese. Non ha senso che la prima sconfitta stagionale avvenga in casa, con un punteggio tanto indecente dopo aver sciupato l’impossibile nei primi 45 minuti. Eppure è accaduto.
Non ci sono giustificazioni ma spiegazioni, le quali forse riguardano il recente passato dell’Inter. Perdere è possibile ma è importante come avviene. Non è da grande squadra giocare in modo tanto arrendevole dopo aver subito tre gol. Una squadra che lotta per qualcosa di ambizioso, è prima in classifica e vuole restare in vetta, gioca fino alla fine correndo su ogni pallone anche se è sotto di due gol. A maggior ragione se davanti al proprio pubblico. Sta a voi, al termine di questo articolo, pensare che non è successo niente, perché l’Inter è forte ed è stato solo un incidente di percorso. Sta all’Inter rialzarsi in fretta e battere il Sassuolo e soprattutto la Lazio, dopo aver affrontato il Milan nel derby di Coppa Italia.
E’ stata una partita strana, tornata a mostrare i lati oscuri dei nostri eroi, tormentati da un insostenibile pesantezza nella continuità, che fa rima con mentalità. L’anno scorso perdere una gara del genere era persino scontato, quest’anno perdere con i friulani è quasi illogico. Ricorda molto quello che accadde nella stagione di Mancini con l’Inter prima in classifica. La stessa Inter, sola in vetta con 4 punti di distacco sulla seconda, che perse una gara strana come questa, contro la Lazio, il 20 dicembre. Questa volta è capitato il 16.
L’Inter ha giocato un gran primo tempo, collezionando tra le sette e le otto palle gol clamorosamente fallite e rimediando ad un errore di Santon, a cui veniva scippato un pallone da lui medesimo recuperato pochi istanti prima. Palla in area, difesa ferma e gol. 70 secondi dopo il pareggio di Icardi e inerzia di nuovo dalla parte nerazzurra. La squadra di Spalletti ha formulato gioco e proposto una trama riconoscibile per 45 minuti, producendo azioni e mostrando anche coraggiose intraprendenze a turno di ogni giocatore. Dal tunnel di Borja Valero in area (e tiro fiacco in porta), agli assoli di Candreva, la meravigliosa volee di Brozovic, le incursioni in area di Skriniar, il pomeriggio era iniziato davvero con ottime premesse. Terminata casualmente 1-1 la prima parte, ci si apprestava ad una seconda in cui la squadra come sempre, uscisse ulteriormente alla distanza.
Al contrario l’Inter si è presentata in campo senza più birra, in modalità multivision per sette minuti, per assistere al meglio alle iniziative dell’Udinese. Passata la buriana, la squadra ha iniziato a riprendersi ma a seguito di un innocuo cross in area nerazzurra Santon (ancora lui) ha involontariamente toccato la palla con la mano e il Var, fino a quel momento inoperoso, ha segnalato il calcio di rigore all’Udinese. Spalletti ha cambiato Brozovic con Gagliardini, poi ha messo Karamoh al posto di Santon ed è arrivato un forcing isterico che ha prodotto alcune azioni pericolose e una traversa.
D’un tratto una ripartenza dell’Udinese ha tolto i punti di sutura con estrema facilità e si è infilata arrotondando il risultato. L’Inter era già poco intensa nei minuti precedenti ma dopo questo gol è diventata addirittura passiva, senza distanze tra i reparti e concentrazione da grande squadra che non vuole perdere e lotta fino all’ultimo minuto. Niente di tutto questo.
Il bilancio è quello di una squadra che da una settimana ha giocato con la Juventus, ben al di sotto dello standard a cui ci aveva abituati, fisicamente e mentalmente più giù di una squadra che aveva giocato anche in Champions pochi giorni prima.
Tre giorni dopo Nagatomo (che ho incredibilmente rimpianto oggi) ha salvato i nerazzurri con il rigore decisivo contro il simpatico Pordenone, altra squadra friulana, mostrando le crepe di seconde linee catapultate in campo per 120 minuti e a raccogliere il biasimo e lo scherno di chi si è affrettato a definirli inadeguati. Hanno deluso di più i titolari, incapaci di dare ritmo e sostenere i compagni alla prima partita ufficiale dal primo minuto. Infine è arrivata l’Udinese che ha regalato un viaggio nel passato. L’Inter dei secondi 45 minuti è infatti stata la copia identica di quell’Inter spaesata, senza mordente, senza garra che lo scorso anno si faceva battere da chiunque perché, pensandoci bene, non aveva troppa voglia.
Tre partite sempre più brutte e se Spalletti non pensa ad un calo fisico, la questione non può che essere mentale. Perisic si nasconde dietro all’uomo da tre partite, Brozovic corre tanto ma a vuoto e nella rosa non c’è un solo giocatore brevilineo, in grado di fare cose diverse dal resto della squadra. L’inserimento di Karamoh aveva il senso della mossa disperata ma il 19 enne è davvero troppo gracile e il tecnico ha chiaramente fatto capire che servono rinforzi di qualità. Non solo per fare numero. Candreva e Skriniar restano due colonne, Borja Valero una sicurezza ma se si vuole arrivare in Champions League la società dovrà dare una mano importante a Spalletti.