Boa sorte a Julio Cesar e Maicon. Ma basta rancori e basta veleni
Rieccoli. Li avevamo salutati soltanto un anno fa e adesso ce li ritroviamo avversari. Julio Cesar e Maicon tornano in Serie A, ma non con la maglia dell'Inter. Ci tornano uno con quella del Napoli e un altro con quella della Roma. Farà effetto vederli vestiti non di nerazzurro, loro che nel nostro Paese hanno sempre avuto solo un amore. Maicon proverà a risollevare le sorti della Roma di Rudi Garcia, che sembra essere partita già ad handicap, mentre Julio tornerà a lavorare con Benitez dopo i 6 mesi di Inter (che per lui furono anche meno, visti i continui infortuni).
Ovviamente, in tipico stile italiano, i ritorni in Italia dei due brasiliani non hanno mancato di suscitare polemiche. C'è chi si è immediatamente scagliato contro di loro, tacciandoli di alto tradimento, e chi ha evidenziato il diverso trattamento ricevuto rispetto agli argentini, accusando la società e Moratti.
Poco da recriminare, in ogni caso. A Julio Cesar fu proposto un contratto meno corposo e lui, consapevolmente e con pieno diritto, rifiutò pur sapendo che sarebbe significato l'addio al nerazzurro. Per Maicon il discorso fu leggermente diverso: ingaggio importante, problemi fisici e offerta di Mancini allettante portarono a un addio senza rancori. Semplicemente è il calcio, va così e sempre andrà così. Se da un lato si è criticata l'Inter per non aver rinnovato in tempo, adesso non si possono rimpiangere tutti i giocatori che hanno fatto il Triplete. Certo, non neghiamo che vederceli avversari farà uno strano effetto, ma questo non deve offuscare quanto fatto da loro con la maglia nerazzurra. Né si può ogni volta far riemergere la storia del Clan dell'Asado, che francamente ha stufato.
Dell'Inter che fu di Mourinho è rimasto ormai poco e quel poco balbetta. Zanetti e Milito sono ai box, Cambiasso e Chivu partono nel ruolo di rincalzi. Resiste il muro di Walter Samuel, tendine permettendo. Cambiano i tempi, cambia l'Inter. Il presente si chiama Handanovic e Kovacic, Icardi e Palacio. Si chiama Moratti e forse si chiamerà Thohir. Ma la storia non si cancella: “Julio Cesar, Maicon...” è l'inizio di una dolce cantilena che è già leggenda, proprio come “Sarti, Burgnich...” o “Zenga, Bergomi...”.
E allora niente rancori, niente veleni. Soltanto un grosso 'bentornato' per Julione e Maic. E boa sorte.