C'è modo e modo di vincere. Il nuovo avanza nella serata più social
In occasione della Social Night nerazzurra, l'Inter si riconcilia con i propri tifosi e, soprattutto, con quel minuscolo dettaglio che nel gioco del calcio fa una certa differenza: il gol. Squadra senza misure, quella di Luciano Spalletti, capace di marcare visita per tre partite consecutive e di sfogarsi contro un derelitto Cagliari buttando dentro quattro palloni e mancando molte più occasioni per riempirsi lo stomaco. Non che sia la prima volta che ci tocca assistere a un saliscendi del genere, ma il convento passa questo e ieri sera è stato davvero un bel vedere.
Un vero piacere sottolineare il gradimento degli oltre 47 mila presenti (martedì sera, eh...), che a più riprese hanno applaudito e osannato i protagonisti in maglia nerazzurra, che almeno per 24 ore si sono ripresi il terzo, vitale posto. Una serata gradevole, perché rispetto alla drammatica prestazione di tre giorni prima a Bergamo si è visto finalmente tutto il potenziale di questa squadra, troppo spesso soffocato da atteggiamenti impauriti e da prestazioni al di sotto delle proprie corde. Certo, inutile fingere che il Cagliari non abbia fatto la sua parte con una prestazione indecente dal punto di vista tattico. Spiace per Lopez, ma francamente ha commesso tutti gli errori possibili contro un avversario reduce da tre partite senza gol.
Brava l'Inter, comunque, che ha subito sbloccato il risultato e la propria empasse grazie al primo timbro di Joao Cancelo, che ha applicato una regola che insegnano nelle scuole calcio di tutto il mondo: qualunque calcio piazzato, anche se defilato, va indirizzato nello specchio della porta. È stata anche la serata di Yann Karamoh, che tra errori sotto porta, dribbling provocatori e accelerazioni esaltanti ha strappato applausi a scena aperta da parte di un pubblico che, dopo il fallimento Gabigol, cerca un altro giovane a cui affidare i propri sogni di gloria. Il nuovo che avanza c'è, checché ne canti Lo Stato Sociale mandato spesso in filodiffusione nelle pause della gara. Finalmente si è rivisto Ivan Perisic, quello vero: cattivo, concreto, mai banale e sempre propositivo. Il gol nel recupero è solo la certificazione di una prestazione di alto profilo, così come si può dire per il connazionale Marcelo Brozovic. Con l'unica differenza che l'epico è mancato solo a Bergamo, causa squalifica, e si è maledettamente sofferto senza di lui.
La nota stonata tra tante perfettamente in sintonia è l'infortunio di Roberto Gagliardini. Mezz'ora di grande qualità, poi il muscolo della coscia gli dice di fermarsi, non è chiaro quanto. La speranza è che il Gaglia possa tornare a disposizione prima possibile, perché pur non essendo in cima alla lista delle preferenze dei tifosi, in questo momento storico la sua presenza è per Spalletti un assioma inconfutabile. A centrocampo siamo contati, perché oltre a Brozovic si contano un Vecino con il punto interrogativo per questioni mediche, un Rafinha che sta sì bene ma va valutato di partita in partita e un Borja Valero entrato bene in partita ieri sera, ma da tempo non brillante dal punto di vista atletico.
Riflettendo su questo problema, tutti i sorrisi raccolti nei 90 minuti contro i sardi verrebbero meno ma non sarebbe giusto. Con il dovuto equilibrio, una vittoria come questa va festeggiata e usata come volano per un finale di stagione degno delle ambizioni nerazzurre. Era una partita da vincere ed è stata vinta, ma conta anche il modo in cui ciò è avvenuto. Le tante, troppe critiche a volte legate esclusivamente al risultato hanno incriminato oltre modo una squadra che, pur vittima di molti passaggi a vuoto (impossibile negarlo), in questo momento è terza in classifica. Dopo un rotondo 4-0, anche inconsciamente il rush finale del campionato fa meno paura.