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C'era una volta in Florida

di Daniele Alfieri
Ci siamo, oggi è il giorno di Inter-Arsenal a Orlando. Anzi no, sarebbe dovuta essere la sfida contro i Gunners il primo test a stelle e strisce per la squadra di Simone Inzaghi, ma qualcosa nell'ultimo anno e mezzo è andato storto. Il programma americano della Florida Cup è stato ripensato, i campioni d'Italia non giocheranno nella terra dei supereroi come annunciava il poster promozionale (ci auguriamo che lo splendido lavoro di Alessandro Vitti sia stato allo stesso modo rimunerato). Con un'uscita di scena alla Batman che ha anche ricordato il quasi secco rifiuto al progetto bizzarro della Superlega, voluta a tutti i costi dal Real Madrid e dalla Juve, il club nerazzurro ha seguito la traiettoria dell'Arsenal, che è stata la prima a ritirarsi dalla competizione made in USA e a cui va quindi addossata ogni responsabilità.

Tutte le parti, usando qualche stratagemma (o la stessa creatività di Marotta), si sono dovute accontentare: l'Inter ha invitato ad Appiano la Pergolettese, gli organizzatori del torneo di Orlando hanno sostituito le due squadre abdicanti con i Pumas e l'Atletico Nacional. Everton e Millonarios rimaste in gioco, e anche all'oscuro di tutto, non si accorgeranno della differenza di caratura. The show must go on, specie quello di Inzaghi e dei nerazzurri che hanno dovuto rinunciare al viaggio oltreoceano. Così alla Pinetina, pur sotto la pioggia torrenziale e dopo l'allenamento interrotto in mattinata per la grandine, protagonisti dello spettacolo sono stati ancora Satriano e Dimarco, l'attaccante con una doppia marcatura e l'esterno con un doppio assist. Doppia prestazione che fa sorridere Inzaghi dopo quella di 9 giorni fa con il Lugano. E c'è già chi, scomodando i grandi nomi che girano intorno all'Inter in chiave mercato, azzarda paragoni con Petagna e Alex Telles.

8 a 0 come da copione rifilato alla formazione che milita in Serie C (doppiette anche per Darmian e Pinamonti, un gol a testa per Gagliardini e Nunziatini), ma al di là del risultato di certo non inaspettato il tecnico e il suo staff hanno iniziato a prendere appunti sui bloc-notes bagnati. Abbiamo visto sprazzi di verticalità e fantasia simil-laziali già con Brozovic, un po' alla Milinkovic-Savic, a servire palloni bassi e scucchiaiati alle punte, mentre Darmian, che ha ricordato gli inserimenti del miglior Lazzari biancoceleste, ha fatto capire di voler insidiare chiunque atterrerà a Milano con l'idea di poter occupare la corsia di destra lasciata scoperta da Hakimi. A proposito, il weekend ha regalato i primi gol all'esordio del marocchino al PSG, di Dalbert con il Cagliari e di Esposito con il Basilea. Chi l'avrebbe detto, così Marotta può utilizzarli come biglietto da visita quando dovrà proporre altri esuberi agli acquirenti.

Fra questi spicca ovviamente Nainggolan, che costringe l'ad a dover sbrogliare la pratica Ninja per il terzo anno consecutivo. Con il belga rispedito a Cagliari può fare il percorso inverso Nandez, mentre rimane incerta la permanenza di Vidal e Sanchez, con re Artù che ieri rientrando a Milano ha usato la parola "casa". Come a dire che lui alla disdetta dell'appartamento non ha ancora minimamente pensato. Il ritorno del (vero) re, che già ieri sera ad Appiano ha riabbracciato i suoi scudieri (o gli altri supereroi), è quello di Lukaku, che naturalmente da Milano non si schioda. Chissà se davvero Inzaghi gli ha promesso la scarpa d'oro come Immobile e chissà se Romelu si accontenterebbe di emulare i gol di Ciro, lui che esattamente un anno fa ne metteva a segno altri 2 a Marassi buttando giù, come lui solo sa fare, la porta del Genoa.

Era la 36esima giornata del campionato di Serie A più anomalo della storia, mentre noi, guardando avanti, avremmo ritenuto più plausibile lo scenario di un'Inter impegnata oggi in Florida con l'Arsenal e i bollettini dei contagi alle spalle. Navigando ancora a vista, non sull'oceano Atlantico ma sui campi allagati di Appiano, i nerazzurri si preparano alla difesa dello scudetto, con gli stadi riaperti anche se a percentuali ridotte. Impossibile fare previsioni sia per la corsa alle quattro competizioni, visto il rinnovamento delle rivali, che per il dibattito sull'occupazione dei seggiolini. La chiave, nel secondo caso, rimangono i vaccini e il green pass, mentre in campo si può pensare all'esempio della Premier League che ha detto di no ai no-vax, inserendo l'obbligo di vaccinazione per tutti i calciatori e gli staff. The show must go on e i principali attori devono assumere la parte di supereroi, non dei villains.
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Lunedì 16 dicembre