Caccia all'erede di Thiagone, cinque i profili. La BundesInter pronta a urlare
E adesso caccia al regista. Manca solo quello che potrebbe essere la ciliegina sulla torta di un mercato d’altri tempi, chirurgico e quasi sontuoso per migliorare la rosa dell’Inter seguendo alla lettera le indicazioni di un vero e proprio manager come Mancini, con tutti gli obiettivi principali portati a casa con dei “pagherò” che per il momento fanno subito fare un bel salto di qualità ai nerazzurri. Ecco quindi i due esterni che tanto mancavano, Podolski e Shaqiri, veloci, eclettici, che sanno come si vince ma che hanno una voglia matta di tornare a farlo da protagonisti, già affamati di Inter e di vittorie, convinti da Robymancio a sbarcare a Milano perché presto il nero e l’azzurro voleranno ancora.
Per tornare alla ciliegina però ora manca quel regista che non si vede a San Siro dai tempi di Thiago Motta, un geometra con i piedi buoni da affiancare in mezzo al campo a quel Guarin che da mediano si è trasformato in un cane affamato e forse ha trovato finalmente la sua posizione in campo. Essendo il classico nostalgico non posso quindi che cominciare da Thiagone, nonostante abbia appena dichiarato di voler restare a Parigi.
THIAGO MOTTA - I punti interrogativi sul Triplettista nerazzurro riguardano le motivazioni e l'età: difficile ripetersi dove in passato si è fatto molto bene, anche se proprio Mancini vuole dimostrare l’esatto contrario. Il 1982 alla voce data di nascita sul suo passaporto italiano gioca nettamente a suo sfavore in un'Inter improntata sul progetto a lungo termine; i suoi piedi, il suo calcio cerebrale e la sua esperienza internazionale, mixati a quella cattiveria agonistica che in mezzo al campo proprio manca, ne potrebbero fare un rinforzo prezioso.
ALLAN - Contro il brasiliano dell'Udinese gioca la discontinuità, non sempre il rendimento è stato lineare, mentre quella nerazzurra sarebbe la prima, grande occasione in un top club. Questo potrebbe essere un punto interrogativo. Al contrario, la freschezza e la carta d'identità del ’91 di Rio de Janeiro sono perfette in un'Inter da progetto futuro, per incastrarlo alla perfezione in mezzo ai Kovacic e agli Shaqiri.
PAULINHO - Ha floppato in Europa, soprattutto al Tottenham che aveva investito ad occhi chiusi su di lui. A livello tattico non è l'identikit ideale per questa Inter, ma in Brasile ha giocato spesso anche da volante. Il suo marchio di fabbrica sono le incursioni e i suoi gol potrebbero far crescere la mediana nerazzurra. Il Tottenham però sembra non sentirci molto alla voce prestiti.
LUCAS LEIVA - Rendimento assicurato, quantità e qualità costanti, tra Seleçao e Liverpool grandissima esperienza internazionale, forse per questo Brendan Rodgers non vorrebbe lasciarlo partire. Le telefonate di Mancini però hanno un qualcosa di magico e potrebbero riuscire in un’altra impresa perché Lucas rappresenta il giocatore esatto che sta cercando, anche se non è un vero e proprio trascinatore.
MARIO SUAREZ - Ha voglia di giocare il mediano dell'Atletico Madrid. Nonostante la maglia da titolare che Simeone gli riserva nel match di Coppa del Re contro il Real, il classe '87 non è una prima scelta, e la panchina comincia ad andargli stretta. Disciplina tattica e spirito di sacrifiio sono dalla sua parte, ma credo siano troppi i 15 milioni di euro richiesti dai Colchoneros per il riscatto obbligatorio. Con la giusta 'moneta' potrebbe rappresentare l'ideale opzione qualora Lucas Leiva rimanesse un Reds.
In attesa della ciliegina sulla torta da piazzare in mezzo al campo adesso non si può più sbagliare. In questo 2015 però non c’è neanche più quella paura che ha contraddistinto l’anno passato. A San Siro si è iniziato a respirare un’aria diversa, fresca e frizzante, è tornato l’entusiasmo con tanta voglia di cantare e di applaudire questa nuova BundesInter, veloce e cattiva, che ha in testa solo e soltanto il terzo posto per urlare al mondo di essere tornata.